Condividi
25 Settembre, 2022

Una relazione alla luce del sole

La relazione, voluta e cercata, con la mamma di nascita nel tempo si complica ma lo sguardo di figlia è rivolto alle emozioni positive vissute
ItaliaAdozioni
insieme a favore di una migliore cultura dell'Adozione e dell'Affido

Monica Bresciano, dopo aver incontrato la madre di nascita e averla frequentata in segreto (articolo precedente), decide di uscire allo scoperto.

Le relazioni nel tempo si complicano, le criticità prendono il sopravvento e compromettono un equilibrio difficile.

Una relazione in segreto. Le aspettative, le idealizzazioni e le delusioni.

Ogni volta che si presentava la possibilità di vederci si faceva di tutto pur di potersi incontrare e si trascorreva il tempo a raccontarsi la vita fondendo le emozioni e accogliendo le reciproche difficoltà; la sua nell’elaborare il dolore delle scelte passate, la mia nel professare gli strascichi dell’abbandono.

Io mi nutrivo della sua tenerezza, mi sentivo amata, coccolata, apprezzata, apprezzamenti che a volte però percepivo come eccessivi quando le sue lusinghe narravano della perfezione che lei vedeva in me e che ovviamente io non  mi riconoscevo.

Di rimando il mio essere comprensiva e amorevole nei suoi confronti era per lei l’ancora di salvezza che la sollevava dai suoi sensi di colpa. Tutto è stato in equilibrio fino a quando io le ho manifestato la mia necessità di cambiare vita e porre fine alla relazione con mio marito.

A mano a mano che procedevo nel mio cambiamento e attuavo le mie scelte, in lei crescevano i sensi di colpa, l’altare su cui mi aveva idealizzata stava a poco a poco diventando il suo inferno e la mia perfezione professata in quei due anni era diventata la mia condanna. Qualsiasi cosa facessi o dicessi ero giudicata pesantemente e a nulla servivano le mie richieste di comprensione. Viveva la mia scelta come un tradimento invadendo la mia vita senza pietà, dimenticando che il marginale ruolo materno in cui si era giustamente calata nel nostro periodo di frequentazione non la autorizzava assolutamente a decidere per me e a giudicare le mie scelte. In me cresceva una rabbia smisurata che mi faceva perdere il controllo, sentirmi privata della mia libertà generava in me scatti d’ira che sfociavano sempre in litigate furibonde e mi riportavano in dinamiche affettive che avevo già vissuto con la mia mamma adottiva in particolari momenti della mia vita.

Nonostante i conflitti con la mia mamma biologica il mio bisogno di essere accettata mi riportava sempre da lei per sanare quel rapporto difficile e doloroso.

La mia ostinazione ha trascinato la nostra relazione per anni con continue fratture e ricongiungimenti fino a quando sono riuscita a raggiungere la consapevolezza che non si possa stare nella vita di chi non ci vuole, che il mio amore non sarebbe mai bastato per guarire le sue ferite e ho cominciato a concentrarmi su di me, ho cominciato ad amarmi comprendendo che attraverso quell’amore per me stessa avrei potuto staccarmi definitivamente da lei e comprendere il mio valore.

La difficoltà di gestire le emozioni e i sentimenti nei confronti di due madri. I conflitti con la madre adottiva.

La mia mamma adottiva è venuta a conoscenza del mio percorso di ricerche in un nuovo momento burrascoso della mia vita al quale ne sono susseguiti tanti altri dovuti alla difficoltà di mantenere una sorta di equilibrio nella nuova rete emozionale che si era creata dopo l’incontro delle mie due madri avvenuto dopo circa tre anni di omissioni e sotterfugi da parte mia per mantenere il segreto. 

Il complicato scambio di affettività in quella situazione nuova che, per me, manteneva comunque ruoli assolutamente chiari ed insindacabili, vedeva vacillare le sicurezze della mia mamma adottiva che riconosceva nella mia mamma biologica, pur non ammettendolo, una sorta di rivale che potesse in qualche modo occupare posto nella mia vita e privarla delle attenzioni a lei necessarie.

La mia mamma adottiva è da sempre stata molto possessiva nei miei confronti limitando la mia libertà che sono riuscita a guadagnarmi sempre sgomitando e scontrandomi con lei. La presenza della mia mamma di nascita era per me una nuova situazione da gestire per evitare sofferenza alla mia mamma adottiva che viveva quella realtà mantenendo una posizione ambigua nelle situazioni che si venivano a creare pur di mantenere l’assoluta inclusione negli eventi.

Non ho mai potuto vivere in piena gioia il rapporto con le mie due madri perché ho sempre percepito una sottile tensione, qualcosa di occultato nei loro cuori che, seppur in maniera differente, si palesava negli atteggiamenti che apparentemente sembravano essere di complicità, ma che io ho sempre guardato con lucida razionalità consapevole delle difficoltà insite in quella frequentazione. 

Ho sognato per un breve periodo una storia a lieto fine anche per il loro rapporto, ma ho presto abbandonato il sogno per l’incapacità della mia mamma adottiva di accogliere interferenze nel nostro rapporto di madre e figlia e dall’altra parte per l’incapacità della mia mamma di pancia di modulare la sua onniscienza e l’intrusione nelle nostre vite.

