Condividi
01 Ottobre, 2020

Epatite B, cosa fare

La diagnosi di epatite B può essere fatta solamente studiando il dosaggio di markers virali specifici
Paola Sgaramella
Pediatra ospedaliera, con plurime esperienze di assistenza sanitaria in paesi in via di sviluppo (Sry-Lanka, Brasile, Colombia, Haiti, Mozambico, Uganda).

Nell’adozione internazionale sempre più spesso alle coppie sono proposti abbinamenti con bambini affetti da qualche patologia. Prima di decidere le coppie hanno il diritto di conoscere a cosa vanno incontro. Si tratta per lo più di patologie poco diffuse in Italia. Si consideri che in alcuni Paesi esteri chiedono in modo esplicito la disponibilità dei genitori.

ItaliaAdozioni propone una serie di schede utili ai genitori che adotteranno all’estero, una specie di promemoria con le varie malattie alle quali possono andare incontro i loro figli: di che si tratta, che tipo di cure ci vogliono e quanta possibilità di recupero in concreto esistono. 

Se hai delle richieste specifiche, contattaci a redazione@italiaadozioni.it.

L’epatite B

L’Epatite è una di quelle malattie che appare frequentemente nelle schede sanitarie dei bambini provenienti sia dall’adozione internazionale, sia dall’adozione nazionale. Quando i genitori leggono della presenza di anticorpi di questa malattia si affrettano a chiedere, a informarsi, a reperire informazioni spesso con notevole preoccupazione. Vediamo di mettere un po’ di ordine nel mare magnum di notizie che si trovano nel meraviglioso mondo chiamato internet e di sfatare alcuni luoghi comuni…

L’epatite B è una malattia rara?

No, l’epatite B non è una malattia rara, basti pensare che nel mondo 1 persona su 12 è affetta da epatite B o C, il più delle volte decorre in maniera così asintomatica che chi ne è affetto non se ne accorge nemmeno. In particolare è una malattia endemica dei paesi asiatici, recenti stime rivelano che in Cina vive circa un terzo delle 350-400 milioni di persone infettate dal virus nel mondo.

Cos’è l’epatite B?

L’epatite B è una grave infezione del fegato causata dal virus HBV, la storia naturale dell’infezione varia molto a seconda che l’infezione venga contratta nella prima infanzia, nel qual caso si assiste ad una percentuale di cronicizzazione in oltre il 90% dei casi, o in età adulta, in questo ultimo caso la guarigione avviene in oltre il 90% dei casi. La guarigione si manifesta da un punto di vista laboratoristico con la scomparsa della proteina HBsAg e con la comparsa di un livello di anticorpi contro questa proteina (HBsAg) a titolo protettivo (>10U). La persistenza di HBsAg e quindi dell’infezione oltre i 6 mesi definisce lo stato di epatite B cronica.
La maggior parte dei neonati con infezione da HBV alla nascita e molti bambini infettati prima dei 5 anni di età diventano cronicamente infetti. L’infezione cronica può restare silente per decenni, va tuttavia monitorata nel tempo (con prelievo ematico relativo alla funzionalità epatica ed ecografia epatica ogni 6-12 mesi) al fine di diagnosticare precocemente eventuali malattie epatiche gravi (cirrosi epatica, neoplasia…). Sebbene esistano dei rischi reali, la stragrande maggioranza delle persone affette da epatite B cronica vive una vita lunga e muore per cause che non hanno nulla a che vedere con il virus che infetta il loro fegato. Esiste poi una terza categoria di persone, i cosiddetti portatori inattivi (5% dei casi): il virus persiste nel fegato, ma non provoca danno epatico; può rimanere in questo stato anche tutta la vita, senza arrecare danni nemmeno a lungo termine. Questi soggetti sono poco contagiosi.

Come si contrae l’infezione?
I modi più comuni attraverso cui l’HBV viene trasmesso sono:

  • Contatti sessuali: si può essere infettati se si hanno rapporti sessuali non protetti con partner malati, il cui sangue, saliva, sperma o secrezioni vaginali entrano in contatto con in corpo sano
  • Condivisione di siringhe: l’HBV si trasmette facilmente attraverso siringhe o aghi contaminati con sangue infetto.
  • Trasmissione da madre a figlio: le donne in gravidanza con infezione da HBV possono trasmettere il virus ai loro bambini durante la gravidanza ed il parto. In Italia dal 1991 la vaccinazione contro l’epatite B è obbligatoria per tutti i nuovi nati a partire dal 3° mese di vita. Il rischio di trasmissione verticale a neonato (che è variabile dal 20 al 90%) può essere drasticamente ridotto fino al 5-10% con la somministrazione di immunoglobuline entro 12 ore dalla nascita e della prima dose di vaccino seguita da una seconda dose ad 1-2 mesi ed una terza dose ai 6 mesi di vita.

