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19 Giugno, 2021

Adozione e mediazione interculturale a scuola: un’esperienza possibile

La figura del mediatore interculturale a scuola, una piccola guida per genitori che desiderano trovare un sostegno in più per i propri figli che provengono da altri Paesi.
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Il valore delle proprie origini

La scuola di oggi, come il resto della società italiana ed europea, sta attraversando un  profondo cambiamento; viviamo all’interno di uno spazio multiculturale, ospitando negli ultimi anni un numero sempre maggiore di alunni stranieri e alunni adottati, in piena età scolare. Il bambino adottato, oltre al proprio vissuto talvolta legato alla sofferenza, alla solitudine e al trauma dell’abbandono, conserva all’interno del proprio “zainetto” personale, anche la propria cultura; quegli usi e quei costumi che scorrono nelle vene e che danno un senso di appartenenza indelebile. Tra le tante strategie, che si possono utilizzare a scuola, per fare un buon lavoro di accoglienza, vi è la mediazione interculturale.

Cos’è la comunicazione interculturale?

La mediazione è un processo comunicativo che viene agevolato da soggetti terzi, ovvero i mediatori, ed è utile per favorire l’incontro di due mondi diversi. Attraverso la mediazione si vuole superare ogni genere di ostilità auspicando l’uguaglianza, la coesione sociale, rimanendo sempre nel rispetto della cultura di provenienza. L’apertura verso l’altro permette un sano confronto; oggi è importante puntare sul fatto che le differenze rappresentano il futuro e la crescita della nostra società.

Chi è il mediatore?

E’ una figura che possiede una laurea, può avere un passato di immigrazione nel nostro Paese e possiede una conoscenza profonda della sua cultura di origine e della lingua madre, ma allo stesso tempo, conosce anche le peculiarità del Paese di accoglienza. In questo modo si crea un ponte tra passato e presente. L’aiuto fornito dalla mediazione può andare a smantellare quelle iniziali barriere dovute a difficoltà nella comprensione della lingua e delle regole, curando gli aspetti psicologici nell’inserimento in classe.

Come si può avere l’affiancamento del mediatore a scuola?

Le famiglie devono essere a conoscenza del fatto che esista questo servizio. Solitamente è la scuola stessa a fare richiesta al proprio distretto. Ogni scuola possiede un distretto a cui rivolgersi e quest’ultimo gira la domanda alla cooperativa del mediatore; all’interno della cooperativa esiste un responsabile che fa richiesta al mediatore in questione. Il mediatore successivamente prende contatti con la scuola, la famiglia, i genitori e il bambino. Le ore messe a disposizione variano da scuola a scuola; solitamente si parte da un minimo di 10 a un massimo di 25. La famiglia può sollecitare questo processo, seguendo l’iter burocratico da svolgere. E’ possibile fare richiesta del mediatore anche negli anni successivi, per continuare ad aiutare il bambino a consolidare i successi nel tempo.

Come procedere per avviare un buon inserimento

Le mosse iniziali per un buon inserimento dovrebbero essere:

  • Un colloquio tra mediatore, famiglia ed insegnanti per pianificare assieme il lavoro futuro;
  • Un incontro individuale con il bambino per fare conoscenza, spiegando il ruolo che questa figura di affiancamento avrà per lui;
  • Un lavoro di presentazione alla classe, sulla cultura del minore in questione.

L’esperienza di Katmir e Kyusha.

Katmir conosce molto bene l’adozione, poiché l’ha vissuta sulla propria pelle. Il racconto della sua esperienza è limpido e si riflette nei suoi occhi, che hanno la luce di una ragazza che ce l’ha fatta. Lei oltre ad essere ormai una donna, è anche una mediatrice interculturale a scuola, e nell’ultimo anno scolastico ha seguito e accompagnato Kyusha nella sua crescita. Katmir è stata per il bambino un punto di riferimento  per il suo benessere emotivo, nella resilienza e nell’apprendimento. In questo modo è stato possibile collegare il passato al presente con la consapevolezza del diritto per il bambino di coltivare la propria storia e la fatica quotidiana di confrontarsi e “curare” la ferita dell’abbandono. La mediatrice ha creato in classe un “effetto alone”, sottolineando quanto Kyusha fosse bravo e attento. In questo modo è stato possibile abbassare il livello d’ansia favorendo la creazione di aspettative ragionevoli.

Inoltre ha consentito al bambino di utilizzare le abilità sociali che possiede, l’autonomia e la capacità di risolvere problemi, lavorando molto sulla relazione. Questa attività di mediazione  è stata importante anche per i genitori stessi, per comprendere come stesse crescendo nel tempo la famiglia, attraverso i racconti che il bambino riportava, di come si percepiva, quali erano i suoi dubbi e le sue paure in modo da lavorarci assieme in un lavoro di rete. Il team docenti si è  mostrato molto disponibile ad accogliere Katmir come parte del gruppo educante, coinvolgendola nella programmazione di attività per l’intera classe. In questa esperienza è stato possibile valorizzare il bambino e la sua cultura, affascinando il resto dei compagni con le tradizioni nordiche.

Katmir si è resa pertanto partecipe di questo delicato compito ed è diventato un valore aggiunto nella crescita emotiva e scolastica di Kyusha. “Kat mi è stata utile perchè mi è piaciuto che lei facesse tutto con me e mi piace. E’ meraviglioso, bello che lei ha fatto tutto per me, MI ha aiutato a fare delle cose stupende. E’ stato bellissimo per me quando Kat ha spiegato ded moroz e sniguracka perchè tutti a scuola l’hanno saputa e io la sapevo già. Per es. Matematica non capivo le parole, Kat me le spiegava e io poi le sapevo fare. Io la voglio tantissimo bene”.
Kyusha 

Questa esperienza dimostra come la diversità sia un’opportunità per osservare, crescere e riflettere insieme, partendo da un altro punto di vista.

Greta Bellando
Pedagogista

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