
Un nuovo quesito per il Dottor Bonato che riguarda la continuità degli affetti nel caso dell’affido precedente all’adozione. Se avete domande per il Dottor Bonato scrivete a redazione@italiaadozioni.it.
Gentile Dottor Bonato, ho un dubbio che mi tormenta. Da un paio di mesi abbiamo adottato con adozione nazionale una bella bimba di 4 anni, la bimba è stata abbandonata a 18 mesi e fino ad ora ha vissuto in affido presso una coppia affidataria. Quando e con quanta frequenza è necessario fare sentire alla bimba la coppia affidataria? Spinti dalle insistenze dell’assistente sociale abbiamo fatto chiamare la bimba una volta, ma poi ha avuto una brutta crisi di malinconia ed abbiamo temporaneamente interrotto le chiamate. Ora a distanza di un mese l’assistente sociale continua a fare pressioni e così riproveremo a chiamare….è davvero importante che la bimba mantenga i contatti con loro? Cordiali saluti. Silvia
Gentile mamma Silvia,
il dubbio che la tormenta è ragionevole. Le sue domande stringenti sono fatte di poche parole. La risposta invece presuppone la conoscenza di una realtà ampia e complessa della quale sembrano certi solo pochi elementi: da qualche mese una bambina di 4 anni è stata collocata in affido pre-adottivo presso la sua famiglia. Immagino la gioia e la nuova luce che questa creatura ha portato nella sua casa e, insieme, una importante responsabilità.
La bambina è “piccola” . Ha solo 4 anni. Questo tempo però è tutta intera la sua vita già turbata da eventi “grandi” che la coinvolgono in prima persona. Il Tribunale per i Minorenni e i Servizi psico-sociali del territorio si sono occupati della sua grave condizione di vita.
Forse è figlia di una madre sola, “abbandonata” da tutti, o è figlia di genitori che l’hanno “abbandonata” a 18 mesi. Oppure è stata loro tolta in forza di un provvedimento del Tribunale e collocata temporaneamente presso una famiglia affidataria. La speranza che sostiene questo provvedimento è che i suoi genitori, aiutati dai Servizi, possano modificare i loro pensieri e le loro condotte e mostrarsi idonei ad assumersi la responsabilità di curare adeguatamente la loro bambina e di crescerla sana e serena.
Dopo 2 anni e mezzo di affido temporaneo i genitori non sembrano affatto intenzionati o in grado di “maturare” in umanità. Il Tribunale, a questo punto, si vede costretto a emettere una sentenza che li priva della “responsabilità genitoriale” e apre la procedura di adottabilità della bambina finalizzata a trovarle, in tempi congrui, due “nuovi genitori” che siano bravi e capaci di rispondere ai suoi bisogni di protezione e di cure affettuose e di “bonificare” poco a poco la sua storia visitata da una grande sofferenza.
Questo provvedimento emesso “nel migliore interesse della minore”, contempla uno “sradicamento” della piccola e un “trapianto” presso nuovi genitori, scelti dal Tribunale fra quelli che hanno dato disponibilità all’adozione.
La bambina, insieme ai genitori, troverà anche nuovi nonni, nuovi fratellini, se ci sono, una nuova casa con uno spazio confortevole, nuovi compagni di scuola, nuovi educatori, nuovo paese… nella speranza che siano incontri buoni.
Tutti i cambiamenti importanti nella vita, compresi quelli della maturazione e quelli creativi, contengono una certa dose di “catastrofe”. Un bambino piccolo, poi, fa fatica a capirne il senso e ad elaborarlo se non è aiutato da un adulto che gli fa compagnia, lo sostiene e lo rassicura nei suoi smarrimenti.
Gli adulti, i “grandi”, sono chiamati a farsi “piccoli”, a tenere il loro sguardo ad altezza di bambino e da quel luogo osservare e comprendere le cose essenziali della vita.
La storia di questa bambina, verosimilmente, è intessuta di paura, trascuratezza, rabbia, solitudine, confusione ma, forse, anche di tanti fili forti, colorati di consolazione e di pace che la tengono ancorata alla realtà. E’ stata allontanata dal “male” nel quale viveva e collocata provvisoriamente in un luogo sicuro, accudita da persone premurose che l’hanno rianimata. Adesso è arrivata a casa vostra. Ed è vostra figlia.
