
Il questionario è stato ideato dal Comitato Scientifico nominato da ItaliaAdozioni APS, composto dal Dott. Albizzati (Direttore dei Poli Territoriali UONPIA dell’ASST Santi Paolo e Carlo), dalla Dott.ssa Bodini (Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto IMATI), dal Prof. Marco Erba (docente di Lettere presso il Liceo Scientifico Casiraghi di Cinisello Balsamo e scrittore) e dalla Dott.ssa Giusi Sellitto (neuropsichiatra dell’ASST Santi Paolo e Carlo), con lo scopo di far esprimere direttamente gli studenti delle scuole secondarie superiori sulla loro speranza nel futuro e, quindi, sentite le loro voci, ideare la giornata del 26 novembre.
Il questionario è composto da 4 sezioni: Il tuo rapporto con il futuro, Parlaci di te, I tuoi rapporti con amici, familiari e internet, Il tuo rapporto con la scuola, per un totale di 46 domande chiuse e una domanda aperta su quale sia il tuo più grande desiderio. Il questionario non raccoglie dati identificativi o sensibili, le domande sono state formulate in modo da ridurre al minimo il rischio di reidentificazione e i dati verranno presentati solo in forma aggregata.
Il questionario è stato implementato tramite Google form ed il link inviato ai Dirigenti Scolastici delle scuole secondarie superiori di Milano e provincia nella seconda metà di maggio 2022 con il patrocinio del Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza di Regione Lombardia. L’associazione si è, inoltre, rivolta direttamente ai docenti con cui è in contatto per sensibilizzarli sull’iniziativa. Al termine della compilazione (4 agosto) sono stati raccolti 363 questionari validi, in forma anonima.
I rispondenti sono in maggioranza ragazze (60%), il 48% di loro ha tra i 16 ed i 17 anni, per il 95% frequenta un liceo, il 70% vive fuori Milano, in larga maggioranza (86%) in famiglie composte da altre 2-4 persone, il 95% è di nazionalità italiana. Nel seguito si presentano alcuni risultati dell’analisi preliminare dei dati raccolti.
I giovani e la scuola
Solo il 22% dei rispondenti ha dichiarato di avere una motivazione bassa o molto bassa nei confronti della scuola, mentre il 35% ha risposto di avere una motivazione alta o molto alta. Oltre il 75% ha dichiarato di avere un rapporto positivo o molto positivo con i docenti, e solo una quota minima (4%) ha dichiarato di avere un rapporto negativo o molto negativo. Quasi il 20% riporta indifferenza nei rapporti. Dal campione emerge un sostanziale riconoscimento della competenza degli insegnanti, con il 41% dei rispondenti che ritiene che i propri insegnanti siano nel complesso abbastanza competenti, ed il 42% che li ritiene molto o completamente competenti mentre solo il 17% poco o per nulla competenti. Ma se per il 37% dei soggetti i propri insegnanti sono anche un riferimento educativo, almeno abbastanza, il 45% ritiene che lo siano poco o per nulla.
I giovani e gli affetti
Nel caso di eventi spiacevoli, il punto di riferimento per confidarsi è per la larga maggioranza dei rispondenti uno degli affetti più vicini: la scelta più frequente, con il 71% delle preferenze, è un amico o un compagno di scuola, seguito da un genitore o un tutore col 46% delle preferenze. Ma una quota di poco superiore al 30% del campione dichiara, tra le sue scelte, anche quella di non confidarsi con nessuno. Per il 13% del campione, non confidarsi con nessuno è l’unica scelta riportata. Inoltre, il 37% dei rispondenti non ha incluso nessun adulto o familiare tra le tre scelte che aveva a disposizione. Adulti al di fuori dalla famiglia raccolgono non più del 10% dei consensi. In particolare, solo l’8% dei rispondenti include uno psicologo tra le proprie scelte. Rispetto ai servizi di supporto psicologico, il 29% del campione non crede di averne bisogno, a cui si aggiunge un 12% che ritiene che andare dallo psicologo non faccia al caso suo. Queste sono le opzioni più scelte tra i maschi. E se circa il 27% del campione, invece, si è rivolto a questi servizi o prima o durante la pandemia, il 31% non l’ha mai fatto ma avrebbe voluto o vorrebbe farlo e sono soprattutto le ragazze a dare questa risposta. Questi dati testimoniano, quindi, la rilevanza dei tanti allarmi lanciati a scala mondiale sulla necessità urgente di prendersi cura della salute mentale degli adolescenti, che se prima della pandemia era già oggetto di preoccupazione crescente, dopo di allora si è trasformata in una vera e propria crisi[1],[2]. Una crisi da cui i ragazzi italiani non sono esenti, come riportato anche dalla Società Italiana di Pediatria in un monitoraggio condotto in 9 regioni italiane nel periodo marzo 2020-marzo 2021 e che rivela come a fronte di un calo degli accessi totali degli under 18 ai Pronto Soccorso (-48%), prevalentemente a causa della paura dei contagi, gli accessi per patologie di interesse neuropsichiatrico sono aumentati dell’84% rispetto al periodo pre-pandemico (marzo 2019/marzo 2020)[3].
Il dato raccolto nel nostro campione colpisce ancora di più considerato che, mediamente, si tratta di studenti che dichiarano di avere rapporti prevalentemente buoni o ottimi con i coetanei al di fuori dalla scuola (55%), con i compagni di scuola (59%) e soprattutto con i familiari (62,5%). Non si può ignorare, tuttavia, che il 16% dichiara di avere rapporti difficili o anche assenti con i familiari ed il 18% con i coetanei fuori dalla scuola.
I giovani e la percezione del malessere giovanile.
L’esistenza di un diffuso malessere (psicologico, sociale, ecc.) tra i giovani è riconosciuta, in diversa misura, dalla quasi totalità del campione: solo il 4% degli studenti o non ha mai sentito parlare del problema o ritiene che non sia reale. E sono soprattutto le ragazze ad indicare che c’è molto malessere. Il questionario indagava, quindi, in un elenco di istituzioni, quanto i ragazzi ritenessero ciascuna responsabile di tale malessere e, per converso, quanto ciascuna potesse contribuire a ridurlo.
La Figura 1 mostra come i social media, la scuola e in misura un poco minore la famiglia siano le istituzioni che sono ritenute contribuire molto o moltissimo al malessere giovanile, mentre i media, la classe politica, le istituzioni religiose e le associazioni giovanili sono ritenute dare poco o nullo contributo. La famiglia e la scuola sono anche le istituzioni che molto o moltissimo potrebbero contribuire a ridurre il malessere, insieme alle associazioni giovanili.






