Condividi
18 Giugno, 2023

La meraviglia di essere unici e di essere diversi

Lettera di una mamma al Dottor Augusto Bonato - psicologo, psicoterapeuta, già giudice onorario al Tribunale per i Minorenni di Milano
ItaliaAdozioni
insieme a favore di una migliore cultura dell'Adozione e dell'Affido

Un altro quesito per il Dottor Augusto Bonato, – psicologo, psicoterapeuta, già giudice onorario al Tribunale per i Minorenni di Milano – , che riguarda gli adulti adottivi, il rapporto di coppia e l’adozione.

Se avete domande da sottoporre mandate una mail a redazione@italiaadozioni.it.

Gentile dottor Bonato,

ho necessità di capire come affrontare la seguente situazione.
Abbiamo due figli, adottati uno dall’Africa e uno dall’Ucraina. Il primo adesso ha 12 anni ed é un ragazzino apprezzato da tutti, sempre sorridente , sempre ricercato insomma senza apparenti problemi. Ma da quando ha iniziato le medie ci sembra di notare che ha un problema con il colore della pelle. Finché rimane nella sua zona confort: casa, campetto da calcio ecc. e con persone che conosce, va tutto bene, ma quando dobbiamo andare in un posto per la prima volta per es. vacanze, mostre, etc. inventa delle scuse per non venire e quando siamo nel posto prescelto si copre con cappuccio e se potesse anche sciarpa, anche se nell’ambiente la temperatura è calda e rimane in disparte. Ho provato ad affrontare la questione senza essere diretta, ma le risposte sono evasive. Vorrei un consiglio su come poter parlare con lui senza creare delle problematiche in più.

Grazie, una mamma

Gentile signora,

lei è mamma di due ragazzini, con storie già lunghe di fatiche, di paure, di viaggi, di approdi. Due fratelli con genitori biologici differenti; diversi, essi stessi, per colore della pelle e mondi di provenienza.

Inizialmente simili nella condizione di figli, registrano, nel contatto coi coetanei e con il mondo esterno, un impatto difforme. All’ingresso della scuola media, il ragazzino di  pelle scura si trova improvvisamente di fronte a un rifiuto che lei avverte come difficile da definire e da comprendere e che suo figlio copre con una sorta di riserbo quasi impenetrabile, che lei stessa, come madre, non sa come affrontare.

E il papà? E il fratello con cui ha condiviso fino a quel momento giochi, litigi, rappacificazioni, piccole complicità?

Forse è questo il tassello che manca. Tutti fuori dalla scena.

Lei sola, con il suo imbarazzo e il suo dolore, la sua sensazione di impotenza. Eppure…

Vorrei segnalarle un film di grande successo (anche i film talvolta fanno da cartina di tornasole alla realtà). Il titolo è Wonder, e lo può ancora trovare in circolazione. La meraviglia, nel film, è forse proprio la capacità del gruppo familiare di attivarsi, tutti insieme, per consentire al piccolo Archie, rifiutato per il suo aspetto “diverso”, di ribellarsi, di piangere, di fare domande provocatorie.

E infine, aiutato dalla sorella, prima rivale poi solidale, potrà scendere in strada senza la maschera da astronauta che abitualmente indossa, quando vuole nascondersi alla vista di chi può deriderlo per il suo aspetto. 

La meraviglia (Wonder) è proprio quello che Archie saprà diventare, ricevendo il premio come il migliore allievo dell’anno al college, quando potrà realizzare il suo potenziale di bambino.

Un caro saluto.

Augusto Bonato

psicologo, psicoterapeuta, già Giudice Onorario

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ultimi articoli