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05 Luglio, 2021

L’adottato, la famiglia, la scuola e … il contesto sociale

Le ricerche e gli studi della letteratura condotti sulla famiglia adottiva sottolineano l’importanza della qualità delle relazioni familiari, come principale fattore protettivo.
ItaliaAdozioni
insieme a favore di una migliore cultura dell'Adozione e dell'Affido

Se nella tua tesi di laurea hai trattato o intendi trattare argomenti quali adozione o affido, manda l’abstract a redazione@italiaadozioni.it. Saremo ben lieti di valorizzare la tua ricerca. e di diffonderla tra operatori e famiglie che hanno a cuore questi temi. 

L’adozione nel triangolo sociale. I rapporti che si instaurano tra l’adottato, la famiglia adottiva e la scuola

Questo è il titolo della mia tesi triennale, in Scienze dell’educazione e della formazione, che mette ai vertici di questo “triangolo” i 3 soggetti, da me approfonditi nella seconda parte: l’adottato, la famiglia adottiva e la scuola.

Anche io, come tanti di voi, sono stata adottata, all’età di 3 anni e mezzo circa, in Città del Guatemala. L’idea di poter realizzare un elaborato trattando un argomento che mi tocca da vicino, mi ha entusiasmato a tal punto da farla diventare la mia tesi.

Nella prima parte del mio lavoro ho voluto dare un’idea generale dell’adozione: ho trattato alcuni cenni storici, ho accennato le principali normative che nel susseguirsi degli anni sono state modificate e sono entrate in vigore, ho fornito alcuni dati statistici dell’adozione internazionale in Italia prendendo in considerazione il rapporto statistico della CAI del 2013.

L’adottato, la famiglia adottiva e la scuola

Nella seconda parte della tesi ho parlato dei 3 protagonisti dell’adozione. Per quanto riguarda l’adottato ho parlato dello stato di abbandono, come elemento fondamentale per dichiarare lo stato di adottabilità. Da questa idea ho delineato due aspetti conseguenti lo stato di abbandono:

  • l’infanzia invisibile, che racchiude lo sfruttamento e l’abuso sul minore. I diversi studi (UNICEF, May-Chahal, Herczog, 2000, Giojelli, 2005) hanno confermato che il tema è poco conosciuto e poco affrontato dalla società nonostante sia un fenomeno che, oltre ad andare contro i diritti del bambino stesso, è diffuso intorno a noi.
  •  l’istituto, come primo luogo di relazione per il bambino. I diversi studi (Palacios, Roman, Camacho, 2010; Juffer, Van Ijzendoorn, 2005; Rosnati, 2010) attestano che i bambini adottati presentano spesso un maggior ritardo nella statura, difficoltà nell’attaccamento nei confronti delle figure genitoriali adottive e livelli inferiori nella riuscita scolastica rispetto ai loro coetanei, nonostante mostrano un impressionante recupero in tutte le arre, se paragonati ai loro pari rimasti in istituto.

Rispetto alla famiglia adottiva ho parlato della motivazione che sta alla base della scelta  della coppia di adottare arrivando alla conclusione che alcune di esse sono rivolte all’interesse individuale (sterilità, aborti spontanei), e altre invece sono rivolte all’esterno (impegno sociale, desiderio di aiutare un bambino solo).

Successivamente ho parlato del patto adottivo (Scabini, Cigoli, 2000; Greco, Ranieri, Rosnati, 2003; Scabini, Iafrate, 2003) come obiettivo principale della transizione genitoriale delineando i diversi tipi di pattuizione e i compiti di sviluppo che spettano all’adottato e alla famiglia adottiva.

Circa la scuola ho spiegato cosa si intende per “aree critiche” (Fabbri, 2010);  ho affrontato poi come dovrebbe intervenire la scuola di fronte al tema dell’adozione, ossia delineare la sua carta d’identità linguistica, tenere conto dei tempi flessibili affinché il bambino possa instaurare relazioni e possa imparare, parlare dell’adozione attraverso autobiografie, fiabe, filastrocche, etc. permettendo ai bambini di realizzare in gruppo o personalmente dei progetti relativi alla loro storia, portando oggetti del proprio passato condividendoli con gli altri.

L’adozione nel triangolo sociale: la ricerca

La terza parte riguarda il punto di vista delle famiglie adottive attraverso una ricerca da me condotta prendendo in considerazione 7 famiglie adottive e i loro 9 figli.

La ricerca è suddivisa in due parti:

– la prima parte è incentrata su un’intervista audio registrata, composta da 16 domande e somministrata alle 7 famiglie presso la loro abitazione, che prende in considerazione 5 aree: tema della motivazione; conoscenza del bambino e della sua storia; rapporto con il bambino; rapporto con il contesto scolastico; impressioni sul percorso adottivo e trasmissione intergenerazionale.

