
In questo articolo viene raccontata l’esperienza di un’educatrice che lavora con le donne in difficoltà. Una di queste, incinta, ha deciso di dare il proprio figlio in adozione nazionale ed in seguito, accompagnata dall’operatrice, ha messo per iscritto il suo vissuto e le sue emozioni, che condividiamo con voi. Un abbraccio ad ogni mamma di pancia e di cuore.
“Sa che giorno è oggi?” mi chiese l’infermiera. “È il primo giorno di primavera”, risposi io.
In quel momento pensavo di chiamarti Rebecca. Ero sdraiata sul lettino. Ero sola, ma con tanta gente intorno.
Ero pronta a farti nascere. Qualsiasi movimento mi provocava una contrazione. Stavo soffrendo tanto. Ad un tratto più nulla. Non si sentiva più il tuo battito. Ho pensato ti fossi addormentata. Ricordo che la dottoressa ha spinto e anch’io ho spinto con lei. Sei uscita dalla mia pancia e ti hanno appoggiata sul mio petto. Ho pianto. Ho pianto tanto. Ti tenevo stretta a me e piangevo.
“Signora come ha deciso di chiamare sua figlia?”. “Aspettate ho cambiato idea!”. Ho deciso di chiamarti Gaia, la più piccola di tutti i bambini. Eri piccola, sei nata di sette mesi e ti hanno subito portata in incubatrice.
Ricordo che quando mi sono svegliata e sono riuscita ad alzarmi dal letto, il mio primo pensiero è stato per te. Ogni passo che facevo per avvicinarmi all’incubatrice pensavo alla parte di me che mi mancava. Ti guardavo, non potevo toccarti. Avevi bisogno di calore, ma non il mio. Ti sono stata accanto tutta la mattina.
Ti ho portata dentro di me per sette lunghi mesi. Ricordo che mettevo le mani sulla pancia, ti accarezzavo e tu ti agitavi. Quando sei arrivata io ti ho voluta. Quando sei arrivata io ti ho tenuta dentro di me. Io ti ho fatta nascere. Non è stato facile. Per me diventare mamma è stato un cambiamento radicale.
Ti guardavo dentro all’incubatrice e avevo paura, paura di perderti, paura di non vederti più. Sognavo di portarti in un parco giochi pieno di bimbi e con le altalene, in un giorno di primavera come questo. Fuori c’è il sole. Dentro di me piove.
Oggi compi 8 mesi e non sei qui con me. Io ti non vedrò mai più.
Questa è la storia di una mamma che ha messo al mondo sua figlia e ha deciso che il suo compito di mamma sarebbe terminato in quel momento. Un’altra mamma insieme ad un papà, si sarebbero occupati di proteggerla, di farla crescere e di amarla per il resto della sua vita.
Io ti ho conosciuta e so che hai tenuto duro fino a che hai potuto. Hai deciso di aprire le braccia e lasciarla andare. Arriverà una mamma che l’accoglierà dentro di sé. Entrambe sarete per sempre le sue mamme.
Un abbraccio cara mamma, ovunque tu sia.
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