
In questo articolo cercheremo di capire meglio cosa si intende per depressione post adozione passando attraverso la comprensione della depressione post parto. La depressione post adozione è ad oggi poco studiata nella letteratura scientifica, ma comporta sintomi depressivi significativi con ripercussioni sulla coppia genitoriale e in particolare sul rapporto con i propri figli.
La depressione post parto (DPP)
La maternità porta con sé un cambiamento totale del sistema di relazioni, del senso della propria identità e delle competenze di ruolo. Durante l’anno successivo al parto, è possibile che si sviluppino nella madre sintomi che possono essere riconducibili a una deflessione dell’umore e che possono portare al manifestarsi della depressione post parto (DPP).
Come si manifesta la depressione post parto?
La DPP è caratterizzata da sintomi quali: umore relativamente basso, perdita di piacere nella maggior parte delle aree della propria vita, stanchezza, perdita di appetito, mancanza di energia e interesse, calo della libido e possibili pensieri di suicidio (Grussu & Quatraro, 2009). A livello emotivo possono manifestarsi: ansia, aumento dell’irritabilità e tristezza accompagnata da pianto e senso di colpa. A seguito di questi sintomi, è possibile che la neo madre possa sperimentare sentimenti di inadeguatezza e fallimento in riferimento al suo nuovo ruolo.
La DPP non deve essere confusa con lo stato transitorio denominato baby blues, che insorge generalmente 3-4 giorni dal parto ed è caratterizzato da sentimenti di tristezza, irritabilità e senso di inadeguatezza. Il baby blues è una condizione di breve durata, abbastanza frequente e fisiologica che si verifica nei giorni successivi al parto; colpisce circa l’80% delle donne ed è dovuta all’effetto del normale cambiamento ormonale in atto dopo il parto (Leveni, Morosini e Piacentini, 2009).
La DPP, diversamente, insorge in genere durante i primi 3 mesi dopo il parto, anche se in alcuni casi l’insorgenza può avvenire anche dopo 6-8 mesi; perdura, inoltre, nel tempo. Circa il 10-20% delle donne è soggetto a DPP (Campbell & Cohn, 1991; Robinson & Stewart, 1986; Bennett et al., 2004), sebbene l’incidenza di tale disturbo possa variare a seconda dei metodi utilizzati per l’assessment e a particolari aspetti culturali della popolazione di riferimento (Grussu & Quatraro, 2009).
I fattori di rischio che concorrono nello sviluppo di questa patologia, possono essere raggruppati in tre categorie: 1) cambiamenti biochimici in seguito al parto e aspetti di vulnerabilitá biologica; 2) processi intrapsichici relativi alla gravidanza e al parto. Da considerare anche la struttura personologica della donna e quali sono i suoi temi di vita caratteristici; 3) fattori psicosociali, come il supporto familiare e la qualità della relazione con il partner (Winner & Stowe, 1997; Bloch et al., 2000; Swendsen & Mazure, 2000).
Le cause della DPP, quindi, non sono chiare, essendo probabilmente molteplici i fattori coinvolti, sia di origine organica, psicologica e sociale.
La depressione post adozione (DPA)
L’esperienza dell’adozione, così come la nascita di un figlio, comporta, dal punto di vista psicologico, un significativo aumento di stress (Senecky et al., 2008). Descritta per la prima volta da Bond (1995), include sintomi quali ansia, panico e sintomatologia depressiva (Foli, 2010).
L’adozione rappresenta, infatti, una scelta che, nella maggior parte dei casi, consegue un periodo di profonda sofferenza legata all’accettazione dell’infertilità o della sterilità; si possono manifestare inoltre vergogna e senso di colpa legate alla consapevolezza che il bambino che si adotterà non sarà mai quel bambino biologico tanto atteso (Cursio, 2007). Le madri adottive, pur non presentando ovviamente cambiamenti biochimici e ormonali legati alla gravidanza, sono esposte, tuttavia, ad altri eventi stressanti (Payne et al., 2010).
