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01 Ottobre, 2020

Problemi sanitari

Fondamentale un'opportuna accoglienza sanitaria del bambino adottato all’estero
Paola Sgaramella
Pediatra ospedaliera, con plurime esperienze di assistenza sanitaria in paesi in via di sviluppo (Sry-Lanka, Brasile, Colombia, Haiti, Mozambico, Uganda).

I bambini provenienti dall’Europa dell’Est e dall’America Latina sono sempre più grandi di età o bisognosi di cure. Si sono aperte nuove frontiere per l’adozione in Africa e in Asia (Nepal, Cambogia, Vietnam, Corea e Cina).

Nuovi Paesi di provenienza comportano la necessità di riconfrontarsi con diversi stili di vita, culture e tradizioni; dal punto di vista sanitario, la possibilità di patologie non diagnosticate nel Paese d’origine, di difficile diagnosi perché molto rare in Italia o attualmente scomparse.

Per questi motivi è particolarmente importante che i Centri di Riferimento per l’accoglienza sanitaria al bambino adottato all’estero, incrementino la loro attività di assistenza specialistica, studio, ricerca e formazione, lavorando “in rete” tra loro e in collaborazione con la Commissione Adozioni Internazionali. Altrettanto importante è la stretta collaborazione con i pediatri di famiglia, gli Enti autorizzati, i Servizi sociali territoriali e la Scuola al fine di sostenere in particolare il bambino malato e la sua famiglia, strategia insostituibile per il buon esito dell’adozione.

Focus della prima visita medica

Il bambino all’arrivo in Italia, dovrà essere sottoposto, appena lo si riterrà opportuno, ad una accurata visita medica nel corso della quale verranno valutati i seguenti parametri:

  • Peso e altezza: i parametri andranno riportati sulle curve di crescita del Paese di provenienza
  • Circonferenza cranica
  • BMI
  • Stato nutrizionale
  • Valutazione di visus ed udito mediante visite specialistiche
  • Valutazione dello sviluppo psicomotorio: nella valutazione ovviamente dovrà essere tenuto in considerazione la diversità della lingua e quindi andrà ripetuta dopo un ragionevole periodo di tempo (non standardizzabile in quanto influenzato da troppe variabili).

Un cenno particolare merita la sindrome feto-alcolica, una malattia congenita che interessa i bambini nati da donne che in gravidanza hanno assunto dose eccessive di alcool. Esistono quadri clinici variabili. Si osserva in molti bambini provenienti dall’Est-Europeo (in particolare Russia, Polonia ed Ucraina) dove l’etilismo rappresenta tutt’ora un grave problema medico e sociale.

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