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18 Febbraio, 2021

Parole, linguaggio e adozione

Il linguaggio dell’adozione è aggiornato ai nostri tempi?
Daniela Pazienza

Il linguaggio, prima di significare qualcosa, significa per qualcuno. (J. Lacan) Il linguaggio dell’adozione è aggiornato ai nostri tempi? Abbiamo bisogno di nuove parole per parlare di adozione? Ce ne sono di obsolete Quelle che utilizziamo hanno un significato condiviso da tutti?

Iniziamo oggi ad interrogarci con voi, scriveteci a redazione@italiaadozioni.it

Noi, generazioni di oggi, viviamo in un presente che corre veloce.  Le parole che ci accompagnano ogni giorno, però, hanno bisogno di lentezza per attraversare il tempo, la storia, la cultura, i pensieri, le emozioni.

Parole e linguaggio

Le parole possono essere piume, carezze o macigni. Le parole raggiungono i nostri pensieri e le nostre emozioni con la potenza o con la fragilità con cui ci vengono dette e con cui riusciamo ad accoglierle. Ma, i nostri pensieri, il nostro sentire possono non essere gli stessi degli altri. Anche nell’adozione ci sono parole che ricorrono spesso, che esprimono concetti e che hanno un senso comune. Altre invece, non risuonano allo stesso modo, perché  dette o percepite con i vissuti personali.

Sappiamo quanto il linguaggio sia vital nelle relazioni di ogni giorno. Sappiamo quanto il linguaggio si possa spostare su piani diversi all’interno di una discussione. Sappiamo anche quanto il dominio di un linguaggio possa essere importante nella comunicazione. A volte, può sembrare più semplice usare una parola o un’altra all’interno di un discorso, di un concetto quando, ad esempio, si usa un linguaggio convenzionale nei vari ambiti.

Diritto, scienza, società: linguaggio riferito a genitori e figli

Nel nostro Codice Civile, prima della riforma del diritto di famiglia del 1975, le parole che hanno trovato spazio per definire un figlio nato fuori dal matrimonio e non legalmente riconosciuto sono state illegittimo, naturale. Dobbiamo arrivare fino al nuovo millennio, all’anno 2012(1) per vedere la completa equiparazione tra i figli nati fuori dal matrimonio e quelli nati nel matrimonio, ma è nell’anno 2013(2) che è stata dichiarata la fine della discriminazione tra i figli nati fuori dal matrimonio, i figli nati nel matrimonio e i figli adottati: tutti semplicemente figli. Unica parola densa di significati.

Questo processo ha valorizzato, muovendosi nell’affettività, il rispetto della dimensione privata della famiglia e il cambiamento sociale e culturale che è stato  recepito dalle norme. In questo senso, dobbiamo pensare ai motivi che, nel passato, portavano ad adottare, legittimando con una norma un legame che assicurasse la successione, quando non c’erano eredi legittimi, o che permettesse di tramandare il nome della famiglia. La dimensione pubblica della famiglia aveva un grande peso nella società.

L’evoluzione storico – sociale – culturale della famiglia ha portato, invece, a dare sempre più importanza ai sentimenti, alle relazioni, agli affetti che legano i suoi membri. Con essa, anche l’adozione è cambiata nel tempo insieme alle parole che l’accompagnano.

Abbiamo visto come l’avanzare della scienza nella cura della sterilità e/o infertilità con la Procreazione medicalmente assistita (PMA) ha portato l’esigenza di ampliare le definizioni del figlio e soprattutto dei genitori: il figlio è stato definito il nato mentre i genitori come madre genetica, madre sociale, padre genetico, padre sociale. E, i nati con la PMA, vengono riconosciuti figli della coppia che ha espresso la volontà di ricorrere all’applicazione delle tecniche della fecondazione assistista(3).

Ancora: le circolari applicative dell’INPS delle norme di riferimento(4) dei permessi e dei congedi dei genitori adottivi o affidatari per la cura dei figli – in riconoscimento al diritto del figlio alla cura  da parte di entrambi i genitori non solo per i bisogni fisiologici, ma anche affettivi e relazionali indispensabili durante la sua crescita – riportano la definizione di  madre biologica per distinguerla dalla madre adottiva affidataria finalizzata ad equiparare, per analogia, il giorno della nascita di un figlio partorito, al giorno dell’ingresso in famiglia di un figlio adottato o affidato.

