
La professoressa di inglese chiede a ogni alunno di ripetere “Nonna e nonno hanno generato mia mamma, nonno e nonna hanno generato mio papà, mamma e papà hanno generato me“. Questa mail ci è arrivata quando Alice è tornata a casa e ha pianto per aver dovuto dire, unica della classe, “Mamma e papà NON hanno generato me“. L’episodio scolastico ce l’ha raccontato la mamma, che ci ha contattato per spiegarci di questa lettera, che sua figlia ha voluto scriverci. Alice ci ha dato il permesso di pubblicare le mail che ci siamo scambiati.
Ciao ItaliaAdozioni,
sono Alice e ho scritto questa mail, perchè mi sento pronta ad affrontare la mia storia sapendo più cose su di me . Questo racconto l’ho scritto per me e i miei genitori, ma poi ho pensato a te. Un bacino!
Alice
C’è e c’è ancora una ragazza. Questa ragazza si chiama Alice. Questa ragazza sembra normale, ma non è così: lei è stata adottata. ADOTTATA So che a sentirla per la prima volta questa parola vi suonerà stana e direte di sicuro: “Ma che cosa vuol dire?” oppure, se sapete già cosa vuol dire, direte: “oddio!!!!! Che cosa orribile”, ma non è assolutamente così.
Per quelli che non conoscono l’adozione nel mio caso, ve la spiego velocemente: l’adozione è quando una donna partorisce, ma per qualche motivo sconosciuto non può tenere il bambino/a e la/o lascia in ospedale nelle mani di medici e infermieri. Una coppia sposata, che non riesce ad avere figli, può decidere di adottare e diventa la famiglia di quel neonato/a. Questa è l’adozione.
Ora però la mia storia: io sono nata da una donna come tutti, ma a differenza di tutti io la persona che mi ha partorito, non la conosco. Lei mi ha lasciato in ospedale e le infermiere si sono prese cura di me: mi hanno portato un ciuccio, una tutina (da maschio, vabbè non ne parliamo…). Fatto sta che ero in ospedale, lasciata senza genitori tra persone che non conoscevo e non conosco tuttora. Un giorno, una coppia (che aveva fatto domanda di adozione quattro anni prima) viene chiamata da una giudice che gli dice di scegliere un nome per un bambina. Quando questa coppia tornò dalla giudice la loro bambina, che avevano aspettato nel cuore e non nella pancia ,era lì davanti a loro. Ora vivo con Stefano e Claudia i miei genitori, che non considero adottivi, ma biologici di cuore e di amore.
PS: Alice sono io, ho 11 anni, sono in prima media
Carissima Alice,
prima di risponderti abbiamo pensato tanto a quello che ci hai scritto. Innanzitutto ti ringraziamo dell’onore che ci hai riservato, mandandoci il tuo scritto. La tua mamma ci ha accennato della mattinata a scuola. Ci spiace Alice.
Dici che ti senti pronta e hai voluto scrivere la tua storia. Sei stata bravissima a mettere in poche righe cose enormi. Pensa che gli adulti su queste stesse cose spendono fiumi di parole in libri, saggi, articoli, etc. Complimenti davvero!
Un’unica cosa: hai scritto “Questa ragazza sembra normale, ma non è così: lei è stata adottata”.
Alice tu sei una ragazza normale e un po’ alla volta riusciremo a fare capire a tutti che l’adozione è normale, perché lo sappiamo che per tante persone, che non la conoscono, non lo è. Se incontri qualcuno che esclama “Oddio!!!!! Che cosa orribile“, sappi che l’orribile che dicono si riferisce al dolore, dolore dei genitori di nascita, dei figli e dei genitori adottivi, perché è vero che nell’adozione il dolore c’è e il dolore spaventa le persone. Ma l’adozione è la “medicina” per questo dolore, perché al dolore, si affianca l’amore, alla fatica la forza, allo sconforto la speranza, etc. E per noi esseri umani funziona così in tutte le cose importanti della vita.
Alice tu sei una ragazza normale, è l’inizio della tua storia che è diverso, perché per lo più si cresce nella famiglia in cui si nasce. Poi la tua storia è unica e questo vale per tutti noi: ciascuno ha la sua storia, che è irripetibile e straordinaria. Le storie possono essere simili, ma in realtà sono tutte differenti, se ci pensi bene non ce ne sono al mono due perfettamente uguali! Sei una ragazzina tosta, oltre che meravigliosa: la tua forza e la tua sensibilità sono “armi” potenti per rispondere in primis alla vita e poi a chi non sa o non capisce.
Hai anche mamma e papà che sono con te “a disposizione”, ma più cresci, più sarai tu a scegliere quando dire, cosa dire e, soprattutto, a chi dire le tue cose importanti. E poi hai il tuo sorriso che dice mille parole.
Forza Meraviglia!
Per aiutarci a favorire una migliore cultura dell’Adozione fin dai banchi di scuola aiutaci a far conoscere la proposta del concorso nazionale “L’adozione fra i banchi di scuola”
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