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02 Gennaio, 2021

Il percorso psicologico nell’adozione

L’adozione si basa sul diritto fondamentale di un bambino ad avere una famiglia.
Mariangela Corrias
Mamma biologica, psicologa, esperta in Psicologia dello sviluppo e dell'educazione
Bambina con peluche

Per analizzare il percorso psicologico nell’adozione bisogna innanzitutto aver chiaro che cosa è l’adozione

Si dice che l’adozione sia l’incontro di due mancanze: quella di un bambino senza genitori, e di una coppia che non può avere figli. Il desiderio di adottare, infatti, nasce per lo più da una limitazione biologica, la sterilità, che spinge la coppia a ricercare modi alternativi per soddisfare il proprio bisogno di avere bambini.

L’istituto dell’adozione, tuttavia, risponde fondamentalmente al bisogno del minore di vivere in una famiglia che lo accolga e lo ami e non a quello dei genitori di avere un figlio.

I diritti del bambino e il percorso dei genitori

E’ infatti diritto del bambino vivere con una mamma e un papà che sappiano curarlo, proteggerlo, dargli sicurezza e affetto. Un figlio adottivo, inoltre, avrà bisogno di avere accanto due genitori che sappiano proporsi come figure in grado di aiutarlo a elaborare e riparare le ferite delle quali è portatore.

I coniugi che si avvicinano all’adozione dovranno perciò essere disposti a fare un percorso che li porterà ad approfondire le loro motivazioni, i loro desideri,e le zone d’ombra della loro vita. Solo attraverso questa strada, infatti, saranno pronti ad accogliere e dare risposta ai bisogni di un bambino portatore di una storia dolorosa e spesso traumatica.

Se non saranno stati in grado di risolvere le problematiche legate alla loro vita e alla loro storia, e a dare un senso al loro dolore, difficilmente saranno in grado di aiutare un figlio a risolvere le proprie e a sostenere la sua sofferenza.

La sterilità

La sterilità rappresenta sempre un evento traumatico che mette in crisi e limita i propri progetti di vita.

La scoperta di non poter avere figli destabilizza e costringe a dare un senso a ciò che è accaduto, a rivisitare la propria vita alla luce di una realtà imprevista e indesiderata. Essa si configura come una ferita narcisistica, che costringe a una ridefinizione di sè e della propria relazione con gli altri.

Costringe a rinunciare al figlio senza volto e senza nome che ciascuno ha inconsciamente conservato dentro di sè. Per questo motivo la scoperta della sterilità si configura come un vero e proprio lutto, e come tale va affrontato.

L’elaborazione del lutto della sterilità è una fase indispensabile e imprescindibile nel percorso adottivo. Essa non viene affrontata ed elaborata una volta per tutte, ma si risolve poco per volta, in un percorso che può durare anni e proseguire anche dopo l’arrivo del figlio nella propria famiglia.

Saper gestire le emozioni e i sentimenti connessi a questo lutto, tuttavia, diventa un requisito indispensabile per poter dare risposta ai bisogni affettivi ed emotivi di un bambino che viene in casa con un bagaglio, spesso pesante, di traumi, dolori e privazioni.

Prima di essere genitori, si è persone.

Essere genitori è una delle condizioni che coinvolgono maggiormente l’essere umano. Vengono coinvolte componenti emotive, cognitive, psicologiche, affettive, comportamentali.

Essere genitore adottivo, in particolare, presuppone la disponibilità a mettersi in gioco profondamente, per essere in grado di costruire una relazione d’amore con un figlio nato da altri, aumentando la capacità di accogliere questo bambino con le sue caratteristiche di imprevedibilità e alterità, nelle quali spesso non riusciamo a riconoscerci e a identificarci.

La coppia

Come abbiamo visto, l’adozione si basa sul diritto fondamentale di un bambino ad avere una famiglia. La qualità della relazione di coppia costituisce un fattore fondamentale per una prognosi positiva nella relazione adottiva. Una coppia solida, abituata al dialogo e al confronto, capace di sostenersi, saprà fornire sufficiente stabilità ad un bambino che ha bisogno di costanza, sicurezza e molto amore.

Lavorare sulla relazione di coppia per renderla sempre più autentica e profonda, sarà tempo ben utilizzato, durante tutta la fase dell’attesa e dopo l’arrivo del figlio.

Le aspettative

Può capitare che esistano, da parte dei futuri genitori adottivi, aspettative eccessive riguardo il figlio. La coppia immagina un bambino consapevole del suo bisogno di ricevere cure e affetto, o relativamente facile da gestire. Anche quando mette in conto la comparsa di problematiche nella relazione con il figlio adottivo, ritiene di riuscire a superare le difficoltà in modi relativamente semplici.

Il bambino adottato invece arriva in famiglia con un vissuto di perdita che ha creato delle ferite emotive e mentali importanti.

E’ necessario che i genitori sappiano integrare le componenti emotive legate alla delusione e alla mancata soddisfazione delle fantasie e dei desideri, che sono legate, per lo più:

  1. alla fantasia che il genitore fa su di sé come educatore capace di risolvere magicamente le difficoltà della relazione educativa con il proprio figlio;
  2. all’immaginario che ciascun genitore si è formato rispetto alla personalità del bambino.

Il rischio è quello di sviluppare meccanismi di difesa legati all’evitamento del dolore e della delusione. Se i genitori riescono a integrare queste componenti nella loro vita possono aiutare il figlio a fare altrettanto. Anche lui infatti arriva in famiglia con una serie di fantasie conseguenti ai vissuti precedenti all’adozione e ad aspettative che potrebbero causargli frustrazione e ulteriore sofferenza.

Gli operatori rivestono, nella realtà dell’adozione, una importante risorsa per le famiglie e per i bambini. E’ importante che essi possano infatti incentivare lo sviluppo da parte dei genitori e del figlio adottivo di quei fattori di protezione che possono favorire una buona riuscita del percorso adottivo e l’integrazione del bambino nella nuova famiglia.

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