Dall’incontro con le 7 famiglie a cui ho potuto somministrare l’intervista e il FLS sono emersi diversi aspetti:

  • la voglia di dare ad un bambino e a se stesse la possibilità di avere una famiglia insieme all’infertilità hanno spinto queste coppie ad intraprendere il percorso adottivo, che per tutti, bene o male, è stato abbastanza breve e senza troppe difficoltà;
  • tutte hanno un ricordo nitido del loro primo incontro con il proprio/a bambino/a, in cui sono prevalse tante emozioni quali la gioia, ma anche la paura, l’ansia e il timore di invadere i suoi spazi o di non saperlo amare abbastanza;
  • tutte hanno cercato di instaurare un rapporto basato sulla fiducia, sul rispetto, sulla sincerità, sull’amore, sul dialogo, anche se non sempre il rapporto è stabile poiché i figli mettono costantemente alla prova;
  • molte di loro faranno in seguito il viaggio di ritorno, poiché il/la bambino/a è ancora piccolo/a o perché non lo ritengono rilevante in questo momento; solo una famiglia lo ha già fatto riconoscendo la poca consapevolezza dei bambini ancora piccoli;
  • 3 famiglie hanno inserito i bambini in una classe inferiore rispetto a quella di pertinenza anagrafica, mentre le altre li hanno inseriti nella classe dell’età giusta; tutte hanno trovato insegnanti abbastanza disponibili, anche se non li ritengono del tutto pronti ad affrontare questo tema e sono consapevoli che la scuola debba e possa fare di più;  hanno anche riscontrato difficoltà legate al temperamento dei bambini ma non alla loro storia;
  • tutte ritengono che il tema dell’adozione è poco conosciuto in generale dalle persone, che essendo poco informate, hanno molti pregiudizi;
  • per quanto riguarda i 3 aggettivi, ogni famiglia ha dato risposte diverse: si passa da aggettivi quali stimolante, bellissima, arricchente, entusiasmante, travolgente, gioiosa, meravigliosa, piena d’amore, coinvolgente ad aggettivi quali impegnativa, tosta, faticosa, incasinata, disgiunta, forte, grande ed inevitabile. Questo sembrerebbe indicare come le coppie di genitori incontrate siano consapevoli della ricchezza, delle opportunità di crescita e di arricchimento reciproco che questa esperienza ha portato nella loro famiglia, ma anche della fatica e dell’impegno che sono necessari per fare fronte alle sfide che questa transizione porta con sé.
  • Alcune famiglie vogliono trasmette la voglia di vivere e i valori della famiglia; altre vogliono che i figli si creino la propria identità e indipendenza tenendo conto delle loro caratteristiche personali e della doppia appartenenza. Altre ancora desiderano che siano felici, anche in relazione al rappacificamento con il proprio passato.

– la seconda parte è incentrata sul Family Life Space (FLS), uno strumento grafico- simbolico, ampiamente utilizzato in ambito di ricerca, in grado di cogliere le rappresentazioni che le persone hanno delle relazioni familiari e sociali e del cambiamento avvenuto a seguito di un particolare evento critico. in cui si è richiesto anche l’intervento dei bambini.

Vengono presentati di seguito le 3 aree del funzionamento delle famiglie adottive ritenute importanti: le relazioni intrafamiliari, la rappresentazione dell’evento e dell’iter adottivo, le relazioni con il mondo esterno.

1. Le relazioni intrafamiliari

Nella maggior parte dei casi i coniugi intervistati si posizionano al centro del foglio tra il bambino: ciò denota il grande investimento emotivo e affettivo della coppia nei confronti del figlio che rappresenta concretamente il progetto comune. Inoltre la relazione di coppia non viene omessa e nella maggior parte dei casi, entrambi, delineano le stesse relazioni sia tra loro che con gli altri.

Nelle vicinanza o al margine del cerchio sono, generalmente, segnati i membri della famiglia allargata. Nonostante i diversi nomi dati (nonni, parenti, zii, cugini) quasi tutte le famiglie hanno sottolineato una buona relazione con la famiglia allargata inserita principalmente nel cerchio.

Si è riscontrato che nessuno tocca la tematica della mancanza di figli biologici, nonostante alcune coppie nell’intervista ne parlano verbalizzando la sofferenza di questa assenza.

2. La rappresentazione dell’evento e dell’iter adottivo

Solo 3 famiglie su 7 parlano dell’evento e dell’iter adottivo e ciò dimostra l’importanza che questo evento ha avuto nella loro avuto. Le restanti famiglie non citano tale argomento, nonostante nell’intervista questo aspetto compare più volte e sotto forma di un aspetto per certi versi positivo, mentre per altri no poiché l’iter burocratico è stato lento e lungo.

3.  Le relazioni con il mondo esterno

In tutte le famiglie incontrate si assiste ad una rete sociale ricca, caratterizzata da relazioni con la rete formale quali gli amici, le famiglie adottive, gli animali, i conoscenti; e la rete informale, ossia le nuove organizzazioni quali la scuola, l’oratorio, la parrocchia, lo sport, il lavoro legate all’arrivo del bambino e al suo inserimento nel contesto sociale. Quasi tutte hanno inserito le organizzazioni al di fuori del cerchio o al confine, passando da una relazione buona per alcune, a una relazione così-così per altre.

Olivia Confortola

Laurea triennale in Scienze della Formazione

tesi di Laurea in Scienze dell’educazione e della formazione

Relatrice: Prof.ssa Sonia Ranieri – Università Cattolica del Sacro Cuore

Leggi l’abstract della tesi

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