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19 Giugno, 2021

Come chiamare la mamma di nascita: mamma o signora?

Nell’adozione, prima o poi, figli e genitori devono fare i conti con la narrazione delle origini. Da dove vengo? Chi mi ha messo al mondo? Perché l’ha fatto? Ma tu c’eri?
ItaliaAdozioni
insieme a favore di una migliore cultura dell'Adozione e dell'Affido

Un nuovo quesito per il Dottor Bonato che riguarda il delicato tema della mamma di nascita. Se avete domande per il Dottor Bonato scrivete a redazione@italiaadozioni.it

Egregio Dottor Bonato,

i nostri due figli sono arrivati molto piccoli (18 mesi il primo, 11 la seconda), quindi senza alcun chiaro ricordo del loro primo periodo di vita. Nel groviglio emotivo che accompagna le domande fondamentali sulle loro origini, abbiamo deciso di consegnare a loro nomi e riferimenti univoci: c’è la “signora” che ti ha amato, partorito, affidato; c’è la “mamma” che ti ha amato, accolto, accudito, la mamma che è e sarà al tuo fianco. Due persone che, in maniera differente, hanno costruito insieme una catena di cura e amore; due persone diverse da nominare in maniera diversa.

Crediamo che, nel nostro caso, nominare e distinguere la realtà del passato e del presente possa aiutare a disegnare i contorni di un’identità in perenne costruzione.

La maggior parte della letteratura parla di “mamma del cuore” e “mamma della pancia” , noi abbiamo scelto di discostarci da questa visione.

Lei che ne pensa? Grazie.

Lorenzo

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Gentile Lorenzo,

l’uomo è una creatura che pone e si pone domande. In tante forme, senza fine. E le risposte che riceve e che si dà, oggi lo convincono, domani possono ripresentarsi alla sua coscienza esigendo un approfondimento. Le risposte non sono mai definitive, sono sempre insature e, spesso, non sono condivise dagli altri.

Mamma biologica, le domande dei bambini

I suoi bambini, ancora piccoli, pongono domande a lei e alla mamma. Desiderano sapere e capire cose importanti per loro. Non solo i suoi, perchè sono adottati, anche i figli biologici interrogano: “Dov’ero io prima che … “.

L ‘uomo è “intelligente”, vuol “leggere dentro” le cose, ne cerca la natura, il senso e il nome.

Lei e sua moglie vi ponete ora una domanda non nuova. In passato ve l’eravate posta e vi eravate dati una risposta che vi sembrava buona, la più utile e ragionevole fra varie altre. Forse oggi non vi convince più come allora? Non lo so. Altri hanno fatto scelte diverse.

Nessun gesto, nessuno sguardo, nessuna parola è “neutra”. Specie quelle che toccano l’anima, le emozioni, la sostanza della vita.

La mamma che dà la vita e la mamma che cresce 

Se dentro di voi la donna che ha concepito e partorito i vostri figli non è sentita come una “rivale” o una “minaccia” da tenere alla larga, allora chiamatela semplicemente “mamma”. Si chiama così da noi la donna che ha generato un bambino. Non vi toglierà nulla e proverete gratitudine.

Di “mamme” non ce n’è una sola nella vita: c’è la “mamma di prima”, la “mamma della Corea”, “mamma Binta o Leticia”, la “mamma di quando ero piccolo-piccolo”. I bambini non si sentiranno confusi se gli adulti non lo sono. Sono convinto che loro sanno già tutto, non di una conoscenza speculativo-razionale, ma di una conoscenza intima sensoriale emotiva corporea. Lo “strappo” dalla madre che li ha generati lo hanno “vissuto”, analogamente a quello del parto!

Da quello che scrivete, non sapete se quella mamma li abbia desiderati. Speriamo di sì. Non sapete se li abbia abbandonati e perchè. Sappiamo di certo che non li ha potuti curare e crescere come loro avrebbero avuto bisogno e diritto, però li ha custoditi, cresciuti dentro di sè fino a quando sono diventati competenti a nascere e pronti per essere partoriti.

Voi sapete quanto li avete desiderati, cercati, attesi fra speranze e ansie. Finalmente vivono con voi e voi ne siete contenti, e sapete quanto grande sia il bene che nutrite per loro. Sono la vostra fatica e la vostra gioia e, anche, la vostra preoccupazione costante. Gibran, a proposito dell’ amore, dice in una sua lirica: “Poi che, l’ amore che vi incorona, così vi crocefigge, e come vi matura, così vi poterà”.

Se i bambini vi “sentono” intimamente, serenamente come loro genitori insostituibili, vuol dire che voi li avete fatti “sentire’ e li sentite vostri figli veri, anche quando potranno mettervi alla prova. La vita non è fatta a pezzi fra loro non integrabili, è fatta di tempi e di fasi, di separazioni e di ricongiungimenti, di lacerazioni intime e di consolazioni, di attese e di compimenti.

Cordialmente

Augusto Bonato

Psicologo-psicoterapeuta, già giudice onorario al Tribunale per i Minorenni di Milano.

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