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16 Maggio, 2021

La scelta dell’adozione. Genitori contenti anche senza di me

Perché viene chiesto dagli operatori dei servizi di non cercare un figlio biologico mentre si adotta?
ItaliaAdozioni
insieme a favore di una migliore cultura dell'Adozione e dell'Affido

Un nuovo quesito per il Dottor Bonato che riguarda il delicato tema della consapevolezza nella scelta del percorso adottivo. Se avete domande per il Dottor Bonato scrivete a redazione@italiaadozioni.it

Gentilissimo dott. Bonato

mio marito ed io abbiamo appena cominciato il percorso adottivo, ci sentiamo ancora un po’ sperduti e confusi, sappiamo che il cammino sarà lungo ed irto di ostacoli, ma siamo fiduciosi che piano piano il nostro sogno di diventare una famiglia si avvererà.

Il motivo per cui le scriviamo è che i servizi, con cui abbiamo cominciato l’indagine psicosociale, ci hanno mandato in crisi affermando che per poter essere una vera famiglia adottiva dobbiamo rinunciare alla ricerca di un figlio biologico. Non riusciamo proprio a capire il motivo di questa richiesta, ma per i servizi sembra una scelta imprescindibile.

Potrebbe aiutarci a capire meglio? E’ davvero così sbagliato continuare a desiderare di avere anche un figlio naturale? Questo ci renderà  davvero dei cattivi genitori adottivi?

Aspettiamo con ansia una sua risposta e la ringraziamo per l’aiuto che potrà darci.

Luisa e Franco

Cari Luisa e Franco,

il giudice onorario era stato incaricato dal Tribunale per i minorenni di scegliere per  Giulio due nuovi genitori. Il bambino aveva  cinque anni e mezzo e viveva da circa un anno in una bella, piccola comunità per bambini della Brianza. Era un bambino intelligente, sensibile, vivace, già provato da grandi tribolazioni nella sua piccola vita. Era stato informato il giorno prima che avrebbe incontrato un giudice che desiderava conoscerlo. Lo aspettava e sapeva anche la ragione di quella visita. Si presentarono, parlarono brevemente delle vacanze al mare appena terminate, dei suoi giochi preferiti, della squadra del cuore. dei suoi amici, della scuola elementare che avrebbe cominciato in un tempo non lontano. Bevvero assieme all’educatore una bibita fresca. Lasciati soli,  il giudice gli disse: “Desideravo incontrarti di persona perché mi è stato chiesto di cercare i tuoi nuovi genitori e vorrei che anche tu mi dessi una mano in questo compito, i tuoi pensieri sono importanti per me. Vorrei sceglierli bene, quelli ‘giusti’, capaci di volerti bene per sempre e  di farti diventare grande, bravo, contento. Secondo te come dovrebbero essere?”

Giulio  pensò alcuni istanti, in silenzio. Poi  rispose: “Ecco, giudice, vorrei due genitori già contenti così, anche senza di me”.

E’ normale cercare un figlio biologico, diversa è l’ostinazione

La maggioranza delle coppie che danno la propria disponibilità all’adozione sono passate attraverso il crogiolo della incapacità di concepire o di generare un proprio figlio biologico con conseguenti visite mediche specialistiche, esami, controlli, cure ormonali ed, eventualmente, uno o più tentativi di P.M.A. con le metodiche pertinenti alla loro condizione di infertilità. Talvolta, dal punto di vista sanitario, ai medici risulta che la coppia ” è  a posto” e non si spiegano la ragione dell’infertilità. Forse sono presenti  resistenze psicologiche inconsce.

Desideri, speranze che crollano, tentativi inefficaci, cure che mettono a rischio la salute. Dolore, rabbie, ribellioni, sensi di colpa, stati depressivi, incomprensioni…un calvario che può durare mesi, talvolta qualche anno.

In questo tempo oscuro c’è bisogno di affetti caldi e forti attorno; qualche volta,  l’aiuto  competente di un “clinico” che  sappia ascoltare  e contenere questo dolore e ne cerchi il significato con le persone che lo vivono che magari poi, disarmate, in pace, di nuovo aperte alla vita, vedono riaccendersi la speranza.

Desiderare, sperare sono bisogni e ricchezze dell’uomo così come la faticosa capacità di accettare il limite e di rinunciare ad avere un figlio a tutti i costi.

Non sono rari i casi nei quali, una volta presentata la disponibilità all’adozione, la donna, inaspettatamente, si scopre incinta di un figlio biologico;  o dopo qualche incontro con gli operatori  dei servizi incaricati dell’indagine psico-sociale, o accade quando il giudice dell’abbinamento  convoca la coppia.

L’adozione come prima scelta

Lo psicologo, l’assistente sociale del consultorio e il giudice dall’abbinamento normalmente  segnalano il rischio di vivere la disponibilità all’adozione come un “ripiego”, una “seconda scelta”, un “piuttosto che niente”, una “domanda di riserva”. E intanto cerchi ancora, fino all’ultimo momento, di avere un figlio proprio, biologico.

Decidersi per l’adozione dovrebbe implicare una scelta radicale, motivata da un ”cuore indiviso non-conflittuato”, o almeno “non più”, “non troppo”: un cuore cioè che non nutre rimpianti, nostalgie per quanto non si è potuto ottenere: un figlio cioè della propria carne e del proprio sangue.

Il diritto del bambino ad una famiglia felice

Il bambino adottivo ha diritto ad avere una famiglia buona, forte,  calda  che lo aiuti a  curare i suoi molti mali. Perciò  ha bisogno di trovare il cuore dei genitori sgombro, libero, “innamorato” di lui. Nulla avviene per miracolo e in un attimo. La pazienza di provare, di cercare, di aspettare, di tenere viva la speranza è il miracolo della vita.

Ciò  non vuol dire che Giulio diventi il padrone, il despota della nuova famiglia e di eventuali altri fratellini nati o accolti prima di lui. Deve però non sentirsi “diverso” dagli altri, ma “come” tutti gli altri. Può temere, pensare di essere diverso  già dentro di sé, ma niente nella realtà esterna e soprattutto in quella intima dei suoi familiari deve confermare i suoi dolorosi sospetti.  Ciò si comprende meglio se si pensa  che  di fatto, alle origini, è stato trattato  come  quello che veniva scartato, che dava fastidio, talora  facile bersaglio delle rabbie e delle follie dei genitori biologici.

Forse questo è il senso  ultimo della indicazione degli operatori dei servizi che avete incontrato e che ancora vi sconcerta.

E forse questo è anche il significato implicito delle poche parole di Giulio:

“Non posso essere io a consolare dei genitori addolorati, che rimpiangono ancora un loro bambino non nato, o perduto. Ho bisogno di due genitori allegri, pieni di vita”.

Augusto Bonato

Psicologo, psicoterapeuta, già giudice del Tribunale dei Minori

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