L’esperienza dell’adozione include diverse prove per i genitori, che devono affrontare colloqui che valutano la loro idoneità, sia in termini economici sia genitoriali (Foli et al., 2012). L’adozione comporta anche un ascolto attento e consapevole delle proprie emozioni (Cursio, 2007), in modo particolare di sentimenti a volte difficili da riconoscere come vergogna e senso di colpa.
Il supporto delle famiglie di origine e degli amici più stretti è, quindi, per i genitori adottivi, un segno di sostegno, soprattutto dal punto di vista emotivo. Se queste aspettative vengono disilluse, potrebbero concorrere a diventare un fattore di rischio di sviluppo di sintomi depressivi (Foli et al., 2012).
Il possibile stigma sociale e eventuali problematiche biologiche o di sviluppo del figlio adottato (Brodzinsky & Huffman, 1989) possono inoltre concorrere a una variazione del tono dell’umore.
Gli studi presenti finora in letteratura scientifica hanno dimostrato che non c’è differenza significativa nell’incidenza della depressione tra le madri biologiche e quella adottive (Cox et al., 1993; Senecky et al., 2009).
Questi risultati negano, quindi, l’opinione molto diffusa che vede la DPP come la diretta conseguenza di molteplici variabili fisiologiche legate alla gravidanza e al parto stesso.
Sebbene la DPP possa essere associata a fattori biologici, i dati esistenti dimostrano che, sia per le madri biologiche che per quelle adottive, la deflessione dell’umore è dovuta a molteplici fattori psichici e psicosociali. Le madri biologiche e adottive, infatti, sono esposte alla gran parte degli stessi cambiamenti ambientali e presentano le medesime difficoltà per quanto riguarda l’evento della genitorialità (Senecky et al., 2008).
Uno studio sulla depressione post-adozione (Cruini e Cirillo, 2013)
Partendo dalle conoscenze attuali, abbiamo voluto approfondire questi aspetti in uno studio esplorativo. Il nostro studio sperimentale trae spunto dalla letteratura riguardante la depressione post parto e la depressione post adozione.
Sono state coinvolte nello studio 9 madri adottive (età media=42.7; ds=4.9; range=37-54) e 12 madri biologiche (età media=31.5; ds=4,5; range=25-38), che hanno accettato di compilare dei questionari autosomministrati.
Per valutare al meglio le variabili di interesse, entrambi i campioni di mamme sono state selezionati sulla base del tempo di nascita o di adozione del figlio (donne che avevano partorito/adottato in un range temporale di 3 mesi – 12 mesi).
I nostri risultati si sono rivelati di interesse per la tematica in questione. Prima di tutto entrambi i gruppi di mamme non mostravano sintomi di depressione rilevabili dalla testistica compilata.
Inoltre non si è osservata una differenza statisticamente significativa tra i due campioni a conferma dell’ipotesi secondo cui la depressione post parto non dipenderebbe esclusivamente da fattori biologici, ma sarebbe il risultato della complessa interazione di diverse componenti ambientali e psichiche.
Conclusioni e possibili soluzioni per combattere la depressione post adozione delle mamme
Questo studio ci consente quindi di confermare che è possibile parlare sia di depressione post parto sia di depressione post adozione: la depressione post parto non può essere riconducibile solo a fattori ormonali e biologici legati al parto.
Diventa inoltre necessario comprendere maggiormente i bisogni delle donne in questa fase della loro vita e di favorire programmi di prevenzione che consentirebbero di intervenire in modo tempestivo nella popolazione più a rischio (Glavin et al., 2013). All’interno dei programmi di prevenzione e trattamento, potrebbero essere inseriti degli interventi che coinvolgano entrambi i membri della coppia, per osservare la presenza di sostegno a vari livelli da parte del partner in questa particolare fase della vita.
Maria Giovanna Cruini e Sara Cirillo
Psicologhe e Psicoterapeute. Specialiste in Psicoterapia cognitivo-comportamentale
Per chi desidera approfondire: “Aspetti depressivi nelle madri biologiche e nella madri adottive. Uno studio esplorativo”, Cruini, Cirillo e Tomaselli, Edizioni Accademiche Italiane, 2016
Leggi la seconda parte dell’articolo.
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