Nel parlare di accoglienza di bambini, i concetti di affido e adozione appaiono molto vicini e simili, mentre nella realtà i due termini presentano molteplici e differenti peculiarità.
Si tratta certamente di due percorsi che si somigliano, in quanto entrambi hanno come obiettivo quello di mettere a fuoco i bisogni di cura e di accoglienza di bambini.
Si tratta infatti di bambini le cui famiglie sono in difficoltà nell’accudirli, e sia nel caso dell’adozione che dell’affido, si prevede che degli adulti, anche non appartenenti alla famiglia allargata, possano occuparsi loro.
In realtà le somiglianze si fermano solamente a questo primo grande obiettivo, ovvero quello della cura di bambini e minori in situazioni di difficoltà familiare.
Vi sono infatti profonde differenze che riguardano sia il tempo di accoglienza di questi minori, sia le modalità e le responsabilità che si declinano nell’accoglienza stessa, e vi è infine un diverso obiettivo finale.
Modalità e responsabilità dell’affido
L’obiettivo dell’adozione è quello di garantire stabilmente due genitori ad un bambino che ne sia sprovvisto.
L’adozione, regolamentata dalla legge, consente allo Stato di offrire giuridicamente una nuova famiglia ad un bambino; la nuova famiglia sostituisce quella originaria del minore, che si prenderà cura di lui, ne avrà la responsabilità e si legherà a lui in modo giuridico sine die.
Nell’adozione, il cambio di cognome è un simbolo molto esplicito: il bambino “nasce” giuridicamente in seno alla famiglia, alla pari di un nato biologico. Questo atto segna anche l’interruzione dei rapporti con il suo nucleo familiare originario, con cui il minore non avrà più contatti.
L’istituto giuridico dell’affido, invece, nasce ed è finalizzato all’accudimento temporaneo di un bambino o minore, la cui famiglia si trova in una difficoltà, di norma provvisoria, da cui vorrebbe o dovrebbe riprendersi.
La sostituzione della famiglia d’origine nell’affido è temporanea e parziale: il minore mantiene il proprio cognome e, spesso, anche la residenza anagrafica laddove è collocata la sua famiglia d’origine.
Nell’affido sono garantiti i contatti tra lui e la sua famiglia, in modo compatibile e adeguato alle sue esigenze e alla sua protezione. I genitori originari mantengono una residuale responsabilità genitoriale e sono chiamati, a volte, ad apporre la firma su alcuni documenti, secondo le necessità di vita del figlio (ad es. autorizzazioni per rilascio di documenti di identità e per trattamenti sanitari, per iscrizioni a istituti scolastici).
Gli attori del percorso di affidamento
La squadra che si occupa del progetto di affido è molto più articolata di quella che segue il progetto adottivo.
In tutto il percorso dell’affido infatti vi sono molti attori che entrano in scena: il bambino accolto, la sua famiglia, la famiglia affidataria, il Servizio Sociale o di Tutela Minori, il servizio Affidi, altri professionisti che collaborano al progetto (ad es. l’educatore per gli incontri tra il bambino e la sua famiglia) e il Tribunale che ha disposto l’affidamento.
Nel percorso dell’adozione le coppie disponibili incontrano due professionisti in fase di valutazione (percorso pre – adottivo), e solo successivamente possono incontrare il Giudice del Tribunale Minorenni e un operatore nella fase di abbinamento dell’adozione nazionale.
Allo stesso modo, anche chi si orienta all’adozione internazionale avrà un colloquio in Tribunale con un Giudice Onorario, poi un confronto e uno scambio con i professionisti dell’Ente autorizzato fino all’abbinamento.
Nell’adozione sono presenti due operatori dei servizi per il primo anno di accoglienza del bambino (periodo chiamato di “vigilanza del primo anno di inserimento”), mentre alcuni Enti autorizzati offrono un follow up alle coppie che lo desiderano, per incontri ed eventuali confronti anche con altre famiglie adottive.
Valeria Auteri
Assistente sociale
Consorzio servizi sociali olgiatese
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