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10 Gennaio, 2021

Affido preadottivo: “Le tre mamme di Ester”

L'affido preadottivo come tappa di una storia nuova
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bambina con macchina fotografica

Verifica dell’affido preadottivo

Un’audizione al Tribunale dei Minori. Una mattina di vari anni fa, due giovani genitori, Pietro e Anna, erano stati convocati per un colloquio importante presso il T.M di Milano. Erano arrivati con largo anticipo da un paese della provincia di Como, ai confini con la Svizzera. Seduti nella sala d’attesa si tenevano per mano emozionati. Erano stati chiamati per riferire al giudice delegato come si fosse svolta la loro vita insieme alla bimba che il T.M. aveva loro affidato, un anno prima, in affido preadottivo.

La bimba si chiamava Ester e allora aveva quattro anni. Non sapevano da dove cominciare, tanto quel tempo era stato denso di eventi, di sentimenti, di trepidazioni e timori, ma anche di allegria, giochi, sogni, speranze. Non erano mancati i pianti, alcune rabbie e capricci, qualche bisticcio con la pace ritrovata prima di sera. E anche notti insonni per degli incubi che avevano spaventato Ester.

Gli aspiranti genitori adottivi mostrarono una serie di foto che ritraevano la bambina, in situazioni e luoghi diversi, con mamma e papà, con i nonni, con altri bimbi, al mare, allo zoo. Era una brunetta dagli occhi vivi e intelligenti, con un sorriso dolce e un po’ velato.

Nel corso dell’anno precedente, i genitori erano stati seguiti e ascoltati dallo psicologo e dall’assistente sociale del consultorio del loro territorio. Negli appunti sintetici del giudice si legge: “Ester è una bambina serena, sta bene. E’ come se avesse costruito un legame giusto e avesse trovato il terreno più adatto a lei per affondarvi le sue radici. E’ consapevole delle cose che le sono capitate nella sua piccola vita. I genitori raccontano che dice così: “Io ho avuto tre mamme: Sara che mi ha fatto nascere, Giulia che mi ha curato quand’ero piccola e poi mamma Anna che è la mamma che deve esserci sempre e per sempre”.

La vita di Ester nella nuova famiglia

Continuano i genitori: “Sono passati pochi giorni dal suo arrivo a casa che, una sera, Ester comincia a fare il gioco di ficcarsi sotto le coperte con noi nel lettone e di sgusciare con la testa fuori fra le gambe della mamma. Lo ha ripetuto varie volte nel corso dei primi mesi. Poi ha smesso. E’ una bambina che vuole tenere insieme e non perdere alcun “pezzo” della sua vita anche se breve , ma già grave di avvenimenti importanti. Sa che possono capitare cose difficili – osservano – ma è anche piena di fiducia e di speranza. E’ spontanea e schietta. Le piace tanto giocare con i cuginetti e con i suoi amici della scuola materna che frequenta volentieri. Sa farsi degli amichetti. Ha un legame forte con i nonni – continuano -, specie col nonno che la porta nell’orto a giocare curando le verdure e cogliendo la frutta matura, ma anche con la nonna, con la quale vuole fare i mestieri di casa.

Ci siamo divertiti molto accompagnandola a scoprire la bellezza e la grandiosità delle montagne e del mare, la varietà degli animali allo zoo e all’acquario di Genova. Quando è molto contenta spalanca le braccia ed esclama: “Questa sì che è vita”. Ci fa ridere. A volte si impunta e ci vogliono una grande pazienza e un atteggiamento fermo, ma gentile perché diventi disponibile a fare le cose che le sono necessarie: andare a letto presto la sera o accettare la visita dal pediatra. “Da grande voglio fare l’esploratrice che salva gli animali”, dice. In questo tempo, salvo una tonsillite d’inverno, ha goduto di una buona salute.

L’affido pre adottivo, anticamera per diventare una famiglia

Anche in questo tempo di affido preadottivo, ormai ci sentiamo una famiglia. Non riusciamo a immaginarci se non così, con Ester. Anche le sue vicende del passato è come se ci appartenessero, perché ce ne parla con fiducia, quando le tornano in mente e non sa spiegarsi i perché di tanti cambiamenti che ha dovuto subire. Lei stessa poi prende gli album della nostra vita personale e di coppia e ci chiede di raccontarle di noi. Come se sentisse il desiderio e il bisogno di appartenere alla nostra vita e alla nostra storia di prima”.

Pietro e Anna, da alcuni mesi, seguono con assiduità gli incontri di genitori adottivi o di coppie adottive in attesa di adozione che si svolgono presso il consultorio di zona e sono condotti da uno psicologo che ha una lunga esperienza di adozioni nazionali e internazionali. Li trovano molto utili, anche per non essere sprovvisti di pensieri e di capacità di comprendere e per essere in grado di dare significati pertinenti ai probabili comportamenti difficili della figlia.

Ora Ester parla di “tre mamme” come se fosse una gloria e un privilegio che la fanno più ricca e più importante degli altri bambini, negando a se stessa il dolore e la paura di perdere tutto e di perdersi che ha sperimentato, e le rabbie che hanno costituito la sostanza dei suoi incubi notturni.

Il giudice che l’aveva incontrata quand’era ancora in una piccola comunità di tipo famigliare ricorda i fogli scarabocchiati solo con un pennarello nero che Ester gli aveva mostrato. Forse voleva dirgli: “Io sono un po’ così”. Interrogati dal giudice delegato a raccogliere la loro decisione in merito al futuro di Ester, Pietro e Anna dicono :”Chiediamo con sincera convinzione che Ester sia nostra figlia per sempre anche dal punto di vista legale”. E sottoscrivono insieme al giudice la dichiarazione in calce al verbale dell’audizione. Qualche giorno dopo, in camera di consiglio, il collegio dei giudici emette la sentenza di adozione di Ester da parte loro. E la storia riprende dopo una tappa decisiva.

Augusto Bonato

psicologo, psicoterapeuta, già giudice onorario al Tribunale dei Minori di Milano

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