Quando poi abbiamo chiesto agli studenti di votare alcune iniziative proposte per ridurre il malessere giovanile, nessuna ha raccolto spiccatamente più consenso delle altre, come mostrato in Figura 2.



I giovani e la speranza nel futuro.
Complessivamente, il 61% del campione dichiara di avere una qualche speranza nel futuro (da abbastanza, 39%, a molta, 17% a moltissima, 5%), mentre il 32% dichiara di averne poca, e il 4% addirittura nessuna. E questa visione è condivisa tra studenti e studentesse. Il 71% del campione si immagina a 30 anni con un lavoro stabile, ma il 31% si vede all’estero. Il 14%, invece, si immagina ancora in cerca di lavoro o con un lavoro precario, in Italia o all’estero, mentre il 15% non sa immaginarsi con riferimento al mondo del lavoro. Con riferimento ai propri modelli di ispirazione, il 31% del campione si vede a 30 anni come gli adulti della propria famiglia, genitori prevalentemente ma anche fratelli più grandi. Ed una quota solo di poco inferiore, il 27%, si ispira a un personaggio di successo. Tuttavia, il 34% di rispondenti non si sa immaginare.
Qual è il tuo più grande desiderio?
A questa domanda aperta ha risposto circa il 75% del campione. Sono state analizzate 274 risposte date dagli studenti, usando strumenti di elaborazione del linguaggio naturale. Una preliminare sentiment analysis mostra che prevalgono sentimenti di positività (75%), come ci si aspettava, almeno in parte, dai dati fin qui presentati. Tuttavia, il 25% dei rispondenti ha usato termini che fanno riferimento alla sfera della tristezza, il 7% della paura ed il 5% della rabbia.
Interessati a capire come gli studenti descrivono i loro desideri, abbiamo effettuato una serie di analisi per identificare le parole più utilizzate o più significative: abbiamo applicato algoritmi per l’estrazione di termini che soddisfano diversi criteri quali la categoria grammaticale (ad esempio, nomi, aggettivi, verbi, …) o la frequenza delle parole, singole o composte, che appaiono frequentemente: ad esempio, “vita” o “famiglia felice”.
La Figura 3 mostra alcuni risultati ottenuti attraverso word cloud, uno strumento di visualizzazione semplice ed efficace.



[1] Racine N, McArthur BA, Cooke JE, Eirich R, Zhu J, Madigan S. Global Prevalence of Depressive and Anxiety Symptoms in Children and Adolescents During COVID-19: A Meta-analysis. JAMA Pediatr. 2021;175(11):1142–1150. doi:10.1001/jamapediatrics.2021.248
[2] United Nations Children’s Fund, The State of the World’s Children 2021: On My Mind – Promoting, protecting and caring for children’s mental health, UNICEF, New York, October 2021
[3] Società Italiana di Pediatria, Nell’ultimo anno aumentati dell’84% gli accessi di minori al pronto soccorso per disturbi neuropsichiatrici (ultimo accesso 11 dicembre 2022).
Antonella Bodini (CNR-IMATI), Isabella Gagliardi (CNR-IMATI), Giuseppe Ponzini (CNR-IRPSS)
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