Narrazione, creatività: linguaggio figurato

Quando entriamo nella  narrazione, nel racconto, invece,  le parole che cerchiamo, sono quelle che hanno attraversato la nostra vita, le nostre esperienze e le abbiamo interiorizzate, perché  legate alle nostre emozioni. Le parole, le  espressioni ci arrivano dopo aver attraversato il tempo, la storia, le culture formando quella che pensiamo come una memoria comune per facilitare la comunicazione e la condivisione. Ma, il bisogno di raccontarci ci dona la possibilità di giocare con le parole, con le metafore che ci piacciono di più e condividerle con gli altri, impegnandoci  in una continua ricerca di  nuove chiavi di lettura.

E nell’adozione?

Possiamo dire che per l’adozione abbiamo costruito  parole chiave uguali per tutti quando entriamo nelle emozioni, nella narrazione, nei vissuti?

Madre naturale, madre biologica, padre naturale, padre biologico,  figlio naturale, figlio biologico mamma di cuore, mamma di pancia, figli del cuore, papà di cuore, genitori veri, etc. sono  parole, espressioni che ricorrono spesso nell’adozione. Possiamo aggiungerne altre? Sicuramente si,  ricordando sempre che dietro quelle parole, quelle espressioni ci sono vissuti, pensieri condivisi da chi vive l’adozione.

L’adozione, con i tanti significati che porta con sé, non sempre trova accesso al linguaggio dell’immaginario collettivo, a quello delle persone con cui ci relazioniamo ogni giorno. A ciò, sicuramente ha contribuito proprio il  passaggio delle parole  nel tempo e nella storia, nella cultura dell’adozione restandone contaminata. Ma, il significato assunto nel passato potrebbe non rispecchiare più, forse in parte o pienamente, la realtà del presente. E, a questo proposito, mi vengono in mente i film di ieri, dai film muti ai melodrammi degli anni ’40, 50 fino alle fiction di oggi, oppure i romanzi, le fiabe, etc.: ponendo questi film, romanzi e fiabe in ordine cronologico, non possiamo non cogliere la trasformazione del modo di sentire e accogliere l’adozione, trovando spazio nella creatività per raccontare la vita, le emozioni, la realtà.

Le  parole dell’adozione nel tempo

Senza andare troppo lontano nel corso della storia e immaginando una linea del tempo lunga almeno un secolo, quello più vicino a noi, che poi è  il ‘900 appena passato, dove l’attenzione e le azioni a favore dell’infanzia sono cresciute moltissimo, possiamo capire quanto il trascorre degli anni e della vita riescano a dare valori e significati alle parole, al linguaggio, alla cultura anche dell’adozione. Certamente la tecnologia ha velocizzato tantissimo tutto questo processo che però non ha lo stesso ritmo dalla nostra interiorità: ogni generazione è figlia del suo tempo, della sua storia e della sua cultura, ma l’interiorità di ognuno ha un suo tempo e un suo modo di procedere personale, molto personale.

Cambiamenti che nel tempo hanno posto al centro i bisogni dei bambini, il loro diritto a crescere in una famiglia, alla cura, ad essere amati. Bisogni e desideri che i bambini esprimono con il loro linguaggio, quello del corpo, delle mente, delle emozioni  e che noi genitori impariamo da loro. Cambiamenti, seguiti, studiati, analizzati dal punto di vista della società, nell’ambito della pedagogia, della psicologia e non solo, via via anche regolamentati.

Le parole arrivate sino a noi, generazioni di questo “pezzo” di storia, le parole di ogni giorno, si muovono, camminano, intrecciano insieme a noi, nel nostro presente, la linea del tempo, della storia, della cultura, gettando fili nel futuro, portando con sé e liberandosi  allo stesso tempo, delle contaminazioni senza perdere le proprie radici, la propria essenza, affinché le prossime generazioni possano riconoscerle. E, nel futuro, chi ci succederà, le contaminerà ancora. Anche quelle dell’adozione.

Daniela Pazienza

1) Legge del 19 dicembre 2012 n. 219  Disposizioni in materia di riconoscimento dei figli naturali.
2) Decreto Legislativo del  28 dicembre 2013, n. 154  Revisione delle disposizioni vigenti in materia di filiazione.
3) Legge 19 febbraio 2004, n. 40 e successive modificazioni.Norme in materia di procreazione medicalmente assistita.
4) Decreto Legislativo del 26 marzo 2001 n. 151  e successive modificazioni Testo unico 

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