
Ringraziamo la Senatrice Simona Malpezzi per l’invito, la Presidente Vittoria Brambilla e la Commissione Parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza, per l’importante lavoro che svolge a favore dei minori. È un onore per ItaliaAdozioni essere ospite in questo luogo prestigioso.
Leggiamo con interesse in questi giorni della proposta di modifiche alla legge sull’adozione. Siamo qui per mettere a disposizione la nostra esperienza, per offrire il nostro contributo, nella speranza possa essere utile a coloro che dovranno poi operare le scelte. Scelte che ci auguriamo possano migliorare in maniera significativa il percorso di vita di chi vive l’adozione.
Sono tanti i bisogni e gli interventi auspicati da chi conosce la realtà adottiva sia per motivi familiari che professionali. Oggi siamo qui con alcune richieste concrete, attuabili e, secondo noi, significative per migliorare il presente e il futuro dell’adozione. Le abbiamo scelte con grande impegno e senso di responsabilità. Richieste nate anche grazie al contributo dei figli adottati adulti che fanno parte della nostra Associazione. Il loro punto di vista e la loro testimonianza concorrono ad avere ancora più chiaro dove occorre attuare delle modifiche.
COSA SERVE ALL’ADOZIONE
1 – Tribunale per i Minorenni
Le richieste riguardano tutti i 29 Tribunali per i Minorenni esistenti sul territorio nazionale.
* Uniformare la documentazione richiesta alle coppie aspiranti all’adozione.
Ognuno dei 29 Tribunali per i Minorenni esistenti sul territorio nazionale ha stabilito una procedura e una richiesta di documenti che varia significativamente.
Ad esempio, le visite e le indagini sanitarie richieste sono differenti: alcuni chiedono la visita cardiologica e/o ginecologica e/o psichiatrica, alcuni chiedono gli esami del sangue relativi a TBC, Wassermann e HIV e altri anche le urine.
* Far compilare dagli aspiranti genitori la domanda di disponibilità all’adozione alla fine del percorso con i Servizi Sociali Territoriali e NON prima, quando la coppia sa poco o nulla dell’adozione.
Quando una coppia decide di intraprendere la strada dell’adozione, il primo atto consiste nel presentare la documentazione richiesta dal Tribunale per i Minorenni. Tra questi documenti è prevista la compilazione di una scheda con le proprie preferenze sul minore che si intende adottare: si può indicare l’età, lo stato di salute, la disponibilità alle fratrie, etc.
Quando si inizia il percorso si sa poco della realtà dei bambini adottabili e delle peculiarità di questo modo di diventare famiglia. Generalmente la coppia sogna il bambino che non ha avuto, cioè piccolo e sano. Ne deriva che la disponibilità dichiarata nei documenti rispecchi questo desiderio.
Poi si inizia il percorso con psicologi e assistenti sociali, si impara, ci si interroga, si viene messi di fronte all’adozione e alle sue caratteristiche e inizia la trasformazione di lei, di lui e della coppia. La psicologa, l’assistente sociale, i corsi, i colloqui, le testimonianze di altre famiglie, portano la coppia a essere feconda, nel senso che fa spazio al bambino reale, adottabile che può diventare figlio. E questo figlio può non essere piccolo, può non essere sano, e così via.
* Dare un feedback alla coppia dopo i colloqui conoscitivi con il Giudice per l’eventuale abbinamento con il bambino.
Attualmente succede che nell’adozione nazionale le coppie disponibili non ricevano alcun feedback sull’esito dei colloqui conoscitivi a cui sono chiamati dal Tribunale: rimangano ad attendere con la speranza di essere contattate. Solo il silenzio prolungato fa loro capire che non sono stati scelti causando frustrazione, scoraggiamento e disillusione. Queste situazioni, che a volte sono reiterate, non sono certamente utili per la coppia in attesa del figlio. Le coppie che non sono state scelte meritano di riceverne comunicazione da parte del Tribunale.
* Uniformare l’interpello da parte del figlio adottato, compiuto il 25° anno di età, per la madre che abbia dichiarato di non voler essere nominata
Dal compimento del 25° anno di età, il figlio non riconosciuto alla nascita può chiedere al Tribunale, l’avvio del procedimento di “interpello” della madre biologica ai fini della revoca dell’originaria dichiarazione. Occorre che il modello e la prassi giudiziaria siano uniformati sia per quanto riguarda i figli, sia per quanto riguarda il modo in cui la madre biologica può essere contattata.
* Accompagnare con personale qualificato la consegna del fascicolo personale dell’adottato adulto che ne fa richiesta, al compimento del 25° anno di età
La persona adottata che chiede di venire in possesso del fascicolo personale, che contiene informazioni assai delicate riguardanti l’origine della sua storia, per quanto possa essere pronta a ricevere queste notizie, necessita di una situazione che lo aiuti ad affrontare le emozioni correlate a elementi sconosciuti e traumatici della propria vita passata. Succede che il fascicolo venga consegnato da personale della segreteria, mentre è auspicabile che sia la consegna sia mediata da uno o più colloqui con un giudice togato (psicologo o assistente sociale).
