
Cari genitori naturali, in questo articolo l’autrice si rivolge a voi mettendo insieme un po’ di luoghi comuni sull’adozione e un po’ di vita vissuta pericolosamente. Un sorriso è garantito a tutti.
NATURALE O ARTIFICIALE?
Come tante donne, io sono madre adottiva, ma non mi sembra di avere qualcosa di artificiale, ho giusto la copertura in ceramica di una carie, perfino l’intervento di rottura del legamento crociato me l’hanno fatto con una auto trasposizione tendinea, insomma con roba mia, quindi credo di poter dire di me stessa di essere sufficientemente naturale.
DESIDERIO DI PROCREAZIONE
Anch’io avrei voluto procreare, ricordo ancora quel desiderio ancora adolescente di sentirmi crescere qualcosa dentro, quasi come le piantine di lenticchia che facevo nascere nell’ovatta umida da bambina. Ma la natura in me non ha germogliato, allora sono passata a quello che per molti è il piano B, ma per noi era IL piano su gentile invito di mio marito, che, detto tra noi, proprio perché aveva fatto il contadino da piccolo, non aveva tutto questo afflato per i germogli di lenticchie. Insomma, se qui non si procrea, altrove lo si fa in eccesso, e i bambini si possono adottare. Pare che sia anche più ecologico: non aumenta la popolazione mondiale, e poi, suvvia, ci si fa del bene, lo dicono tutti!
BAMBINO? NO, FIGLIO!
Non so voi, cari genitori naturali, ma io non volevo solo un bambino, un esserino da nutrire al seno, ma proprio un figlio, cioè (ma vi devo spiegare proprio tutto!) un essere che da me prendesse qualcosa, no, magari non il nasone ed i fianchi larghi, ma gli occhi per esempio sì, intendendo anche lo sguardo, l’incanto, la meraviglia… Troppo romantica? E vabbè, sono fatta così, che ci volete fare! Insomma, per mio figlio avrei voluto essere natura, ma anche cultura (sono anche un po’ cerebrale, lo so…), e onestamente avevo qualche dubbio che adottando un bambino avrei potuto farlo, illudendomi che con i figli “naturali” fosse possibile.
L’AVVENTURA DI ADOTTARE
Comunque, siccome sono anche un tipo avventuroso (una, nessuna, centomila…) mi sono detta: “Se serve andare in capo al mondo per avere un figlio, facciamolo!” Avvertenza: se per caso avete più di 40 anni e vi venisse in mente di adottare un bambino, fatevi un’assicurazione sulla vita, perché bisogna essere in buona salute almeno per una buona dozzina d’anni; no, non si attende così tanto, ma se va bene tra i tempi delle pratiche e l’arrivo del figliuolo (che solo molto raramente è un neonato, spesso è già in età scolare) passano 5-6 anni, gli anni successivi sono di assestamento, dopo di che arriva l’adolescenza, ma quella non la copre nessuna polizza, nemmeno ai genitori naturali!
I FIGLI AL TEMPO DEL CORONAVIRUS
Insomma, il mio CoVid personale (diciamo CoVid 2001) me lo sono andato a prendere in Colombia, con le parvenze della minuscola, ma agguerrita L. di 10 anni: gambette corte e gengive edentule, ma un concentrato di energia rabbiosa da far tremare le vene ai polsi. Dite che così mi sono evitata notti insonni e pannolini sporchi? Ma voi, prima dell’adolescenza, le avete mai viste scarpe numero 30 volare nella vostra direzione, e colpirvi? Oppure una vostra creatura si è mai sognata di dirvi, a 10 anni, brandendo un attaccapanni di ferro: “Matame, asì nunca mas tendras la hija que deseas?” Che dite? Ah, i vostri figli non parlano spagnolo? IIh, che perfettini, ve lo hanno mai detto in italiano: “Ammazzami, così non avrai mai più la figlia che desideri?” Ragazzi, è duretta da mandar giù!
FELICE PERCHE’ MADRE
Io sono una mamma felice: mia figlia va male a scuola pure se c’ha la tutor per i bisogni educativi speciali, a quindici anni senza il mio consenso si è fatta un piercing al naso (ops, scusate, ve l’ho già detto che sono antica? Si chiama septum, ovvio!), non si fa baciare (da me) nemmeno a pagarla e io sono felice! Direte: Ma sei pazza, mai ‘na gioia! Appunto, non fa parte dell’essere madre? Ed io, signori, lo sono!
Paola D’Antonio
NOTE SULL’AUTRICE: E’ una ex giovane di ex belle speranze che, come avete potuto appena verificare, soffre di qualche disturbo psichico, come: delirio di onnipotenza, sindrome bipolare, disturbo dissociativo di personalità, etc. Per giunta è convita di amare e di essere riamata dalla figlia (ah, ma questa non è forse la convinzione di tutte le mamme? ). Tutto ciò è stato più o meno intenzionalmente taciuto ai servizi sociali ai tempi dell’Inquisizione, oh, pardon, dell’iter valutativo ai fini della idoneità all’adozione. Ma la figlia, che fortunatamente dei suoi geni non ha preso proprio niente, glielo dice amorevolmente tutti i giorni: “mamma, sei stra- nevrotica!” La sua (dell’autrice) gioia più grande? Il ricordo di sua figlia che, mentre casualmente si specchiano insieme in bagno, le dice: “E’ vero che ci assomigliamo?” e lei: “Hai proprio ragione, amore mio, abbiamo un neo sulla guancia esattamente nello stesso posto!”. Per la cronaca : la figlia dell’autrice è una diciannovenne bellissima, per quanto piccola di statura, ragazza d’ebano crinita, naso piccolo e diritto, senso del movimento e del ritmo perfetti (ce l’hanno nel sangue, signora mia!), mentre la mamma, benché anche ad essa siano stati negati dai geni i toni fulvi e lo stacco di coscia delle scandinave, è la pulcinella (nel senso della nasuta maschera partenopea) goffa e cerebrale di cui sopra.
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