
Un altro quesito per il Dottor Augusto Bonato, – psicologo, psicoterapeuta, già giudice onorario al Tribunale per i Minorenni di Milano – , che riguarda il rapporto di coppia e l’adozione.
Se avete domande da sottoporre mandate una mail a redazione@italiaadozioni.it.
Egregio Dottor Bonato,
sto con una ragazza incredibile nata nell’Est Europa e adottata a 3 mesi dai miei futuri suoceri, che sono persone meravigliose. Sono innamorato, ma anche preoccupato per alcuni suoi atteggiamenti. Ho una domanda da porle: per la mia ragazza, il fatto di venire a conoscenza della propria adozione può costituire la causa dei suoi comportamenti incomprensibili? Oppure i suoi problemi derivano da disturbi specifici che non riguardano l’adozione? Grazie. Edoardo
Gentile Edoardo,
Lei mi pone una domanda semplice, netta. La persona umana, uomo o donna che sia, ciascuno di noi quindi, è una creatura complessa, ricca di belle potenzialità e di meschinità, capace di atteggiamenti talvolta difficili da interpretare e che non si possono definire in due parole.
Mi spiego. Con certezza si può dire solo ciò che la sua ragazza “non è”. La sua ragazza non è come lei la descrive solo perché è stata adottata quand’era piccola ed è venuta a conoscenza di questo in seguito, presumibilmente dai suoi genitori adottivi. E non è così solo perché, come lei pensa, potrebbe essere affetta da un disturbo specifico, la cui origine si potrebbe attribuire totalmente ad una costituzione biologica ereditaria o congenita. L’uno e l’altro elemento (adozione e costituzionalità biologica) sono componenti integranti e inseparabili del suo essere e della sua vita intera.
Uno psicologo clinico o un neuro-psichiatra non possono formulare una diagnosi affidabile senza avere prima incontrato, ascoltato e osservato con attenzione il paziente che gli chiede aiuto. Normalmente una seduta è insufficiente. Possono essere due o più e il clinico, se lo ritiene necessario, le può proporre uno o più test psicodiagnostici. E vorrà conoscere con precisione la sua storia di vita e di salute dall’infanzia fino all’età nella quale si è manifestato il bisogno di sapere il perché della sua sofferenza.
Se la sua ragazza è originaria di un Paese straniero deve essere stata adottata in quel luogo in cui è nata e la sua adozione dev’essere stata confermata successivamente da un Tribunale per i Minorenni italiano. Sappiamo che allora aveva solo tre mesi, non sappiamo chi siano stati i suoi genitori di nascita. Erano persone buone, capaci di cure amorevoli per la propria bambina o la trascuravano e la maltrattavano? Non sappiamo neanche se nel suo certificato di nascita originale compaia la dizione “figlio di madre che non consente di essere nominata” o espressioni analoghe. Non sappiamo se sia stata abbandonata alla nascita dai genitori o da una madre nubile che non si sentiva nelle condizioni di accudirla e di crescerla. Non sappiamo se le istituzioni pubbliche straniere preposte alla tutela dei minori abbiano allontanato la bimba dalla sua famiglia di nascita e collocato temporaneamente in un luogo protetto fino alla sua adozione da parte dei genitori adottivi italiani, che lei descrive come “meravigliosi”.
Possiamo essere certi comunque che il bene che ha ricevuto, la consolazione alle sue paure, alla sua disperazione sono rimasti impressi dentro di lei e hanno curato la sua anima e il suo corpo. Nel caso contrario, il male sofferto ha lasciato dentro di lei ferite che non sono incurabili; sono, sì, “riparabili”, anche se in qualche forma ne porterà le cicatrici.
Come sa chi ha adottato un figlio, accanto alla bellezza delle cure e alla gioia che regalano i bambini che si sentono amati e rigenerati, non mancano fatiche e pianto.
Augusto Bonato
psicologo-psicoterapeuta, già giudice onorario al Tribunale per i Minorenni di Milano
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