
Se nella tua tesi di laurea o di dottorato hai trattato argomenti quali adozione o affido, contatta e manda l’abstract a redazione@italiaadozioni.it. Saremo ben lieti di valorizzare la tua ricerca e di diffonderla tra operatori e famiglie che hanno a cuore questi temi.
Perché ho scelto questo argomento?
Ho scelto di analizzare il tema dell’adozione non perché ho vissuto in prima persona questa esperienza né quella dell’affidamento, ma questa tematica ha da sempre suscitato in me un profondo interesse, poiché essa risulta oggi un fenomeno molto articolato e complesso alla luce delle trasformazioni socio-culturali intervenute, della vastità di questioni e problematiche che si celano dietro e che oggi più che mai sono all’ordine del giorno. Attualmente l’adozione è così complicata e strutturata che diventa difficile parlare del “tipico” bambino adottato o della “tipica” famiglia adottiva.
Adottare un bambino è un’esperienza determinante e spesso le coppie che intraprendono questo iter devono fronteggiare difficoltà inaspettate, così come complesse sono le dinamiche che coinvolgono i genitori e i figli adottivi. È proprio l’attualità di tali “problematiche” caratterizzanti l’evento adottivo che ha stimolato in me il desiderio di inoltrarmi in questo “viaggio” esplorativo e profondo del mondo dell’adozione.
Quale senso e significato del processo adottivo?
L’adozione è un istituto giuridico e strumento determinante per garantire la tutela e la protezione dell’infanzia. Essa consta in un agito estremamente delicato e tale da mutare profondamente, non solo la vita del bambino stesso, ma anche quella dei genitori adottivi e di tutta l’intera famiglia. Per tali motivi, il processo adottivo deve essere pensato, studiato, strutturato e monitorato in ogni suo aspetto; ciò è possibile grazie all’intervento di diversi soggetti, dove il ruolo e le funzioni di ciascuno possono influenzare la buona riuscita dello stesso.
L’adozione costituisce una forma di genitorialità e filiazione complessa per i suoi molteplici risvolti, sia dal punto di vista della realtà esterna che di quella interna ed emozionale. Essa è da intendersi come una sorta di doppia opportunità, quella di poter ricevere un dono e quella di poter “sperimentare una nascita”. Lo è per il bambino che riceve un dono e rinasce in quanto ottiene finalmente cura, protezione, famiglia, ma lo è altrettanto per la coppia, che riceve il dono della soddisfazione del suo desiderio di genitorialità e di continuità familiare e quindi nasce come coppia genitoriale.
Adottare ed essere adottato: due punti di vista differenti
Le prime fasi di sviluppo delle relazioni tra genitori adottivi e bambino presentano una condizione pregnante che incide sulle possibilità evolutive del minore ma soprattutto sullo sviluppo delle relazioni del nucleo familiare nel suo complesso. È fondamentale in una situazione adottiva parlare sempre chiaramente, tirare fuori i propri sentimenti e sensazioni. Punto di partenza deve essere la sussistenza di una scelta maturata e consapevole, caratterizzata da una completa accettazione reciproca, dalla disponibilità da parte dei genitori adottivi a mettersi in discussione entrando in contatto con il proprio dolore e superarlo, dall’impegno a comprendere le reali esigenze del bambino e a dare una nuova forma alle aspettative e ai ruoli che si erano prefigurati per se stessi e per lui, senza riserva alcuna.
Il genitore deve resistere all’impulso di cercare di costruire il figlio che vorrebbe avere, aiutandolo invece a svilupparsi appieno secondo i suoi ritmi, e a diventare ciò che vuole e può essere, in armonia con la sua dotazione naturale e come risultante dalla sua storia individuale.
L’adottato, dal suo punto di vista, deve riconoscere l’appartenenza alla nuova famiglia e conoscere la storia familiare con la consapevolezza delle origini diverse, acquisire la fiducia in se stesso e negli altri, la capacità di amare l’altro e la disponibilità a far proprie le regole della convivenza sociale; oltre che sentirsi sempre libero di esprimersi anche qualora ciò potrebbe provocare tristezza e sensi di inadeguatezza nei genitori.
Cosa rappresenta per me l’adozione
Trovo che la scelta adottiva sia un profondo atto d’amore nei confronti di qualcuno che ne ha veramente bisogno, e anche una coraggiosa scommessa umana e personale sul futuro, anche se nata probabilmente da una sofferenza precedente legata al non potere avere figli. Essa, infatti, va intesa, senza valutazioni in eccesso o in difetto, come uno fra gli strumenti disponibili e idonei per restituire a un innocente il diritto ad avere un futuro, cioè a crescere come persona, attraverso la disponibilità di due adulti che solo lui promuoverà un giorno come padre e madre. Adottare significa per me anche scegliere per sé stessi e per il bambino: una doppia responsabilità di cui troppo spesso si perde la portata e la profondità. Non si sceglie infatti una volta per tutte, ma si inizia un cammino dove la scelta si qualifica nel suo farsi, nel suo divenire ed è una scelta che darà inizio ad un percorso di nascita e crescita reciproca.
Con il supporto e la preparazione giusta, l’adozione può trasformarsi in un’esperienza unica e meravigliosa, che regala immense gioie e felicità. Per raggiungere questo obiettivo, credo che il punto di partenza sia la consapevolezza delle difficoltà che accompagnano da sempre la realizzazione di ogni impresa umana, ma anche l’energia che scaturisce dal mettersi in gioco, aprendosi all’altro e al mondo con il cuore e con la mente.
Cristina Cannistrà
Università degli studi di Messina
Corso di laurea triennale in Scienze del Servizio Sociale
Tesi di laurea: Crescere insieme: i protagonisti del processo adottivo
Relatore: Prof. Massimo Ingrassia
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