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27 Ottobre, 2020

Ricerca delle origini: “Dopo il viaggio ho scoperto il mio posto nel mondo”

Il ritorno nella terra che l'ha vista nascere come tappa per una nuova consapevolezza: una giovane donna adottata si racconta.
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Non tutti gli adottati intraprendono la propria ricerca delle origini. Ad alcuni basta ritrovare il proprio paese. Ad altri serve un confronto più vicino con la famiglia biologica. Questa testimonianza parla del ritorno in India.

Sensazioni di abbandono da piccola …

Sono stata adottata che avevo due anni, perciò della terra in cui sono nata non ho mai avuto ricordi delineati e concreti ma sensazioni si, da qualche parte nella memoria c’è l’idea di essere stata abbracciata e di aver avuto uno sguardo amorevole su di me, non il ricordo dell’abbandono ma l’emozione violenta di uno strappo doloroso; i miei primi ricordi reali sono legati alla nuova vita, alla famiglia che mi ha accolta con entusiasmo e amore e per i primi tempi questo è stato sufficiente: cercavo amore e avevo trovato chi me lo regalava.

… tante domande da grande

Crescendo però si sono fatti avanti molti interrogativi, chi sono? Da dove vengo? Chi erano i miei genitori? E, soprattutto, perché mi hanno lasciata?

Perché ho deciso di tornare in India

Insieme a queste domande nasceva anche la curiosità di vedere la mia terra, annusarne l’odore nella speranza di riconoscere un luogo familiare. Così, dopo anni di arrovellamenti io e i miei genitori partimmo alla volta dell’India con altre famiglie adottive e con il supporto dell’associazione con cui son stata adottata.

Prima del giorno della partenza ricordo solo un groviglio impenetrabile di sentimenti contrastanti, curiosità, timore, entusiasmo e paura. Ricordo anche che non riuscivo affatto a condividere tutto ciò con la mia famiglia, in un certo modo mi sentivo l’unica coinvolta, andavamo a vedere la mia terra, erano i miei pensieri e con l’ingenuo egocentrismo degli adolescenti pensavo legittimo tagliare fuori chiunque da riflessioni ed emozioni che immaginavo solo mie. Durante il viaggio però si creò un legame profondissimo con alcune delle ragazze che come me intraprendevano il loro ritorno in India e il continuo confronto che avevamo alleviava un poco il senso di profondo spaesamento che mi aveva colto e che non riuscivo ad ammettere neanche a me stessa. Quel viaggio fu un turbinio di colori, odori , sensazioni ed emozioni da cui mi lasciai travolgere, abbandonai molte certezze e non ebbi le risposte che cercavo o almeno non sotto la forma in cui avevo fantasticato di trovarle.

La rielaborazione del viaggio di ritorno

Dopo quasi tre settimane tornammo in Italia e fu solo allora che ebbe inizio la mia rielaborazione. Tornando alla vita reale mi trovai davanti ad una sensazione di inadeguatezza che negli anni era rimasta sopita, complice involontaria una famiglia amorevole che con le migliori intenzioni pensava forse di poter supplire al vuoto lasciato anni prima. Per la prima volta ammettevo di sentirmi fuori posto, troppo italiana per essere indiana e troppo indiana per essere italiana, nessun senso di profonda e confortante appartenenza, non una storia comune da raccontare e pochissime persone a cui confessare i miei pensieri senza il timore di ferire e mettere in dubbio l’affetto che invece per me non era in discussione.

Con gli anni i nodi si sono sciolti, le domande non sono diventate risposte ma sono sfumate in una più completa consapevolezza che la realtà è più articolata e complessa di quanto possa immaginare un’adolescente in cerca di sicurezza, ed insieme agli interrogativi, allora così imprescindibili, sono scivolate via le colpe, nell’illuminante quanto semplice scoperta del fatto che di colpa non si può parlare quanto invece di situazioni contingenti e di emozioni che per quanto lontane geograficamente sono comprensibili in termini di umanità.
E la mancanza di definizione? Il senso di non appartenenza? Sono rimasti, ma si sono trasformati e, da peso qual’era, la mia assenza di radici è diventata una spinta per vivere la mia vita consapevole di una ricchezza in più che mi accompagna e mi ricorda che in realtà il mio posto l’ho trovato: in limite, sul confine.

Devi Vettori

Figlia adottiva arrivata dall’India anni fa, una grande passione per le storie e racconti di vita che sto trasformando in un lavoro sempre più concreto coltivando così la mia passione per la letteratura che mi ha fatto laureare al D.A.M.S. qualche anno fa. Crescendo mi sono tenuta vicino al mondo dell’adozione che ho affrontato in modo più strutturato durante i miei studi di antropologia culturale e di cui continuo ad osservare le mutazioni con crescente interesse.

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