E il grande “bagaglio” che la piccola porta con sé, e le appartiene, va buttato tutto in una discarica fra i “materiali tossici”? Ma si può fare? Quel bagaglio adesso appartiene anche a voi e siete chiamati a selezionarlo con lei per il resto del tempo. Quel bagaglio contiene la sua vita, l’intera sua memoria consapevole ma soprattutto quella profonda, segreta, ignota anche a lei e costituita da sensazioni, fantasie, emozioni che hanno lasciato impronte indelebili e che hanno bisogno di trovare significati, parole e promesse vitali. L’esperienza dell’età e la sapienza degli affetti che vi hanno motivato e sostenuto nel cammino verso l’adozione vi faranno capaci di ascolto paziente e di reggere il dolore e la confusione che talvolta avvertirete nella mente anche voi.
E’ inevitabile che il suo mondo comprenda i 2 anni e mezzo che ha trascorso presso gli affidatari: i legami che si sono formati con la loro famiglia, gioie, pianto e rabbie che ha condiviso con loro. Tutto questo va cancellato e può cadere nel silenzio?
Non si può fare, non si deve, non è bene per nessun bambino adottato, ma neppure per i genitori adottivi. Perché è impresso a fuoco nella mente di ciascuno. Va trattato con rispetto e grande cura. Non tante domande, ma molto ascolto empatico.
Tanti anni di esperienza e osservazione di bambini hanno maturato il convincimento, anche scientifico, che certi silenzi e censure si trasformano spesso in forme di “mutilazioni” e “paralisi” mentali, in traumi che si sommano a quelli già vissuti.
E’ all’interno di un contesto come questo che il Legislatore del nostro Paese, nel dicembre del 2015, ha avvertito la necessità di apportare una modifica che arricchisce e integra la Legge che disciplina l’adozione e l’affidamento dei minori aggiungendo alcuni commi al testo originario. La frase che descrive la situazione della vostra bambina è la seguente: ”Qualora, a seguito di un periodo di affidamento, il minore ….sia adottato da altra famiglia, è comunque tutelata, se rispondente all’interesse del minore, la continuità delle positive relazioni socio-affettive consolidatesi durante l’affidamento”.
Il Legislatore, prudentemente, non impone che sempre e in tutti i casi si realizzi la “continuità degli affetti”, ma solo quando e se “risponda all’interesse del minore”. Non ha definito in quali forme e con quale tempistica debba concretizzarsi il mantenimento “delle positive esperienze socio-affettive” che si sono evidenziate. Il colloquio telefonico, ad esempio, rientra fra le possibili forme.
Voglio sperare che l’Assistente sociale di riferimento della sua bambina sia dotato di una buona intelligenza emotiva e ne legga correttamente i veri bisogni.
E’ importante quindi capire la natura della “brutta crisi di malinconia” di sua figlia: esprime forse la sua nostalgia di un tempo e una esperienza belli che però sono finiti? O cos’altro? La bimba le ha detto parole che possono dare significato al suo pianto? O è forse presa dal timore di dover tornare indietro? O ha paura che lei, mamma, si possa dispiacere del suo trattenersi nella conversazione con gli affidatari di prima?
Di sicuro lei, Silvia, percepisce l’insistenza con la quale l’assistente sociale le chiede di riattivare il contatto con la famiglia affidataria come sgradevole e pressante. E si sente sotto esame nelle mani di una persona che la segue da vicino in questo tempo che precede la sentenza di adozione. E’ utile e bene che lei esprima i suoi pensieri e i suoi timori rispetto alla visibile pena della piccola. Gli assistenti sociali hanno una responsabilità e una autorevolezza istituzionale che deriva dalle leggi e dalla esperienza professionale, ma non sono dotati di infallibilità nelle loro decisioni e richieste. Gliene parli senza timore.
Non ci sono ricette che curano tutti i mali e chiariscono tutti i dubbi. Il tempo, anche nelle “cose di cuore”, è un buon medico, e poco a poco si farà chiaro. E’ difficile reggere emotivamente il tempo del dubbio, del non capire bene e dell’attesa.
Di sicuro, se voi siete grati alla vita per questa bambina, se giocate con piacere assieme a lei e sapete raccontarle favole che l’aiutano ad addormentarsi la sera, e lei gioca volentieri assieme agli altri bimbi, se mangia con gusto e dorme serena e sa farsi consolare quando prova dei dispiaceri o delle paure, vuol dire che va tutto bene o quasi. E parlerà con maggiore leggerezza anche di e con gli affidatari passati.
Augusto Bonato
Psicologo, psicoterapeuta, già giudice onorario al Tribunale per i Minorenni di Milano
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