
Prima di leggere questa riflessione riguardante la ricerca delle origini, che Jeena Cuciniello condivide con tutti noi, guarda il cortometraggio “In contatto“, in cui il regista Andrea Penzo ha raccontato la ricerca di Jeena con poesia.
L’adozione è un atto di coraggio. È una fortuna, è un’opportunità, è un enorme gesto d’amore. L’adozione è difficile da comprendere, la devi vivere.
Sono stata adottata quando avevo 2 anni e mezzo e ci ho messo molto per raggiungere un certo tipo di consapevolezza: è stato un percorso difficile, ma ho avuto una grande soddisfazione.
Quando sei un ragazzo adottato, per quanto tu possa sempre essere circondato da persone che ti vogliono bene, ti senti solo. La solitudine è presente fin da quando entri in una nuova casa, vedi nuovi volti e tanti sorrisi.
Nessuno è come te, nessuno è nella tua stessa situazione, nessuno capisce quello che provi, spesso la diversità te la fanno pesare e hai tante domande senza risposta. Ti chiedi perché sei stato catapultato in una realtà che dal principio non era la tua. Il desiderio di capire cosa è successo prima, quando ancora eri nella tua terra d’origine, spesso si tramuta in disinteresse. A molti ragazzi non importa più sapere da dove vengono e chi sono i genitori biologici. La verità è che ognuno di noi ha il proprio modo di elaborare il trauma inziale, perché bisogna ricordarsi che i ragazzi che vengono adottati subiscono uno shock, consapevole o meno, che si portano dentro al cuore.
Mi dispiace ogni volta che sento che un ragazzo adottato ha avuto gravi problemi, causati da scelte sbagliate, ma sentirsi quasi sempre differenti, alle volte in debito con chi ti ha cresciuto, caricati di responsabilità troppo grandi per l’età che si ha, sono elementi che spesso vengono sottovalutati. Per un ragazzo che si sente solo, è difficile da sopportare. Nessun tipo di gesto è giustificabile, ma da comprendere: non è semplice capire che sei nel posto giusto nel momento giusto, quando ti senti sempre fuori luogo.
Una delle cose più importanti che ho capito nel mio percorso è che noi ragazzi adottati dobbiamo accettare il nostro passato, senza però disinteressarcene. Bello o brutto che sia, è parte di noi. Possiamo voler bene o meno ai nostri genitori biologici, ma è anche grazie a loro che esistiamo, e la vita è davvero stupenda.
D’altro lato dovremmo essere felici di avere come genitori due persone che con tanto coraggio e forza hanno deciso di includerci nel loro nucleo famigliare. Perché sono degli eroi. Hanno deciso di crescere dei bambini che non conoscevano, hanno deciso di renderci parte di una famiglia che non avremmo potuto avere. L’amore tra genitori e figli è una delle forme di amore più grande che una persona possa provare, noi non lo potevamo avere, ma dobbiamo lasciarci andare, fidarci e costruire una relazione insieme a loro.
L’adozione è un’occasione che ci viene offerta, è la nostra possibilità di poterci risollevare da una situazione che quasi di sicuro non ci avrebbe permesso di aspirare a qualcosa di grande; è il destino, la vita, che ci sta dicendo:”Hey…proprio tu…non ti sto lasciando”. Pensate a quanti altri vorrebbero ciò che abbiamo noi ora: siamo stati fortunati. E’ importante capirlo e farlo capire.
L’adozione è la seconda possibilità che ci apre strade che mai avremmo potuto esplorare.
Jeena Cucciniello
Un ringraziamento va al prof. Maurizio Corte e alla sua ospite Roberta Cellore, che è venuta a presentare il libro “Cara Adozione” e senza la quale non avrei avuto la possibilità di scrivere questa riflessione.
ItaliaAdozioni ringrazia il regista Andrea Penzo che ci ha concesso la divulgazione del film “In Contatto“.
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