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05 Agosto, 2021

Arrivo di un figlio: nasce una famiglia o scoppia la coppia?

Il passaggio da coppia a famiglia è un cambiamento che richiede per tutti i neo genitori, biologici e adottivi, un importante lavoro di riorganizzazione dei compiti e soprattutto degli equilibri.
Paola D'Antonio
Mamma adottiva, medico

Per i genitori adottivi l’arrivo di un figlio ha delle peculiarità che vanno dall’età del bambino e alla storia che porta con sé, al Paese di provenienza, alle fratrie di età differenti, ai bisogni speciali, etc. Queste peculiarità come impattano sulla coppia? Ci sono strumenti utili per affrontare le difficoltà tra neo-genitori? Averne consapevolezza è sicuramente il primo passo per prendersi cura anche della coppia, oltre che dei figli.

Un nuovo equilibrio di coppia dopo l’arrivo del bambino

Mi rendo conto che lancio temi un po’ sopra le righe, qui si parla di adozione, mica di problemi di coppia… Anche perché, per poter adottare, la coppia viene scandagliata, sviscerata, vivisezionata, non sia mai ci fosse qualche angolo buio per cui il futuro figlio non vi possa trovare posto. Ma poi, dopo anni di analisi,quiz e test (qualche volta anche auto inflitti)  ARRIVA il/la desideratissimo/a pargolo/a (o anche più di uno…) e…

Scusate ma io non credo del tutto a chi dice che la coppia con l’adozione si è rafforzata, a meno che non sia nell’ottica del “quello che non uccide fortifica”: questi bambini per bene che vada sono, permettetemi i forti paragoni, sanguisughe d’amore, idrovore di attenzione, calamite di emozioni, e voi, eravate davvero così forti come vi hanno valutati gli assistenti sociali, gli Enti, i servizi segreti, pardon, sociali, italiani ed esteri?

Concedo che una parte di uomini e donne possa essere veramente emotivamente forte, ma siamo sicuri che siano adeguatamente accoppiati? Cioè che nella coppia ci sia almeno un elemento così forte da reggere l’impatto del figlio adottivo per entrambi? E se l’elemento più debole non se ne rende conto e non si fa nemmeno aiutare, tutto preso a respirare tra un’onda e l’altra dello tsunami che si è portato in casa?

A me è successo qualcosa del genere e, vi assicuro, quando ho cominciato a essere un po’ più obiettiva non sono però riuscita a quantificare i danni, visto il concomitante inizio dell’adolescenza, epoca che tutti paventano nei propri figli tranne poi ricordarsi di una propria, tutta rose e fiori, naturalmente… Tutti i conflitti interiori ed esteriori che si credeva di aver superato riemergono, meglio che dopo un intero ciclo di analisi (il costo però forse è sovrapponibile, quindi non credo di poterlo consigliare). Si capisce delle proprie debolezze più di quello che si era immaginato in tutta una vita: intanto di averle, poi di individuarle ed enumerarle (la gelosia che abbiamo provato per il fratello/la sorella più piccolo/a che hanno invaso la nostra vita, il senso di inferiorità nei confronti di un padre sempre critico, il contrasto mai sopito con la propria madre…).

E della coppia, così affiatata che era l’invidia di amici e la contentezza dei parenti, con Lei che iniziava una frase e Lui che la completava come fossero i registi Taviani, sempre a coccolarsi e a scherzare tra loro, della coppia dicevo, cosa resta?

Le divergenze di vedute sull’educazione di un figlio

Quelle che all’inizio erano solo minime divergenze di vedute, modeste deviazioni dalla linea tracciata, lievi sbandamenti dalla univocità delle scelte diventano voragini incolmabili, divari culturali/sociali/ comportamentali insormontabili, incomunicabilità inaccessibili. Lei da comprensiva diventa “troppo tenera”, lui da simpaticamente scettico a incomprensibilmente cinico, il dialogo costante e spesso ironico se non giocoso si trasforma in un mugugno raro se non un ringhio reciproco, con accuse di ogni genere che fioccano da entrambe le parti: “non sei ferma!”…”sei troppo rigido!”… “per la scuola ha bisogno di essere aiutato/a” “no, si deve responsabilizzare!” “non può vestirsi in quel modo!” “lascia che si crei il suo gusto!”, e beghe simili.

