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07 Maggio, 2023

Il privilegio di assistere alla nascita di una famiglia adottiva

Attesa, emozioni, corse e sogni realizzati raccontati dal punto di vista di un'amica dei neogenitori
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Nascita di una famiglia adottiva: burocrazia e radiografia dell’anima.

Ricordo come fosse ieri quando i miei più cari amici ci hanno detto dell’adozione: emozionantissimi con un gran sorriso in volto. La notizia appena udita suonava come una cosa meravigliosa ma ammetto che non avevo idea di ciò che sarebbe successo.

Con grande entusiasmo depositarono la domanda di adozione in Tribunale per poi iniziare il corso all’Asl. Lì furono messi fin da subito di fronte alle realtà più difficili e in seguito sottoposti a un rigoroso esame da assistenti sociali e psicologi.

Questa radiografia dell’anima mi sembrava sconcertante ma allo stesso tempo ne comprendevo l’importanza. In fondo non basta avere il desiderio di maternità o paternità, bisogna essere consapevoli e pronti, idonei per occuparsi della vita del bambino.

Empatia e complicità tra amiche.

La mia empatia cresceva, ero molto coinvolta e anche grata per ciò che Katia condivideva con me.

Dopo ogni incontro lei mi chiamava e passavamo ore al telefono, dove raccontando riusciva a sfogarsi, ritrovando l’equilibrio.

Le sue emozioni mi toccavano molto. Non soltanto perché è la mia migliore amica ma anche per il suo desiderio di maternità. Già da ragazzine pensavamo a quando saremmo diventate mamme. Cercavo di capire di cosa avesse bisogno e agivo di conseguenza, confortandola con la mia amicizia e aiutandola a farsi coraggio quando la paura di non farcela la rapiva.

Segni del destino o solo coincidenze?

Non sapevo come sarebbe andata a finire questa storia ma non so esattamente perché sentivo che sarebbe stata a lieto fine. Del resto, insieme a lei continuavamo a notare dei segni. Coincidenze che ci facevano sorridere e dire: “Ma dai? Non è possibile!“.

Numeri ricorrenti, strani sogni e sensazioni insolite entrando in un luogo.

La più grande coincidenza, che capimmo solo in seguito, si verificò quando Katia con suo marito Angelo erano in vacanza ad agosto. Il giorno di San Lorenzo arrivò una telefonata: erano stati convocati dal Tribunale dei minori.

Tempo al tempo ma poca pazienza.

Il giorno dopo partirono per Milano e durante il viaggio, col cuore in gola, si persero nei loro pensieri, un misto tra speranza e paura di illudersi.

Il colloquio col giudice e l’assistente sociale, Elisabetta, sembrò non portare a nulla. Per mesi nessuna notizia. Katia non ha mai avuto pazienza e attendere non è mai stato il suo forte. Per lei è stata dura, le ripetevo: Vedrai che il tuo desiderio si avvererà! Diventare mamma è il tuo destino!”.

Finalmente arrivarono altre convocazioni ma ancora più pesanti da digerire… e poi una domanda: “Come spieghereste al bambino che è stato adottato?

Katia rispose :Gli racconterò di quanto lo abbiamo desiderato”. A stento riuscì a trattenere le lacrime. Furono congedati con “Buon Natale!”.

Nonostante l’aria delle Feste, si fecero prendere dallo sconforto, pensando al peggio.

L’unico desiderio espresso ancora una volta e una flebile luce si accese.

A fine gennaio, al compleanno di Katia, sapevo quale fosse il suo desiderio soffiando sulle candeline della torta, che si avverasse ormai era diventato anche il mio.

A febbraio ci fu un breve colloquio ma bastò per riaccendere la fiamma della speranza.

Elisabetta disse: “Se poteste scegliere tra un neonato e un bimbo più grande, chi preferireste?”. I due si strinsero la mano e Katia disse: “Visto che siamo giovani ci piacerebbe accogliere un neonato” e subito dopo “ma andrebbe bene qualsiasi bimbo abbia bisogno di noi”.

