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19 Giugno, 2021

Storie di mamme adottive. Madre in difficoltà

La lettera di una donna diventata mamma adottiva all’età di 40 anni. Quando si forma la nuova famiglia, sia per i figli che per i genitori, insieme alle tante gioie ci sono alcune fatiche da sostenere.
Roberta Cellore
Mamma adottiva, curatrice del libro “Cara adozione”
madre in difficoltà

Adozione di una bambina grande: anche l’età della madre conta

Diventare madre a 40 anni. Diventare madre a 40 anni di una bambina di 10. Diventare madre a 40 di una bambina di 10 che viene da un altro continente. Credo che in queste tre affermazioni sia racchiusa parte della difficoltà iniziale dell’adozione.

Diventare madri a 40 anni richiede un notevole sforzo. Sono da sempre perplessa di fronte alle tecniche di inseminazione artificiale sperimentate su donne ultra cinquantenni. Reputo che avere un figlio in quel modo sia la cosa meno difficile se la si compara con il dovere di educarlo poi. La vita vera, a questo riguardo, è severa e l’età, a mio avviso, conta.

I 40 anni per una donna (ma credo anche per un uomo) sono un periodo delicato. C’è il resoconto sulla giovinezza che se ne va, con il lascito di soddisfazioni ma anche profonde delusioni. C’è così la voglia di cambiare ritmo, movimentando le giornate con delle novità e dare loro un nuovo significato.

L’arrivo di un figlio potrebbe ben inserirsi in questa ventata di ricerca di nuovi interessi e significati se solo si è a un buon punto nell’elaborazione della sterilità di coppia. Il compimento finale di tale processo, per come ho vissuto io quest’esperienza, si ha nel prosieguo del percorso adottivo.

Arriva il giorno in cui ti accorgi di avere il giusto distacco da questo dolore e lo guardi senza preoccupartene. Inoltre, superati i 40 anni le energie diminuiscono e il fisico subisce degli sbalzi ormonali e metabolici in preparazione della menopausa. Condizione non facile per chi si appresta a crescere figli adolescenti.

L’arrivo di una bimba di 10 anni è stata una grande gioia e sfida per me. Non potrò mai dimenticare la sua vocina timida dall’altra parte del mondo in quell’assolato giorno di aprile!

L’impegno fisico e psicologico di un’adozione per una madre e per una figlia

L’arrivo fisico in famiglia, però, è stato entusiasmante ma anche stressante. L’avvicinamento graduale, i ritmi della scuola, l’osservazione del suo comportamento per capire qualcosa di più delle sue abitudini e reazioni, l’inserimento nel gruppo dei coetanei, tempo ordinario o tempo pieno? Feste di compleanno dei compagni a volte sfarzosi che stridevano con il nostro modo di vivere e soprattutto con il mondo da cui lei veniva. Curiosità dei vicini? Le mamme che parlano di meritocrazia a scuola e di voti scolastici come se fossero l’unico mezzo per dare un valore ai loro figli…

Tutte queste cose, e mi sono limitata a quelle elementari, io non le sapevo!

Una bambina di 10 anni ha il suo mondo, i suoi ricordi che pian piano riaffiorano e non sempre sono piacevoli. Ti scontri con una realtà diversa dalla tua, un’infanzia lasciata a se stessa, scandita dai pasti quotidiani e dalle feste annuali, ma sempre spersonalizzate. Mia figlia non aveva mai festeggiato il suo compleanno, non sapeva di averne uno.

Poi, la diversa cultura. La pelle non è come quella dei suoi compagni e alcuni glielo fanno notare. Non ha le scarpe di marca, a lei non gliene frega niente, ma glielo fanno notare. Non è andata in vacanza sul Mar Rosso e glielo fanno notare. Non conosce la canzone dei Puffi o il cartone animato dell’ultima ora e glielo fanno notare…

Per noi sono cavolate, ma per una bimba spaesata, bombardata dal luccichìo della nostra città, lei che viene dalla campagna dove i ritmi seguono il sole e le stagioni… ebbene, pensateci un po’, voi come vi sentireste? All’inizio a lei dava fastidio il rumore della ventola della cucina che assorbe gli odori e l’asciugacapelli non l’ha mai adoperato per lo stesso motivo. In tutta questa confusione e novità, non era mai sulla stessa linea di partenza degli altri compagni (due anni indietro a scuola, un anno indietro a catechismo, giusta agli scout… finalmente!), sempre un attimo indietro.

Informazioni sull’adozione necessarie per le mamme 

Credo che queste cose vadano dette. La sua fatica è anche la nostra, perché noi siamo la sua famiglia. Diciamolo con il cuore in mano: la gioia è grande, ma l’impegno pure.

Quando un conoscente se ne esce con la frase di rito: “Che bravi che siete!”, all’inizio ci infastidiva, adesso mio marito, candido, risponde: “Sì siamo proprio bravi, ma nostra figlia lo è di più. Ognuno di noi ha una specializzazione in bravura.” Loro non capiscono, noi ci divertiamo a guardare le loro facce perplesse.

Ieri sera ho visto un film di Cristina Comencini del 2011: “Quando la notte”. Parla di maternità. Le protagoniste sono mamme biologiche, mamme in difficoltà a crescere i loro figli. Ne derivano azioni inconsulte dettate dalla fatica e dalla mancanza di empatia delle persone attorno, con le quali non si possono dire certe cose, perché rischi di essere catalogata mamma inadeguata. C’è una frase del film che mi ha colpita e che dice una grande verità: “Ma se è così difficile essere madri, perché nessuno lo dice?”

Con questa testimonianza che nasce dalla mia esperienza di mamma adottiva, e quindi, tengo a precisare, è solo un punto di vista parziale, vorrei contribuire a spezzare questo silenzio perché le mamme in difficoltà non si sentano sole.

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