Vi riconoscete? Dite che succede anche con i figli “naturali” (perché, come noto, i nostri sono artificiali… ma questo è un altro argomento)? Ne sono convinta, ma questo tipo di contrasti nasce più gradualmente, seguendo la naturale (quella sì, dato che parte dalla nascita) crescita del pupo, e di vantaggioso c’è anche che i figli, se e quando assistono alle discussioni tra genitori, non si sentono ancora una volta rifiutati…

Io l’ho visto negli occhi di mia figlia quando era più piccola (10-11 anni, è con noi da quando ne aveva 9) e negli atteggiamenti di “schieramento” per l’uno o per l’altra di noi genitori adesso che è più grande: sicuramente ha assistito ad altre discussioni, tra chi la “cuidaba” temporaneamente (sorelle maggiori, zii o chissà chi altro…) e che poi, immancabilmente, si sbarazzava di lei passandola ad un’altra sorella, un altro zio… fino al Bienestar Familiar (i servizi sociali colombiani).

E mentre discuto soffro doppiamente, perché soffro per lei oltre che per me: io sarei una pacifica, odio discutere, finisco per far emergere il peggio di me stessa… Poi naturalmente gli sforzi si quadruplicano, perché c’è da riconciliarsi con il coniuge ma soprattutto far capire al figlio che noi ci siamo, non scappiamo, non la consegniamo a qualcun altro, e se discutiamo non lo facciamo “per colpa” sua, ma proprio perché ci preoccupiamo per lui/lei, lo facciamo per amore… e che l’amore non è sempre abbracci e coccole, qualche volta è pensieri e sacrifici, qualche altra volta è stringere i denti e andare avanti, e comunque è avere sempre nei propri pensieri chi ami…

A volte rifletto su com’era la coppia ai tempi dei nostri nonni: per mia nonna il principio era essenzialmente “darsi un pizzico sulla pancia” , cioè l’equivalente di “obbedir tacendo”, e di figli ne ha allevati sette, di cui una morta di malattia (incurabile all’epoca, curabilissima nel ricco Occidente oggi…). Molto probabilmente non avrebbe capito il motivo per cui sono arrivata all’adozione, o forse sì, già da ragazzina mi inquadrava come quella “ a cui piacciono i bambini”… Ma  ora, fortunatamente, nelle coppie non si “obbedisce”, si discute, ah, quanto si discute…

Insomma, ci sarà qualcosa che unisce, invece di dividere, la coppia adottiva?

Che cosa unisce una coppia adottiva

Sicuramente pensare che tutti gli sforzi, tutte le discussioni, tutti i battibecchi, tutte le litigate, le facciamo proprio perché siamo così tanto coinvolti da questa avventura che consiste nel far crescere il più possibile serenamente questa piccola furia che ci siamo portati in casa, e che abbiamo desiderato e sognato notte e giorno, per cui abbiamo studiato, ci siamo sottoposti a test, incontri, anche a qualche umiliazione per i più orgogliosi, praticamente l’equivalente delle prove di Ercole e di Sisifo congiunte, e, fino al fatidico arrivo, abbiamo fatto tutto INSIEME e, anche se sarà incredibile da pensare nei momenti di tempesta, lo abbiamo fatto, semplicemente, per AMORE.

E allora magari ricordiamocelo, tutto questo amore, tutte queste energie spese in funzione del SUO arrivo, eravamo in due ma volevamo così tanto essere almeno in tre, ricordiamocelo che siamo stati giovani e innamorati, ma il fine ultimo era arrivare qui, con questa bomba disinnescata che dobbiamo sforzarci di placcare, di contenere, di accudire, di far crescere il più possibile serenamente, poi se non sarà medico o ingegnere ma imbianchino o commessa pazienza, l’importante è che nella sua vita possa sorridere, magari qualche volta pensando a quei due rompiscatole che litigavano tutti i giorni, ma che in fondo, in fondo… si volevano e TI volevano bene.

Paola


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