
Abbiamo chiesto al Dottor Daniele Somenzi, che si occupa di metodi di apprendimento in ragazzi DSA, alcuni consigli per valorizzare al meglio il PDP (Piano Didattico Personalizzato).
A cosa serve il Piano Didattico Personalizzato
Il Piano Didattico Personalizzato ritengo sia uno strumento di lavoro molto utile, nel momento in cui le misure indicate vengano utilizzate nel concreto del quotidiano e quando se ne capisce il valore.
Questo valore aggiunto è dato dal fatto che di fronte ai dati oggettivi (le documentazioni degli specialisti) e ad una osservazione del ragazzo nei contesti (che può voler dire contesto scolastico, ma anche il contesto casa o quelli vissuti dal ragazzo), una misura compensativa/dispensativa porti lo studente in questione a:
– migliorare la sua inclusione e partecipazione in classe.
– avere una performance scolastica che non sia influenzata dallo svantaggio che può essere procurato dalle sue caratteristiche.
Penso che questo “Piano” vada preso in considerazione come una scatola degli attrezzi (in particolare si parla della parte dedicata agli strumenti compensativi o dispensativi). Vanno utilizzati quelli che sono utili.
Come sfruttare al meglio il PDP
- 1. A casa, misurare effettivamente cosa succede nel momento in cui si applica una misura o venga tolta. Il PDP a casa va tenuto sempre sulla scrivania.
– Se legge il genitore, la comprensione è migliore?
– Cosa succede quando, dopo aver letto, sottolineato, selezionato le informazioni importanti, dato una definizione di ogni termine specifico, creata la mappa con i collegamenti e le parole chiave… il ragazzo si trova a dover esporre CON o SENZA mappa?
– Le interrogazioni programmate sono utili se il tempo di preparazione è lungo.
– Dopo che si è studiata una poesia a memoria, per quanto tempo viene trattenuta? Quanto tempo ci vuole a studiarla?
- 2. Condividere, non pretendere. La via del successo formativo di ogni alunno riguarda le competenze che può acquisire e non da diritti imposti burocraticamente.
– Le misure indicate sulle documentazioni degli specialisti possono essere considerate come indici statistici: di fronte ad un certo tipo di diagnosi, è statisticamente significativo che venga applicata una misura piuttosto che un’altra. Vanno però personalizzate, perché ogni studente ha delle caratteristiche personali. Dunque pretendere una misura piuttosto che un’altra, ha un senso parziale. Dobbiamo effettivamente sapere che funziona e che sia utile per il tipo di percorso.
– Ogni scuola ha inoltre un referente per l’Area BES: un insegnante specializzato, un pedagogista, uno psicologo, che può aiutarvi a fare da tramite per le vostre osservazioni e portare il suo punto di vista. Fare riferimento a questa figura è importante.
– Ogni docente poi ha un’esperienza di vita e di insegnamento. Chiedere a lui/lei quali azioni si potrebbero compiere a casa per migliorare la performance, quali tipi di verifiche andranno affrontate, può portare dei vantaggi nel preparare sia strategicamente che contenutisticamente il proprio figlio.
- 3. Conoscere le esperienze del territorio.
– Ci sono associazioni e realtà attive sul territorio che possono aiutare a comprendere meglio i rapporti con le scuole della provincia, il funzionamento di ragazzi con disturbo specifico, quali e come strumenti compensativi possono essere utilizzati? Agganciarsi a loro può portare ad una migliore consapevolezza di alcune variabili per aiutarsi ad aiutare il proprio figlio… ma anche gli insegnanti! (ad esempio le realtà territoriali di www.aiditalia.org )
Daniele Somenzi
Dottore in psicologia dello sviluppo e dei processi evolutivi
Responsabile del centro “Parole Insieme” di Gallarate
http://paroleinsiemeds.altervista.org
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