A un passo dalla gioia o soltanto illusione?

Poi nell’incontro a casa, Elisabetta rimase serrata ma fu piacevole. Katia indicando una macchia sul muro disse che avrebbero imbiancato e l’assistente sociale: “C’è tempo, lo farete l’anno prossimo.”  Katia senza chiedere spiegazioni aggiunse che avrebbero messo un cancellino per le scale e anche qui disse che c’era tempo, e prima di andare: “ Tenete dei giorni liberi settimana prossima e godetevi il weekend. Chissà, potrebbe essere l’ultimo da soli!”.

Katia mi raccontò e disse che si sentivano pieni di speranza ma anche sconcertati. Pensavano di essersi illusi. Io risposi sorridendo: “Oggi è il mio compleanno, desidero che il vostro desiderio si avveri!”. Ero certa che fossero stati ritenuti idonei per un neonato. 

L’ultima telefonata e poi l’esplosione!

Entro sera ricevettero una telefonata dal Tribunale: avrebbero dovuto presentarsi il lunedì seguente alle nove. Arrivarono in anticipo, ansiosi di essere ricevuti.

Elisabetta li condusse dal giudice che sorridendo esclamò: “Oggi abbiamo una proposta per voi, un fiocco azzurro di nome Lorenzo”. Tra sorrisi e lacrime di gioia i due si abbracciarono. Fu difficile contenersi. Poi gli fu comunicato che era un neonato. Rimasero di stucco.

Quando me lo raccontò fu come se potessi vedere la scena: ero euforica, pensai che se lo meritavano perché sono meravigliosi. Nonostante ciò che pensavo, rimasi letteralmente senza parole, non riuscii a dire nulla, tant’è che lei pensò fosse caduta la linea. Fu veramente un esplosione di gioia indescrivibile!

Il primo incontro, shopping frenetico e poi finalmente a casa.

La notte sembrò interminabile, a stento chiusero occhio tanto era l’emozione.

Di mattina andarono all’ospedale, Katia e Angelo in lacrime entrarono nella stanza dove l’infermiera con in braccio un neonato disse: “Lorenzo, è arrivata la mamma!”, glielo mise in braccio e aggiunse:“Però si metta seduta qui, non vorrei che svenisse”.  Ai due neogenitori pareva un sogno stare finalmente con loro figlio. Il bimbo li guardava e gli ascoltava, beato. Fu un incontro perfetto.

L’infermiera tornò con i medici ed Elisabetta che gli disse di essere la tutrice del bambino: “Adesso Lorenzo ha voi e camminerete insieme.”

Nel pomeriggio dovettero acquistare tutto il necessario per accoglierlo e occuparsi al meglio di lui. Comprarono anche le cose del “non si sa mai!”. Ci ridemmo su, perché alla fine di quella giornata avevano acquistato anche cose che non gli sarebbero servire immediatamente. Si erano lasciati prendere dallo shopping frenetico, penso sia normale.

I giorni seguenti continuarono ad andare a trovare Lorenzo finché il 15 gennaio lo portarono finalmente a casa.

La mia amica neomamma aveva bisogno di me come aiutarla?

A parte l’aiuto pratico e concreto mi venne in mente di aiutare la mia amica con una sorpresa speciale. Era stato detto loro di scrivere una storia per spiegare a Lorenzo l’adozione, ma erano ovviamente molto impegnati in quei giorni. Decisi quindi di scriverla io. La storia di Lorenzo diventò la mia fiaba per lui, il mio regalo speciale. Ne furono entusiasti e Katia mi fece promettere che un giorno sarebbe stata pubblicata. E così avvenne, nove anni dopo… ma questa è un’altra storia.

Infinitamente grata “semplicemente” per aver avuto il privilegio di poter assistere alla nascita di una famiglia.

Lela Danza

“La libellula e la stella cadente cadente”, Lela Danza, Ed. Readingwithlove, 2022

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