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23 Luglio, 2023

Adozione, famiglia, società: tutelare gli adulti di domani

Dalle adozioni degli anni ’80 ad oggi: un invito alla riflessione. Tutelare un bambino oggi è tutelare l’adulto di domani.
Silvia Svanera
bambina pensierosa

Leggere quello che è successo recentemente nel veronese (ndr minore adottabile da altra coppia e non da quella affidataria), a Padova (ndr alle famiglie omogenitoriali) e altri casi simili innesca inevitabilmente un sentimento di turbamento. 

Al di là dei casi specifici, quando le decisioni delle autorità pubbliche incidono così tanto sul futuro di un bambino, la domanda che mi pongo come persona adottata adulta è sempre la stessa: qualcuno si domanda che effetto avranno certe decisioni sugli adulti di domani? 

E quando i media si buttano a capofitto su certi casi, sanno che un domani i bambini di oggi, troveranno e leggeranno tutto? 

Tutelare i bambini: cos’è davvero meglio per loro? 

È difficile rimanere obiettivi,quando determinati argomenti sono così vicini alla tua storia di vita, difficile non identificarsi, non pensare all’ipotetico “e se fosse successo a me?”. 

È così che inizi a pensare di essere al posto di quei bambini, di quei genitori. Nascere come famiglia, nel calore e nell’unione di ogni giorno, tra alti e bassi. E poi all’improvviso arriva una sentenza, un provvedimento che sconvolge la vita familiare. 

Come si può reggere emotivamente, come genitori e come bambini, a una situazione simile, anche se dal punto di vista formale è tutto corretto?

Come genitore puoi sopportare, ma come bambino? I bambini devono essere tutelati, non dovrebbero sapere nulla, dovrebbero essere protetti da notizie e situazioni più grandi di loro. Come genitore puoi fingere che sia tutto a posto, ma è davvero possibile proteggere i figli da tutto il mondo? 

Quando sei bambino e vedi che all’improvviso le cose cambiano senza che nessuno ti abbia detto nulla di preciso, come puoi rimanere sereno? Il non sapere, il non capire può logorarti, anche quando sei piccolo. È davvero possibile tenere fuori i bambini da tutto questo? Chi dovrebbe tutelarli e come dovrebbe farlo esattamente? Da cosa dovrebbero essere tutelati questi bambini? E cos’è meglio per un bambino, l’affetto e l’amore di una famiglia che lo ha voluto intensamente o ciò che è giusto per legge? 

Queste sono domande provocatorie per un invito a una riflessione profonda, perché l’adozione e l’essere famiglia sono questioni complesse che non possono essere ridotte a pochi slogan, spesso sdoganati da politici e sciacalli mediatici. 

Inoltre la tutela di un bambino non si limita a una sentenza, ma coinvolge tutto il sistema in cui vive il bambino.

Tutelare i bambini come società: basterebbe poco 

Quando sei bambino, ragazzo, tante cose non riesci a comprenderle del tutto. Sono gli anni, le esperienze, il confronto con gli altri, che ad un certo punto ti portano a riscoprire la tua storia e fare i conti con la tua identità. 

Non tutti scelgono di fare questo percorso, chi lo fa però spesso ripensa al sé bambino, a com’è stato difficile crescere a volte. 

Nelle parole di chi sceglie di raccontarsi ci si domanda se qualcosa poteva andare diversamente, con una società più aperta, più inclusiva verso le storie di tutti. Non si chiedono trattamenti speciali, ma più gentilezza, più consapevolezza sulle infinite sfumature del mondo: dal semplice colore della pelle alle abitudini alimentari, dalle famiglie monogenitoriali alle famiglie allargate. 

Come adulto consapevole ti domandi se qualcuno al di fuori della tua comfort zone poteva fare qualcosa in più, per rendere più accogliente il mondo per un bambino, che portava già sulle spalle una storia più grande di lui. Vale per le persone “comuni”, ma soprattutto per chi gioca ruoli spesso decisivi nel percorso di crescita: un’assistente sociale, un mediatore, un giudice. Un educatore, un insegnante, un dottore. Un politico. 

La società può fare molto per tutelare gli adulti di domani. Perché quando vivi una situazione particolare in famiglia, un atto di attenzione, di gentilezza può fare la differenza. 

Diventare adulti e riscoprire le parole: “illegittimo”, “provetta”, utero in affitto”, “sanatoria” 

Su questo argomento seguirà un approfondimento, ma è importante sottolineare il peso che hanno le parole quando si parla di tutelare i bambini. 

Politici, giornalisti, opinionisti, influencer sono consapevoli della potenza dei media? Sembra banale doverlo ricordare, ma le parole viaggiano veloci, penetrano la società e arrivano anche ai bambini. 

E se non comprendono adesso il significato, lo comprenderanno quando saranno adulti. 

È chiedere troppo usare con cautela le parole quando si parla di bambini e famiglie, di vite in costruzione? 

È chiedere troppo informarsi accuratamente prima di sposare cause creando schieramenti che non aiutano il bambino di oggi né l’adulto di domani? 

Diventare adulti, vissuti diversi. L’importanza di tutelare chi è fragile 

Quando si parla di tutela dei minori bisogna sempre ricordare che domani saranno adulti. Cercheranno risposte, faranno domande, si interrogheranno su quello che è stata la loro origine, la loro storia, la narrazione che ne è stata fatta, le scelte che qualcuno ha preso al posto loro. 

Chi risponderà? 

Come genitori, come professionisti, come società occorre fermarsi a riflettere. Perché non tutti i bambini riescono a diventare adulti sereni. 

L’abbandono, le ferite, la famiglia, gli occhi e le parole degli altri, la ricerca delle origini biologiche: di quanto peso emotivo deve farsi carico l’adulto di domani? 

Quando parliamo di tutelare un bambino non dobbiamo pensare solo al nostro punto di vista che spesso è “di parte”, ma dobbiamo pensare a lui domani, ascoltando le esperienze di chi è già passato in situazioni simili: tutte le esperienze, non solo quelle che possono piacere di più, perché vicine al proprio punto di vista. 

Ci sono bambini che nonostante tutto riescono a diventare adulti sicuri di sé, ma c’è anche chi invece si scopre fragile. Ed è questa persona che bisogna tutelare. 

Perché se c’è chi è sempre stato fortunato in diversi aspetti della vita, c’è chi invece ha incontrato più ostacoli, come le aspettative soffocanti dei genitori, gli atteggiamenti dei docenti a scuola, le parole degli altri genitori nelle bocche dei bambini, i pregiudizi degli altri, etc.

Che adulti saranno questi bambini? Riusciranno a lasciarsi tutto alle spalle o avranno ferite difficili da sanare? 

Quando parliamo di bambini in situazioni particolari ricordiamoci che domani quei bambini saranno adulti, passando attraverso l’adolescenza, in un mondo che oggi è certamente più complesso rispetto a 50 anni fa.

Silvia Svanera

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