
L’incontro inconsapevole non può essere un’eventualità a scuola
Se chiudo gli occhi, la prima immagine che ho di te è a mezz’aria, in volo, in una serie di pericolose capriole all’indietro, in un salone vociante, colmo di bambini giocosi, allegri ed abbronzati. Tu, una chioma di capelli biondi; io, appena diciottenne, al mio primo impiego, educatrice nel centro estivo comunale. Riunioni ne avevamo fatte tante prima di cominciare quest’avventura ed a lungo si era parlato anche di singoli bambini con bisogni e necessità particolari; nessuno ci aveva minimamente accennato di te. Non dicevi una sola parola, sorridente, correvi a perdifiato fra i corridoi afosi della vecchia scuola, salvo poi fermarti improvvisamente, in disparte, dondolando dolcemente con lo sguardo perso in mondi lontani.
Oggi, saperti adolescente fra mille altri mi riempie di gioia, ma quanto abbiamo lavorato insieme per affacciarci delicatamente nel tuo mondo. Nessuno inizialmente aveva parlato di adozione, né del tuo arrivo in Italia solo una manciata di mesi prima; solo la tua insegnante, intercettata fra gli scatoloni polverosi di un’aula da riordinare, ci ha parlato di te e ci ha dato qualche suggerimento per avvicinarti a poco a poco.
Oggi, se possibile ancor più di allora, mi chiedo perché. Quali pensieri avranno portato i tuoi genitori a decidere di affidarti a noi, per buona parte della giornata, così, senza una sola parola sulle tue iniziali difficoltà, sulla totale mancanza di comunicazione, sulla tua impossibilità di stare a lungo in quel salone pieno di musica, giochi e bambini.
Forse anche dai tuoi occhi e da quel tuo sguardo lontano si è rafforzato in me l’interesse e l’attenzione per il mondo dell’adozione, ma allora ne sapevo relativamente poco.
Le linee guida del MIUR e il referente per l’adozione
Il dialogo e la collaborazione fra famiglia ed agenzie educative è fondamentale ed imprescindibile nel percorso di crescita di ogni bambino; lo è potenzialmente ancor di più se vi sono bisogni e realtà particolari, pertanto ne viene ulteriormente sottolineata l’importanza anche nelle Linee guida.
I docenti, secondo le ultime indicazioni del Ministero, sono sollecitati a lavorare in rete con la famiglia e tutti i professionisti che, a vario titolo, seguono il minore (es. logopedista, psicologo dell’Ente etc.) al fine di predisporne un’adeguata accoglienza e monitorarne, laddove fosse necessario, la continuità del percorso scolastico.
Le Linee d’indirizzo per favorire il diritto allo studio degli alunni adottati hanno introdotto e valorizzato la figura del Referente Adozione da individuare e nominare in ogni Istituto Comprensivo o, in assenza di questa figura così significativa, viene indicato come riferimento di zona il Referente Adozione dell’Ufficio Scolastico Provinciale di competenza. Si tratta indubbiamente di un soggetto competente ed importante al fine di favorire una serena e proficua collaborazione scuola-famiglia, analiticamente descritta nel documento emanato dal Miur.
Trovo condivisibile che ogni insegnante che abbia in classe un alunno figlio adottivo debba essere aperto ad una specifica formazione su questa realtà e che, nelle sue proposte didattico-formative tenga conto della storia personale di ciascun alunno. D’altro canto la famiglia deve, a mio avviso, considerare le infinite e più disparate specificità, sensibilità e problematicità che si intersecano in ogni gruppo classe delle nostre scuole e non aspettarsi che, fin dal primo giorno, l’insegnante di classe sia altamente competente su una tematica che gli stessi genitori ignoravano prima di avvicinarsi al mondo dell’adozione.
Condividere materiale tra scuola e famiglia per il bene del bambino
Ritengo che la fiducia reciproca, che sta alla base di ogni buon rapporto, sia l’ingrediente più importante perché, anche al di là di nuove figure di riferimento, ad oggi non sempre presenti in tutto il territorio nazionale, famiglia e scuola si incontrino davvero.
I docenti sappiano mettersi in gioco e non si sentano sminuiti quando il genitore di turno condivide un libro o una sitografia utile per conoscere l’adozione e lavorare al meglio con un alunno figlio adottivo. Non si tratta certo di voler spiegare all’insegnante come far lezione, ma di proporre degli strumenti o dei materiali sui quali possa liberamente costruire la propria personale proposta didattica.
I genitori, come si legge nel documento Miur, forniscano alla scuola tutte le informazioni necessarie a una conoscenza del minore al fine di garantirne un positivo inserimento scolastico e mantengono contatti costanti con i docenti, rendendosi disponibili a momenti di confronto sui risultati raggiunti in itinere dall’alunno. In presenza o meno di difficoltà scolastiche credo sia importante, soprattutto in alcune fasi di crescita, una condivisione con gli insegnanti di particolari sensibilità o criticità del bambino.
Se per esempio, solo qualche mese fa, leggevo d’insegnanti che richiedevano ecografie e oggettistiche fra le più varie, pur essendo a conoscenza dell’adozione di un proprio alunno, ci sono ancora oggi genitori che difficilmente parlano di adozione anche quando palesemente necessario ed altri che non conoscono l’esistenza delle Linee d’indirizzo per favorire il diritto allo studio degli alunni adottati. Laddove, insegnante o genitore, si incontri una controparte “poco dialogante” ciò che è fondamentale e prioritario è che vengano comunque attivati tutti i canali oggi possibili per favorire un sereno percorso scolastico, nel pieno rispetto della storia di vita di ciascun bambino.
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