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31 Luglio, 2021

Storie di una mamma adottiva: “Senza stupore che vita è!”

Momenti, brevi ma intensi, ricordi di vita vissuta. Una mamma si racconta.
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Riconoscersi, guardarsi e osservarsi. Sorprendersi. Sorpresa, sì è una delle nostre emozioni umane, tra tutte quella meno glam. Infatti siamo sempre spinti dalla ricerca della felicità e poco ci accorgiamo che senza la miccia dello stupore la vita non si accende. Eppure la sorpresa ci porta un messaggio particolare, ci dice: cosa è inatteso? Cosa non osiamo sperare? Invece ci è data la possibilità per scorgerla nel nostro animo, ma ci è chiesto di farci piccoli e fragili ovvero spogliarci di obiettivi e pretese, rinforzi e difese. Allora, solo allora, quando tutto può accadere e nulla ci aspettiamo, arriverà lo stupore e subito giungerà gioia piena e luce di speranza.

La mamma non è invincibile

Il ditino sale poi scende, risale e subito scappa… Eppure non scotta… anche se abbiamo ancora tutte e due qualche linea di febbre.

Ricordo benissimo la mia ultima influenza, anzi direi l’ecatombe familiare di qualche inverno fa. La prima a soccombere è nostra figlia maggiore, poi papà, Anna è la terza e, dopo averne soccorsi tre in una settimana con varie e variopinte forme derivate di sintomi e acciacchi, quando sembra che si possa cantar vittoria, arriva il mio turno.

“È sì questa sera proprio non riesco a preparare la minestra” dico con voce sconsolata guardando il mercurio che nel giro di mezz’ora è salito a 38 e mi lascio accogliere dal divano, l’idea di rimanere in cucina forse è la scusa per non andare di là e infilarmi a letto tutta sola. Che Anna abbia visto il mio sguardo rassegnato e languido da mamma febbricitante?! Si avvicina e si intrufola come un gattino sotto la copertina blu e la mia spalla, poi sbuca col suo visetto ancora segnato dalla alta temperatura che non l’ha mollata per tre giorni, gli occhioni sembrano ancora più lucidi e il nero delle iridi si fonde con quello delle pupille ed il contrasto con lo sfondo delle cornee li rende profondissimi.

Ma ecco che dal lembo della copertina, corta per due, sbuca la sua manina color del cioccolato al latte -come si definisce lei- ed un ditino incerto, ma spigliato si fa vicino al mio occhio.

Questione di impercettibili istanti in cui febbre e attesa si mescolano e mi ritrovo con quel ditino impertinente attorno al naso poi come a inseguire un filo sul mio volto, lo sento scorrere sul mio occhio destro, chiuso giusto in tempo. Non so decidermi: devo aspettarmi uno dei suoi dispetti oppure ….

Istanti profondi di stupore allorché in uno sprazzo di lucidità mi rendo conto che Anna sta poco a poco “leggendo il mio viso”.

L’attesa così intensa verso il suo prossimo movimento sospende un accenno di lacrima che dondola, ma non scende, forse per lasciare tutto lo spazio della mia guancia pronto per una nuova puntigliosa ispezione. Per un attimo mi coglie la voglia di una parola ma, mentre le labbra si aprono, la lingua resta lì e non mi esce un fiato.

La stanchezza e i limiti di una madre

Il viso di Anna è tutto sguardo! Talmente intenso da far sembrare i suoi occhi smisurati, anche le sopracciglia si sono arcuate per lasciarli liberi di scrutare. Eppure sembra non guardino me, ma sentano la mia anima dire: “Sei una meraviglia e lo stupore che stai sentendo esplodere in te desta in me la mia maternità”. Mi stai riconoscendo finalmente! Da tempo ti sei preparata e mi hai forgiato con ogni astuzia infantile per capire fino a quale punto mi sarei spinta pur di riprenderti, sempre. Ora hai compreso che la tua mamma ha un punto di resa: si chiama salute, oltre quel punto può solo lasciarsi avvicinare e toccare senza aver la forza per ricambiare. Hai trovato la fragilità e in questa mia verità stai trovando tutto il tuo spazio. Hai ritrovato in me una parte che somiglia davvero tanto a quella tua: ferita, sola e stanca di lottare contro.

Da ora sappiamo entrambe che saremo più simili che differenti.

Il tuo nasino sarà sempre il mio cioccolatino preferito ed i miei occhi il tuo specchio trasparente.

Rimetto la foto che ci ha colto in questo magico stupore al suo posto, tra i ricordi che apparterranno ad Anna quando crescerà, ancora …

E penso: “Gianluca, amore mio, forse hai capito che quella sera la minestra poteva attendere, mentre quello che stava accadendo nell’intimo di Anna e l’estasi tra noi, no. Grazie per questa foto memorabile che a guardarla viene solo da dire: senza stupore che vita è!”.

Mamma Maria Antonietta 


Della stessa autrice leggi anche: Storie di mamme adottive: “I tre bottoni blu” e Sos mamma: ho preso un brutto voto a scuola

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