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31 Ottobre, 2020

Insegnare storia alla scuola primaria

L'importanza di una didattica declinata sul proprio gruppo classe
ItaliaAdozioni
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Insegnare storia alla scuola primaria implica affrontare il concetto dello scorrere del tempo con modalità rispettose del percorso di vita di ciascuno. La scuola necessita di insegnanti sensibili e fantasiosi per avvicinare i bambini allo studio rispettando le loro storie personali. In particolare quando in classe ci sono bambini adottati.

La società si evolve e la didattica con lei

Insegno da ormai 20 anni e durante la mia carriera lavorativa ho programmato tutte le discipline scolastiche. Programmazioni che in parte sono mutate con gli anni, altre invece che sono rimaste quasi le medesime.

Ho incontrato tanti insegnanti e con molti di loro ho collaborato e mi sono confrontata sugli argomenti da proporre agli alunni. In prima o in seconda elementare si affronta la “storia”: non c’erano dubbi su come fare utilizzare la storia personale, ovvero la storia del bambino da prima della nascita fino a quel momento.

Questa sembrava essere l’unica strada percorribile per far interiorizzare agli alunni il concetto di: prima, poi, durante, dopo, in fine… o meglio “la successione temporale”. E allora via con i disegni della mamma con il pancione, poi si richiedeva un’ecografia e subito dopo si facevano domande alle mamme e ai papà per avere fonti e testimonianze sulle loro emozioni, sensazioni eccetera, per finire poi con il maestoso “albero genealogico”. Sembrava tutto perfetto! Una bella ricostruzione, pagine e pagine ordinate e colorate, ricche di ricordi quasi emozionanti. E la storia prendeva forma e il concetto da trasmettere sembrava entrasse velocemente e magicamente dentro ogni testolina.

Ormai sono due cicli scolastici che ho abbandonato questo iter di lavoro, obsoleto e “fuori luogo” per la nostra società attuale.

Poi un giorno mi ritrovai ad avere una classe con un bimbo adottivo e con parecchie famiglie ricostituite, allargate in cui vi erano più mamme, più papà, più fratelli. Ricordo che con i colleghi nacque spontanea una domanda: come gestire le emozioni, la sensibilità di questi alunni di fronte a richieste e ad un percorso che potrebbero risultare frustranti per loro?

Insegnare la storia alla scuola elementare: nuovi percorsi didattici

Decidemmo di abolire la nostra metodologia della storia personale, anche se collaudata, sostituendola con la “Storia del pulcino” (o di altri esseri viventi) o con la “Storia del pane” o ancora con la “Storia delle stagioni” (percorso trasversale con italiano e scienze). Altre storie semplici, percorribili da tutti, emozionanti, accattivanti che ci hanno permesso di far passare tante nozioni, consolidare molti concetti senza dover rattristare il cuore di qualche alunno o mettere in crisi qualche genitore.

Con la “Storia del pane” abbiamo abbinato un’uscita sul territorio, dal panettiere appunto, che ci ha accolti e mostrato concretamente l’ultima fase del percorso (in basso i documenti operativi del lavoro svolto).

Con la “Storia del pulcino” abbiamo visitato una piccola fattoria e abbiamo monitorato circa 80 uova, riposte in un’incubatrice, che si sono poi schiuse. Gli alunni erano entusiasti e, dopo la nascita dei pulcini, ne abbiamo avuto cura per circa 15 giorni per poi consegnarli al fattore che ci aveva aiutato nel nostro esperimento.

Con la “Storia delle stagioni” tutto era sempre visibile sotto ai nostri occhi e il mondo della natura e degli animali, ancora una volta, ci aiutava a conoscere, a capire, a informarci e a formarci.

Sono solo tre delle possibili alternative alla storia personale che, soprattutto oggi, come mamma adottiva, mi sento di caldeggiare e suggerire a tutti i miei colleghi invitandoli ad una maggiore sensibilità verso tutti quegli alunni, che con storie diverse, si ritrovano in egual modo a fare i conti con una realtà che non sempre li trova già preparati e pronti.

C’è un tempo per tutto; c’è anche un tempo per rielaborare e affrontare poi la propria storia, qualunque essa sia; non forziamo il corso di questa maturazione e lasciamo che i nostri alunni, si aprano spontaneamente. Diverranno così per noi e per tutta la classe una grande risorsa.

Cinzia 

insegnante di scuola primaria e mamma adottiva

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