
Come si costruisce l’identità di un adulto adottivo
La costruzione dell’identità è un percorso complesso in cui si sperimenta un continuo gioco di vicinanza e lontananza tra il “là” e il “qua”, tra “chi ero”, “chi sono” e “chi desidero diventare”, come in un continuo gioco di specchi tra le luci e le ombre del passato e del presente progettando il futuro.
Nell’adozione l’aspetto identitario viene spesso connesso al processo talvolta fisico, oppure mentale di “ritorno alle origini”. Quando chiede di conoscere le proprie origini, l’adottato si trova di fronte ad un conflitto: da una parte vuole sapere, conoscere se stesso ma dall’altra parte conoscere potrebbe portare a sapere alcune cose che in realtà si vorrebbero negare.
Nell’adozione spesso si presenta l’immagine del doppio: vi sono due tempi (prima dell’adozione e dopo l’adozione), due luoghi (il luogo delle origini e quello dell’accoglienza), due famiglie (quella di origine e quella che accoglie) e spesso due bambini contrapposti, quello di “prima” e quello del “dopo”. La ricerca delle origini è il tentativo di unificazione e di sintesi di questa duplicità.
Il web: un luogo dove cercare risposte sulla storia di adozione
Per cercare di dare un senso alle proprie domande e alla necessità di sapere è bene essere guidati tra i tempi dell’esistenza che talvolta appaiono confusi e privi di senso.
Nello scenario odierno, il mutamento della nostra società e la stessa velocità con cui si comunica, portano inevitabilmente a domandarci: “Quanto il web può influenzare la ricerca di sé?” “Quanta importanza attribuiamo alla funzione dei Social network?”, “Quanto abbiamo bisogno del virtuale per dare forma al reale?”.
Oggi più che mai siamo di fronte ad un processo in rapida esecuzione dove tutto diventa più accessibile, ma è opportuno porre attenzione alla qualità delle informazioni che si possono raggiungere.
Nel corso del periodo adolescenziale riemergono i vissuti, le domande, i famigerati “Perché?” ed in questo scenario di mutamento spesso i giovani ricorrono al Web per sanare il loro bisogno di sapere.
Rintracciare ed essere rintracciati sul web
Siamo passati attraverso vari mutamenti, dapprima scardinando il tabù del “non detto” giungendo così al diritto e dovere della narrazione, che oggi si plasma all’interno di un nuovo scenario in cui è bene tenere presente il ruolo dei Social Network, i quali rappresentano una nuova “transizione concettuale”.
Per un ragazzo adottato che oggi fa parte, come i suoi coetanei non adottati, della generazione dei cosiddetti “nativi digitali” internet e i suoi meandri tra blog e chat possono essere uno strumento che gli permette di essere “letto e rintracciato” dai suoi parenti diretti/indiretti; oppure si possono cercare notizie in merito ai familiari di origine acquisendo sempre più conoscenze.
I ragazzi adottati nativi digitali si confrontano con nuove modalità di relazione, anche affettive, e attraverso l’utilizzo dei Social network hanno la possibilità di potenziare la loro identità sociale. Nella fusione tra il mondo reale e quello virtuale bisogna essere coscienti della possibilità di una “identità fluida”, mutevole e talvolta incerta che può generare un problema per un adolescente che sta cercando di costruire la propria identità, sostituendo la stabilità e il futuro con un eterno presente privo di certezze e di legami.
Internet è “il non luogo” o meglio la sua virtualità consente di giocare con il proprio sé, con la propria immagine manipolandola a piacimento, oppure costruendo perfino identità varie.
Il tema della rete web è sempre più presente nelle nostre case e anche all’interno di quelle delle famiglie adottive perché rappresenta una risorsa per scambiare esperienze, confrontarsi con altre famiglie adottive, ma sono sempre più attuali anche i rischi che la navigazione nell’etere porta con sé, soprattutto se avviene in modo autonomo senza alcun tipo di accompagnamento.
La ricerca delle origini e la sfida per i genitori sul web
I genitori sono chiamati d’ora in poi ad essere pronti all’incontro con internet, predisposti e guidati attraverso “un’educazione digitale” che comporta una presa di coscienza dello strumento, preparando il giovane a farne un buon utilizzo, ridimensionando il “falso mito” della verità di cui il web è investito dall’adottato, qualora si decida di procedere alla ricerca, per non viverla come se portasse direttamente alla propria Essenza. Infine è bene collaborare con operatori che possono fungere da “mediatori” o meglio ancora da “tutori di resilienza” sia per i figli, sia per i genitori, accompagnandoli e affiancandoli nella navigazione in rete, orientandone così la rotta, intercettando per tempo eventuali pericoli.
Affinché si crei un lavoro condiviso e soprattutto efficace nel tempo sarebbe bene costruire, oltre che nelle famiglie, anche nelle stesse scuole dei progetti di sensibilizzazione attraverso delle campagne educative.
Nuove tecnologie e rischi
Ai ragazzi e alle ragazze di oggi va spiegato che seppur le tecnologie siano il futuro, è bene saperle utilizzare “con cura”, facendoli riflettere sull’ uso improprio di uno strumento così potente, se non utilizzato in maniera consapevole.
Internet oggi ha consentito di accorciare le distanze, colmando anche il continuo “bisogno di sapere” di cui l’essere umano ha sete; oggi quando osserviamo ciò che ci circonda vediamo come gli stessi mezzi che ci consentono di comunicare sino all’ altra parte del mondo, allo stesso tempo ci dividano nelle relazioni a pochi metri di distanza. Oggi sempre più spesso, in luoghi pubblici, assistiamo a realtà dove grandi e piccini sono incollati ad uno schermo, alienati da una realtà che ci sta allontanando dall’autenticità di una parola vis à vis.
Greta Bellando
Pedagogista
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