
Spettabile ItaliaAdozioni,
sono un papà, quasi nonno, che ha adottato tanti anni fa sia con l’adozione nazionale che con l’adozione internazionale. Sento il bisogno di scrivervi, perché è da un po’ che medito questi miei pensieri e ora sento giunto il momento di condividerli.
Mia madre mi diceva sempre da ragazzo che “fare il genitore è il mestiere più difficile del mondo”. Queste parole le ho capite bene solo quando sono diventato genitore anche io.
Nonostante l’amore e l’impegno di cui ognuno è capace, alzi la mano chi non sbaglia. E questo vale per tutti i genitori, proprio tutti.
Per noi genitori adottivi vale ancor di più, perché i nostri errori, ne siamo consci, gravano su spalle già provate. Nell’iter adottivo ci spiegano chi sono i minori che vanno in adozione, ci formano sui vissuti dei bambini e le loro conseguenze, ci avvisano che alcune fatiche dei nostri figli potranno esserci per sempre.
Allora la paura di sbagliare è tanta, aumenta, perché vogliamo fare del nostro meglio e anche di più se possibile. La strada dei nostri figli, iniziata in salita, vorremmo con noi farla finalmente diventare una bella pianura, se non a tratti addirittura una facile discesa. Ma si sbaglia.
Allora ci vengono dubbi, paghiamo specialisti, facciamo corsi, cerchiamo confronto, ascoltiamo chi ci è già passato genitori e figli, pendiamo dalle labbra di chi ce l’ha fatta, etc., perché così magari ce la faremo anche noi e ce la faranno soprattutto i nostri figli, che amiamo incondizionatamente.
Attenzione non sto dicendo che tutto questo non serva, anzi! GUAI A CHI NON SI METTE IN DISCUSSIONE, CHI NON CAMMINA, CHI NON SI CONFRONTA (per favore lasciate il maiuscolo nel testo, perché ne sono più che convinto).
Quello che voglio dire è che sento che manca la “carota” che, quando la vede, fa camminare l’asino più veloce del bastone (questa volta ho citato mio padre). Intendo che, a mio parere, oggi ai genitori adottivi manca la pacca sulla spalla, il sorriso che unisce, l’abbraccio che riscalda, etc., insomma la “carota”. Avverto, invece, più il “bastone”. Quello che facciamo, pensiamo, come ci prepariamo, cosa diciamo sono sotto la lente d’ingrandimento, a volte addirittura accusatoria e spesso con accezioni che sento negative, perché non è mai abbastanza, non si è fatto a sufficienza, manca questo o quest’altro. Ripeto è sano avere dubbi, è umano cercare gli altri ed è doveroso migliorarsi, sempre.
Ma la carota dov’è?
Diciamoci che sì, ebbene sì i genitori adottivi sono anche bravi.
Bravi perché ci stanno a farsi giustamente “ribaltare come calzini”. Bravi perché vanno in capo al mondo (e non è un modo di dire) per i loro figli. Bravi perché iniziano il mestiere più difficile con figli provati dalla vita. Bravi perché si sono persi il più delle volte la parte più “coccolosa” di quando i figli sono piccoli. Bravi perché spesso si trovano già in preadolescenza o adolescenza senza aver fatto la “palestra” per arrivarci. Bravi perché lottano con la scuola e con la società per l’accoglienza, la diversità e la multiculturalità, etc.
Alzi la mano chi non sbaglia.
Siamo bravi e ogni tanto la “carota” è necessaria.
Luciano
P.S. quando l’asino non va avanti neanche a bastonate, perchè la strada è troppo ripida o il peso è troppo sulla sua schiena, la carota lo fa muovere più del bastone. Penso allora ai genitori in questo momento in difficoltà: ricordatevi nella fatica, magari addirittura nel buio, che siete bravi. Vi abbraccio.
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