
I rituali sono fondamentali per gestire i cambiamenti e i momenti importanti nella vita di ognuno; così è anche nel raccontare l’adozione.
“Potrà sembrarti rituale, però a me dà serenità” canta Arisa con voce fresca e cristallina. Ma oltre ad essere il verso di una bella canzone, questa frase ci offre l’occasione di parlare dei rituali, delle loro funzioni e soprattutto dell’importanza che hanno nell’adozione.
A cosa servono i rituali
I rituali infatti sono presenti in ogni società, da quelle tribali e primitive a quelle contemporanee. Gli antropologi ci insegnano che ogni famiglia e ogni cultura, costantemente, crea, attua, modifica e preserva una varietà di rituali con funzioni diverse. Sono azioni simboliche e ripetitive che servono per:
– dare significato ad aventi celebrativi (le feste di compleanno,…),
– segnare momenti di transizione (il matrimonio, la consegna del diploma,…),
– sostenere l’appartenenza (modo di salutarsi, utilizzo di divise, inni,…),
– definire o ridefinire un’identità (battesimo,…),
– fare i conti con la perdita e il lutto (funerali, commemorazioni,…).
Gli psicologi ci aiutano a capire come i rituali ci sostengano in momenti difficili e ci permettano di esprimere o contenere le emozioni forti. David Brodzinsky, uno dei maggiori esperti di adozione al mondo, sostiene che i rituali siano dei mezzi potentissimi per connettere il passato al presente e il presente al futuro e invita le famiglie adottive a farne uso per sostenere i propri figli nella rielaborazione dei traumi e nella costruzione della propria identità. La difficoltà però è data dal fatto che i rituali presenti nella nostra società, in molti casi, non sono adatti alle famiglie adottive.
E ci sono ancora pochi rituali nell’adozione.
Come festeggiare il compleanno quando il figlio è adottato
Le prime feste di compleanno sono state una tragedia! Raphael era ingestibile. Si arrabbiava e trattava male gli amici. Una volta ha rovesciato la torta sul tappeto e poi l’ha schiacciata con i piedi! Gli altri bambini si spaventavano…
Quando ha compiuto nove anni non abbiamo organizzato nessuna festa, ma siamo andati a cena in un ristorante africano, solo io, mia moglie e lui. Durante la cena, spontaneamente, ci ha raccontato che il giorno del suo compleanno lui sente di voler pensare alla sua mamma africana ed è sempre triste. (…) Adesso ogni 3 di marzo ceniamo in un ristorante africano, parliamo dell’Africa e della sua storia. Invece nel giorno del suo arrivo in Italia, facciamo una bella festa con gli amici con tanto di torta e candeline!
Michele
Le famiglie adottive hanno una storia speciale. Si formano in modo diverso dalle altre. Hanno bisogno di rituali pensati per affrontare le difficoltà quotidiane o i grandi problemi dell’adozione.
Come gestire dolore e la rabbia?
Abbiamo inventato un rito per spegnere la rabbia quando diventa troppa. Filippo fa fatica a leggere e spesso mentre fa i compiti si arrabbia molto e diventa aggressivo con me. Allora io vado a prendere un giornale e insieme strappiamo le pagine, una per una, le accartocciamo con forza e poi le lanciamo dentro una grossa scatola. Andiamo avanti così finché la rabbia non si sfoga. Poi mettiamo il coperchio alla scatola e riprendiamo a fare i compiti più tranquilli. Di solito funziona.
Poi, quando la scatola è troppo piena di rabbia la bruciamo tutta nel camino. E’ un gesto simbolico, ma lo aiuta a capire che le emozioni si possono gestire.
Stefania
Come celebrare il compleanno, il primo incontro, l’adozione?
Siamo una famiglia molto festaiola! Dopo l’adozione abbiamo iniziato a festeggiare il compleanno di nostro figlio, il giorno del nostro primo incontro, il giorno del ritorno in Italia e anche la festa nazionale del suo Paese. Ogni festa ha un suo rito. Per il compleanno facciamo la torta con le candeline e invitiamo i suoi compagni. Per il nostro incontro, usciamo a cena noi tre da soli. Il giorno dell’arrivo in Italia lo festeggiamo con tutti i familiari e riguardiamo le foto del nostro viaggio. Lui si emoziona sempre…
Per la festa peruviana cuciniamo piatti peruviani e invitiamo un’altra famiglia che ha adottato due bambini in Perù. In pratica facciamo sempre festa!
Emilio
Come parlare della storia passata?
Ogni sera, quando la metto a letto, mi chiede: “mi racconti la mia storia?”. E vuole sapere tutto: la nascita… i primi mesi in famiglia… l’abbandono… quando hanno cercato in tutto il mondo una famiglia per lei… e quando poi siamo arrivati noi. Si commuove sempre quando le parlo della paura che deve aver provato quando si è ritrovata da sola nella confusione di un mercato… ma guai se salto quel pezzo! Lo vuole assolutamente sentire. Non posso sorvolare.
Ma il momento che le piace di più è quando le racconto dell’arrivo in aeroporto! La vedo che freme dal piacere di sentire nominare tutti quanti, uno per uno!, quelli che sono venuti ad accoglierla. E se dimentico qualcuno, lei mi corregge!
E’ diventato ormai il nostro rituale serale! Solo così si addormenta tranquilla.
Valentina
Come costruire giorno per giorno un legame e un’appartenenza?
Da quando Luca ha scoperto che i bambini crescono nelle pance delle mamme, vuole fare tutte le mattine lo stesso gioco. Viene nel lettone, si infila sotto la mia camicia da notte e fa finta di essere nella mia pancia. Io fantastico ad alta voce sul nome che darò al mio bambino, su come sarà, su quante cose faremo insieme. Nel frattempo, mentre lo accarezzo, immagino a come sarebbe stato bello sentirlo crescere dentro di me… E giorno dopo giorno, lo sento sempre più mio.
Angela
Come integrare il passato, le origini e il Paese di nascita con la storia e la vita presente?
Quando vivevo in India, ogni giorno mi arrampicavo sull’albero di mango che cresceva dietro la mia casa, e se i frutti erano rossi e maturi, li mangiavo facendo schioccare forte la lingua. (…)
Ma un giorno, le api hanno fatto il nido sul mio albero di mango. C’erano talmente tante api che io non potevo più arrampicarmi. Allora è venuto un uomo, vestito di nero, con il viso coperto da una rete spessa: aveva in mano un pezzo di brace accesa. Con il fumo ha fatto scappare le api. Poi ha raccolto i favi, li ha aperti e mi ha mostrato le cellette di cera che custodivano il miele. Quando mi viene nostalgia dell’India penso al miele e guardo la luna. La luna che si vede dall’India e dall’Italia è sempre la stessa mi dice la mia mamma. (tratto da “Sognando l’India” di Emanuela Nava e Khurshid Mazzoleni)
Mettersi con la mamma a guardare la luna dalla finestra mangiando un pezzo di pane col miele parlando dell’India, festeggiare il compleanno con una cena a tre, inventare una canzone che parli di una famiglia speciale da cantare ogni sera prima di dormire, celebrare il rito della benedizione delle adozioni, … Sono tutte idee creative e strategie intelligenti che le famiglie adottive trasformano in rituali, anche senza saperlo. Meriterebbero di essere raccontate e conosciute!
Sonia Negri
Settore adozioni – Centro di Terapia dell’Adolescenza di Milano
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