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19 Marzo, 2023

Intervista a mio padre

Nella giornata della festa del papà un articolo a lui dedicato. Auguri a tutti i papà: in attesa, alle prime armi, navigati. A tutti voi che aprite alla vita e vi fate appoggio sicuro perché i figli possano spiccare il volo, auguri di cuore.
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Dopo quasi 30 anni dalla mia adozione decido di intervistare mio padre, per sapere cosa ha significato per lui adottare.

Mio papà ha paragonato l’adozione al parto: questa affermazione ha destato in me curiosità e più avanti scopriremo meglio cosa volesse intendere. Partiamo dall’inizio.

Ho chiesto a mio padre di presentarsi e mi ha risposto così:

Sono Riccardo Satragno, il papà di Francesca la mia primogenita, in effetti non è anagraficamente tale, perché è più piccola di età rispetto a suo fratello, ma è stata la prima ad arricchire il nostro nucleo famigliare.”

In tutta onestà, questa cosa fin da quando ero piccola mi ha sempre creato una leggera confusione, non riuscivo a capire come potessi essere primogenita considerando il fatto che fossi io la più piccola di età.

Ad oggi penso che sia una particolarità seppur minima, una caratteristica in più dell’essere adottati.

Parola ai ricordi

Continuo chiedendogli: “Hai un vago ricordo di cosa provassi in viaggio quando siete venuti, mamma e papà, a prendermi?”

“Eh Franci, è difficile spiegarlo, ma non perché sono passati 30 anni, ma perché risulta complesso sintetizzare e spiegare quel turbinio di sensazione, emozioni e paure che mi frullavano per la testa. Parlo per me ovviamente. Sentivo paura perché di colpo sarebbe cambiata radicalmente l’impostazione della nostra vita, ma la curiosità e la voglia di arricchire la nostra famiglia era forte. Il fatto di seguirti per 8/9 mesi è stata la nostra gestazione.

Paradossalmente, non ti ho avuto io nel grembo ma quel periodo di gestazione che si pensa sia materno in realtà l’ho vissuto pienamente anche io da uomo, emotivamente parlando.

Nonostante la paura però non ho mai avuto un attimo di smarrimento per quello che stavamo facendo. La convinzione era sempre forte e vinceva sulla paura nonostante le ovvie conseguenze.”

Quando ci hai visto, a me e mio fratello, in mezzo a tutti gli altri bambini, cosa hai pensato?

Ho provato una sensazione strana perché, tu eri in braccio a Suor Marta e vista da lontano ci sembravi un ragnetto con quelle piccoline gambette nere, ovviamente non camminavi ancora. Lo stupore era tanto perché, insieme a Suora Marta c’era il tuo fratellone tenuto per mano: da lì a poco, con tua madre abbiamo metabolizzato il fatto che sareste stati in due ad essere adottati. Avevamo successivamente capito che sarebbe iniziata una seconda e lunga gestazione, l’adozione di tuo fratello, che avrebbe completato il nostro nucleo famigliare.

Due aneddoti

Raccontami brevemente un aneddoto che ti è rimasto nel profondo, sia positivo che negativo.

Aneddoti, c’è ne sono tanti. Hai stimolato i miei ricordi con questa domanda.

L’aneddoto che mi viene in mente è stato questo: Quando siamo arrivati a Cap Haitien nella missione delle Suore Salesiane, si erano raccomandati di non allontanarci dalla missione, soprattutto con te in braccio, perché era molto pericoloso.

Io e tua madre presi dalla curiosità lo facemmo lo stesso. Abbiamo iniziato a camminare per raggiungere il mare,  fino a quando non ci trovammo in una piazza, piena di persone. Noi bianchi, con una bimba nera in braccio.

Ci guardavano in modo strano, curioso, sono sicuro che nei loro sguardi non ci fosse cattiveria, ma penso di aver letto nei modi di fare e nella loro postura, l’invidia nei tuoi confronti.

L’invidia nei confronti di una bambina piccola che ce l’avrebbe fatta a lasciare quel posto. Un posto difficile, con poca possibilità di futuro.

Un altro aneddoto che mi ricordo perfettamente, era il giorno della festa di Maria Ausiliatrice ed era la festa per tutte le alunne, io e tua mamma avevamo raccolto dei soldi in Italia per poter aiutare e darli in beneficenza, comunicandolo alle suore, abbiamo riempito un intero pick-up di pagnotte di pane che abbiamo diviso in tanti pezzi e le ragazzine della scuola si sono prese ciascuna un bel pezzo, a cui sono stati aggiunte delle caramelle. Il punto più importante fu questo: che ognuna di loro al posto di mangiare il pezzo di pagnotta lo mettevano in cartella da portare a casa ai loro famigliari”.

Si ho dolce memoria di questi aneddoti, perché me li avete raccontati tante volte. Devo dire che è sempre un piacere risentirli a distanza di tempo. Concordo pienamente sul  discorso del pane. Anch’io ho vissuto un’esperienza analoga durante il mio viaggio umanitario svolto ad Haiti, precisamente sull’Isola di Tortuga, quando davamo riso e fagioli ai bambini della missione e loro non finivano mai di mangiare, non perché non avessero più fame, ma perché appunto, portavano il piatto ai loro famigliari.

Adozione ed il suo significato

Cosa significava l’adozione per te 30 anni fa e cosa significa oggi?

“Prima di dirti cosa significa vorrei dirti cosa NON ha MAI significato:

Non ha mai significato RIPIEGO, non ha mai significato una SCORCIATOIA al fine di completare la nostra famiglia.

Per me ha significato un sogno che si è avverato ed è stato come ho detto precedentemente un parto a tutti gli effetti: dal concepimento che è stato caratterizzato dalla scelta iniziale di intraprendere questa strada, proseguita da una  gestazione rappresentata da tutto il periodo di attesa con diverse pratiche burocratiche e amministrative, per arrivare alla nascita, quando siamo venuti a prenderti.

Noi abbiamo avuto quell’emozione che si pensa che siano riservate solo a chi ha avuto figli  “naturalmente” invece noi l’abbiamo avuta lo stesso, se si può dire ancora più completa, con maggiore soddisfazione.”

Francesca Satragno

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