Da questo si evince che è possibile una convivenza con soggetto HBsAg positivo applicando delle adeguate norme igieniche (non bere dallo stesso bicchiere, non usare le stesse posate, non scambiarsi lo spazzolino da denti).

Come si manifesta l’epatite B?

L’infezione acuta del virus si manifesta con malessere generalizzato, inappetenza, nausea, vomito, dolori muscolari, lieve innalzamento della temperatura corporea e pigmentazione giallastra della cute e delle sclere (occhi). La malattia si protrae per un paio di settimane e generalmente si risolve spontaneamente.
In caso di epatite cronica, la malattia, come abbiamo già detto, può avere un decorso assolutamente asintomatico.

Esiste una terapia?

L’infezione acuta da epatite B generalmente non richiede un trattamento, gli infettivologi hanno a disposizione diversi farmaci antivirali che, pur non essendo in grado di eliminare l’infezione, sono in grado di bloccare la replicazione del virus riducendo al minimo i danni del fegato.

HBV prevalence 2005 (CC SA 3.0) by Nanoxyde (Wikimedia)

Come faccio a sapere se il bambino è affetto da epatite B?

La diagnosi di epatite B può essere fatta solamente studiando il dosaggio di markers virali specifici.
In particolare è importante dosare HBsAg nel sangue del bimbo per individuare la presenza di questa infezione essendo il primo antigene virale ad apparire. Tuttavia all’inizio dell’infezione, questo antigene può non essere ancora presente e rendersi rilevabile solo più tardi (periodo finestra). Si consiglia pertanto il dosaggio anche di anticorpi diretti contro una proteina del core del virione che contiene il genoma virale. Durante il periodo finestra la presenza di anticorpi IgM contro l’antigene core (IgM anti HBc) possono essere l’unica prova sierologica della malattia.
Poco dopo la comparsa di HBsAg si può ricercare un altro antigene HBeAg la cui presenza è associata a tassi molto più alti della replicazione virale ed infettività maggiore. Tuttavia esistono varianti del virus dell’epatite B che non producono l’antigene “e” pertanto l’assenza dell’HBeAg non è indicativa.
Se il portatore è in grado di debellare l’infezione, alla fine l’HBsAg risulterà indosabile e saranno presente gli anticorpi IgG anti HBs ed anti HBc.

Se mi propongono l’adozione di un bambino figlio di madre HBsAg positiva come mi devo comportare?

Prima di tutto bisogna dire che il figlio di madre HBsAg positiva non è automaticamente affetto da epatite B (abbiamo visto infatti che il rischio è variabile dal 20 al 90%).

Se è possibile, verificare se il bimbo è stato vaccinato alla nascita e sottoposto ad immunoprofilassi.
Verificare nel sangue del bimbo la presenza di HBsAg:

  • Positivo = infezione in corso. Se il bimbo ha meno di 6 mesi è possibile che si negativizzi, se il bimbo ha più di 6 mesi si tratta di epatite B cronica. Valutare esami relativi alla funzionalità epatica.
  • Negativo, IgM e/o IgG anti HBs positive = infezione avuta, ma superata. Non contagioso.
  • IgG anti HBs positivo: è possibile che si tratti di anticorpi materni e che non abbia acquisito l’infezione, l’interpretazione di questo dato dipende dall’età del bambino:
    • meno di 6 mesi: va monitorato e se si negativizzano erano solo anticorpi materni
    • più di 6 mesi: pregressa infezione, superata. Non contagioso.

Se decido di adottare un bimbo HBsAg positivo che precauzioni devo mettere in atto per i vari componenti della famiglia?
Oltre naturalmente a tutte le norme igieniche che ho enunciato prima, tutti i componenti della famiglia devono sottoporsi a vaccinazione contro l’epatite B.
In caso di soggetti che siano già stati vaccinati, verificare la presenza di anticorpi a titolo protettivo (>10U).
La vaccinazione da una copertura che dura circa 12 anni, quindi va periodicamente ripetuta.

Altre pagine e articoli su aspetti medici:

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ultimi articoli