
Mamma bio e mamma ado: io ho avuto due gravidanze, una di pancia della bionda Chiara, e una di cuore, di Anna color dell’ebano.
La prima, di pancia, durata i canonici 9 mesi (meno 1 giorno), l’altra, quella di cuore, durata 3 anni (e mi è andata ancora bene!)
Se penso a queste due esperienze.. ecco cosa ne viene fuori.
Per la serie.. no, non hai capito nulla!
Prima gravidanza: è l’Epifania, mi alzo al mattino, vado in bagno, faccio il test per la gravidanza (era il primo giorno di ritardo). Sullo stick escono subito due belle linee fucsia, confermando quello che tanto speravo.
Dato che i miei genitori ci aspettavano per pranzo, confeziono una bella calza della Befana, con cioccolatini e caramelle, e nascondo nel mezzo lo stick, che sorpresa che sarà per la futura nonna!!
Arriviamo dai miei genitori, consegno raggiante il regalo, mia madre lo apre, rovista fra i cioccolatini, prende in mano lo stick ed esclama “che bello! Avevo proprio bisogno di un nuovo termometro!!”
… no, non hai capito nulla…
Seconda gravidanza: riceviamo il decreto d’idoneità dal Tribunale dei Minori.
Io non sto più nella pelle, lo vorrei urlare, raccontare a chiunque mi passasse in quel momento davanti agli occhi.
Scendo nella cantina condominiale per prendere una bella bottiglia di vino per festeggiare, ci trovo una vicina di casa, anche lei mamma.
Io, felice: “devo darti una notizia fantastica, adotteremo un bambino!!!”
Lei, perplessa: “ah! .. bello…. ma perché non vi prendete un cane?”
Io, attonita: “come, un cane? Un bambino, avrò un bambino, un altro figlio, capisci??”
Lei, serafica: “si, ho capito, ma sai anche i cani come ti si affezionano?? Dovresti vedere il pincher di mia sorella, le feste che le fa…”
…no, non hai capito nulla…
Lo diciamo ad amici e parenti
Prima gravidanza: giro di telefonate, urla e felicitazioni dall’altra parte della cornetta, mille raccomandazioni, mille regalini in arrivo, sembra che sia la prima donna in Brianza a rimanere incinta.
Seconda gravidanza: qui cominciano a “dividersi le acque”.
Ci sono le persone che comprendono il nostro progetto d’amore, e quello che leggi nei loro occhi è un affetto vero, sincero, un’emozione ed una felicità per noi che ci accompagna ancora oggi.
E ci sono quelli che “ah, se lo volete voi…” “contenti voi…” “ma perché non ne fai un altro tuo?” “ma sapete chi vi state portando in casa? E se poi non vi piace più? E se arriva un delinquente?”
Certo, il mondo è pieno di neonati che spacciano e rubano…
Inizi a capire che, purtroppo o per fortuna, certe persone non le frequenterai più, è troppo importante la personcina che sta arrivando nella tua casa, e bisogna circondarsi solo di chi saprà amarlo, davvero, con il cuore, così come sarà, senza pregiudizi di qualsiasi tipo.
L’attesa
Prima gravidanza: il mio corpo, ovviamente, cambia, lievita, si modifica. È visibile, fa tenerezza, ricevo sorrisi e complimenti, e quando non sto bene tutti si fanno in quattro per me.
Se ho preoccupazioni, tutti a rassicurarmi. Se ho ansie, tutti a tranquillizzarmi. Se mi chiedo come affronterò i problemi, tutti a rendersi disponibili a darmi una mano.
Però Chiara la sento solo io, solo io “vivo” la mia pancia che lievita, solo io riesco a provare certe emozioni, è roba mia, come faccio a spiegare a mio marito la sensazione di un mare di bollicine che ti scorrono nella pancia?
E il primo calcio? E il fatto che quando penso intensamente a lei, la bimba si agiti come una forsennata??
Seconda gravidanza: un unico, grande, ricorrente pensiero, da parte della gente: ve lo siete cercato, l’avete voluto voi, mo’ pedalate e zitti e buoni.
Affronti le domande invadenti e un po’ stupide della gente, impari a farti le ossa su risposte che non riesci ancora a dare, impari a capire che dovrai essere pronta a tutto per difendere il figlio che verrà.