2 – Genitori e figli
* Raccogliere le informazioni anamnestiche nel parto in anonimato
Essere a conoscenza di tutto ciò che riguarda la familiarità delle patologie e la salute della madre biologica – e in particolare durante la gravidanza e la nascita – permette ai genitori adottivi di poter curare al meglio i propri figli. Le informazioni anamnestiche diventano ancora più importanti quando una donna adottata affronta a sua volta una gravidanza. Nel caso del parto in anonimato il ginecologo, l’ostetrica, l’operatore sanitario, che assiste la donna che sceglie di non essere nominata, secretati i dati sensibili che possono consentirne l’identificazione, deve compilare una scheda contenente tutti i dati sanitari relativi alla madre e al neonato. La scheda deve essere consegnata ai genitori adottivi quando ricevono in adozione il figlio.
* Implementare le risorse umane e gli investimenti nei servizi di post-adozione
I servizi di post-adozione sono troppo pochi e sottodimensionati rispetto alle richieste. Ne deriva che la presa in carico di bambini e adolescenti con difficoltà nello sviluppo o con disturbi neurologici e/o psicopatologici e delle loro famiglie avvenga da parte di Servizi privati e che, economicamente, sia a carico delle famiglie stesse. Con l’arrivo attraverso l’adozione internazionale di minori con bisogni speciali le richieste di aiuto e di sostegno sono destinate ad aumentare.
Un elemento negativo, inoltre, è rappresentato dal continuo turn over degli operatori nel Servizio Pubblico, a causa di assunzioni precarie, a progetto, a breve scadenza: tutto ciò comporta mancanza di riferimento e destabilizzazione delle famiglie e dei figli.
Occorre un ampliamento dei servizi pubblici di post-adozione; una presenza più stabile degli operatori; il potenziamento delle Unità Operative di Neuropsichiatria per l’Infanzia e Adolescenza e la disponibilità di nuovi centri diurni e comunità alloggio per minori.
3 – Cultura e società
* Inserire nel corso di studi di assistenti sociali, psicologi, educatori professionali, e insegnanti lo studio dell’adozione e dell’affido
Quando una famiglia conclude l’iter adottivo, inizia la storia di quel bambino, di quella mamma e di quel papà insieme per sempre. Sappiamo che i figli adottati portano con sé un passato faticoso e doloroso, il più delle volte con esperienze traumatiche, e sappiamo anche che spetta ai genitori adottivi cucire il prima con il poi, aiutare cioè i propri figli a costruire un continuum e a significare gli accadimenti, ovviamente in base all’età e accompagnandoli nella crescita. Ma se l’adozione è un long life process, occorre che a fianco dei figli, dei genitori e delle famiglie ci siano operatori competenti e preparati e ambienti accoglienti.
Sempre più i minori che diventano figli con l’adozione sono in età scolare: la scuola è il primo ambiente, dopo la famiglia, dove i bambini si sperimentano. Le abilità richieste sono tante e per alcuni possono essere fatiche aggiuntive altamente stressanti. Avere insegnanti formati è doveroso per poter garantire agli alunni, figli adottati, attenzione, tempi e modi consoni all’investimento emotivo che già è loro richiesto.
* Applicare le Linee di indirizzo per favorire il diritto allo studio degli alunni adottati (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, dicembre 2014; Nota ministeriale n. 1589 dell’11 aprile 2023)
In particolare, tra le tante carenze nell’applicazione di questa disposizione, si segnala quale priorità la nomina dell’insegnante referente d’Istituto, in quanto riferimento importante per alunni, genitori e insegnanti.
* Sostenere le iniziative che favoriscono la cultura dell’adozione
Nella scuola, si ritiene importante la promozione di tutte quelle iniziative che diffondano la corretta conoscenza dell’adozione, affinché la società di domani possa essere più accogliente e preparata. Ad esempio il Concorso “L’adozione fra i banchi di scuola” è stato promosso ogni anno, dal 2014 ad oggi, in tutte le scuole di ogni ordine e grado, pubbliche e private, del territorio nazionale. L’iniziativa ha coinvolto oltre 12.000 studenti, dai 3 ai 19 anni.
L’obiettivo di far conoscere il mondo nell’adozione alle nuove generazioni attraverso la scuola, coinvolgendo oltre agli alunni e agli insegnanti, le famiglie e i loro contesti di vita, ha contribuito a diffondere una migliore cultura dell’adozione nella società, che rappresenta la mission della nostra Associazione. Chiediamo che l’iniziativa possa essere sostenuta dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.
*Attenzionare il linguaggio dei media
Ci riferiamo a tutti gli operatori della comunicazione che possono svolgere un ruolo importante al riguardo: giornalisti, conduttori televisivi, registi e sceneggiatori nella realizzazione di film, fiction e documentari.
Il caso del neonato che ha visto protagonista Ezio Greggio, è un esempio paradigmatico di come l’adozione sia percepita e di quanti stereotipi sia pervasa. L’eccellente comico, nell’intenzione di aiutare la madre che aveva abbandonato il figlio nella culla termica alla Clinica Mangiagalli a Milano, ha inanellato in poche frasi una quantità inverosimile di pregiudizi: è riuscito sia a creare madri di serie A, quelle biologiche, e madri di serie B, quelle adottive, sia a ridurre l’abbandono del neonato a una mera questione economica.
Veicolare questi messaggi è pericoloso. Sarebbe auspicabile una campagna che informi sulla corretta conoscenza dell’adozione.
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