Però non lo fai da sola; c’è tuo marito, al tuo fianco. Ci sono gli amici veri, ci sono gli affetti sinceri, che s’interessano, che ti chiedono, che trepidano insieme a te “ma allora? Ancora niente, dall’Etiopia? E però quando ti chiamano mi telefoni subito, eh?”
Vivi ogni giorno nell’attesa, stringi la mano di tuo marito e i suoi occhi ti dicono “tranquilla, arriverà anche per noi, quella benedetta telefonata”.
Chiara si immerge nel gruppo di genitori etiopi che frequentiamo, i suoi amici sono color cioccolato, non vede l’ora di diventare anche lei sorella di qualcuno che arriva da lontano, e ogni domenica in Chiesa accende una candelina “Oh Gesù, mandami una sorella… va bene anche un fratello, ma molto meglio una sorella!”
Le nausee
Arrivano, eccome se arrivano! Arrivano con il pancione, insieme al reflusso gastrico, ai piedi gonfi, e ad altri disturbi poco simpatici.
E arrivano quando aspetti un figlio lontano, quando ti dicono che fra poco riceverai quella benedetta telefonata, quando passi le notti in bianco e le giornate attaccata al telefono, con quel senso di malessere che sai che si risolverà in un istante, quando qualcuno ti chiamerà e finalmente sentirai pronunciare il “suo” nome.
La nascita
Chiara: corsa rocambolesca in ospedale, travaglio veloce, un dolore che pensavo di non poter provare in tutta la mia vita e poi eccola, che sguscia fuori come un pesciolino stanco.
Il dolore è tutto mio, la paura che qualcosa non vada per il verso giusto e la tensione di non sapere quello che mi accadrà mi pervadono.
Ma è vero, quello che dicono: dal momento in cui me la appoggiano sul petto dimentico tutto, dimentico i dolori delle contrazioni e quello per l’episiotomia, dimentico le ansie e le angosce, ora c’è lei, ora si inizia la vita a 3.
Anna: sono le 23, arriva la telefonata che aspetto da 3 anni.
“Ciao Francesca, sei pronta a diventare ancora mamma? Prendi carta e penna e segna questo nome e questa data di nascita”.
E così diventiamo genitori di una piccola di 3 mesi, dal nome impronunciabile, una sconosciuta che già amiamo.
Giro di telefonate, svegliamo chi si merita di essere svegliato, la nostra gioia è anche la loro, e siamo tutti più ricchi, siamo tutti toccati da questo dono del Cielo.
La notte io e mio marito non dormiamo, stiamo abbracciati a ripeterci la sua data di nascita, il suo nome etiope, a immaginarci questo scricciolo minuscolo.
Spariscono le ansie, quasi 3 anni di attesa sembrano svanire nel nulla, ora ci siamo noi, ora c’è lei, ora siamo in 4.
Il mattino dopo svegliamo Chiara per portarla all’asilo:
“Chiara, tesoro, ci han chiamato dall’Etiopia, arriva una sorellina!”
“Bello! L’avevo detto io, che Gesù ascolta i bambini!”.
Si torna a casa
Ecco, qui la differenza si è vista.
Per Chiara un ritorno dall’ospedale come tanti, è un periodo di nascite nel nostro condominio e un nuovo fiocco rosa fa tenerezza ma niente di più.
Alcuni vicini suonano alla porta, portano un regalino, vengono a vedere quanto son sbattuta, quanto è bella Chiara.
Per Anna c’è una folla in aeroporto, ci sono amici venuti da lontano solo per vederci atterrare e dare il benvenuto a questa nostra figlia d’Africa, ci sono tante lacrime di gioia, come mai non se ne vedono per una nascita biologica.
Ci sono gli amici che ci scortano fin sotto casa, come se in macchina trasportassimo il più prezioso dei beni.
C’è il condominio letteralmente addobbato a festa, con condòmini che mai si son sopportati che hanno lavorato insieme per prepararci un’accoglienza tutta rosa, c’è in casa un mazzo di fiori da parte di mio padre, con un biglietto che mai scorderò.
È stata una gravidanza collettiva, questa. Anna l’ho portata nel cuore per 3 anni, insieme a Stefano, a Chiara, a chi ci vuole davvero bene e che ha compreso la nostra scelta.
So che Anna non sarà mai sola, ma sarà circondata da persone sincere e che sinceramente la amano, e questo, credetemi, fa bene al cuore.
Francesca Corti
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