L’invadenza seppur bonaria che la mia mamma biologica ha esercitato sulla mia mamma adottiva credo sia stato il motivo del loro allontanamento che, ad un certo punto, io ho vissuto quasi come una liberazione perché è stato per me un problema in meno da gestire. Credo che in queste situazioni ognuno debba mantenere il proprio ruolo rispettando gli spazi altrui, ognuno ha il proprio percorso di vita che può essere condiviso solo in assenza di giudizio. 

Oggi sono consapevole che la chiusura del rapporto con la mia mamma biologica sia stato per la mia mamma adottiva fonte di grande tranquillità nel suo bisogno di essere sempre al centro del mondo.

La ricerca del padre biologico, della famiglia allargata

Nel primo incontro con la mia mamma biologica ho subito avuto notizie dell’uomo con cui lei mi ha concepita. Ho appreso che era ormai deceduto e molto tempo dopo in solitudine ho cercato la sua lapide, unicamente con la speranza di trovare un’istantanea che mi mostrasse il suo volto. Con le informazioni in mio possesso, il suo ritrovamento è stato molto facile così come è stato facile gestire la debole emozione che ho provato davanti alla sua lapide. Forse sarebbe stato diverso se ci fosse stata la mia mamma biologica perché avrei certamente assorbito le sue emozioni facendomi trasportare, ma stavo attraversando momenti di profondo conflitto e ho scelto di andare da sola.

In realtà ho sempre e solo riconosciuto un’unica figura paterna, quella del mio papà adottivo; verso quello biologico non ho mai nutrito alcun sentimento all’infuori della gratitudine per essere stato parte della mia evoluzione.

Ho due sorelle da parte di mio padre biologico che non ho mai cercato seriamente e che non so se mai cercherò. Ogni tanto il desiderio mi solletica il cuore, ma svanisce rapidamente inghiottito dall’inutilità di aprire vecchie ferite o quantomeno riportare alla luce segreti mai svelati. 

Sono un segreto, lo sono sempre stata. Ho scelto di non scavalcare il volere della mia mamma biologica e, nel rispetto della sua vita e dei suoi segreti, resta immobile anche il desiderio di uscire alla luce del sole che continua ad essere molto forte. 

Un bilancio

I rapporti con la mia mamma biologica si sono definitivamente interrotti nell’autunno del 2019 dopo quindici anni dal nostro primo incontro. Ho scelto di percorrere il mio cammino senza di lei, ho scelto il mio massimo bene e l’ho lasciata andare.

Voltandomi indietro rivedo un percorso molto faticoso e difficile in cui ho incontrato tanti momenti di sconforto, in cui ho gridato mille volte a pugni chiusi, in cui ho pianto senza darmi pace, un percorso di tanto dolore ma anche di grandi speranze, un tempo di allenamento alla vita prezioso e necessario che mi ha permesso di essere la donna che oggi sono. I passi che ho compiuto in solitudine sono oggi la consapevolezza di quanto sia importante la condivisione che mi ha portata ad imparare, a conoscere e a confrontarmi. Le esperienze condivise godono del supporto di chi ha conoscenza e possono essere un salvagente quando si attraversa l’oceano a nuoto.

Oggi so che nel mio abbandono erano racchiusi i segreti della mia vita e che nulla avrebbe potuto essere diverso da come è stato. Oggi so che nel bisogno spasmodico di rispecchiarmi in qualcuno ho costruito me stessa con la mia identità incomparabile e ho compreso  l’importanza dell’amore per se stessi che libera dai vincoli e dai pesi del passato riportando equilibrio nel presente.

Porto con me  il solo dispiacere per le cose che non sono andate come avrei voluto, ma non mi biasimo nulla perché sono consapevole di aver fatto tutto ciò che era nelle mie possibilità per portare gioia nel mio rapporto ritrovato con la mia mamma biologica.

Ho perdonato e mi sono perdonata, sono in pace con me stessa e con il mondo, non rinnego nulla di ciò che ho fatto perché ritrovare le mie radici è stato importante per la mia stabilità, è stato quel punto di partenza in cui ho trovato le risposte che cercavo.

Forse ho insistito troppo a lungo nel voler a tutti i costi un rapporto sano con la mia mamma biologica, forse ho inseguito qualcuno che in realtà non voleva esserci, ma forse quello era il tempo necessario che io dovevo percorrere per riconoscere il mio valore senza bisogno di alcuna approvazione e comprendere l’importanza di essere ciò che si è liberandosi dal giudizio altrui.

Credo che l’amore non si pretenda, si dà e si riceve senza fatica, senza rumore e senza mai dimenticare la propria dignità.

Ho una memoria molto selettiva e tendo sempre a salvare il bello, guardo l’altra faccia del dolore e ne custodisco le emozioni positive.

Rifarei tutto ciò che ho fatto perché anche se nel rapporto con la mia mamma biologica tutto si è sgretolato con quelle macerie ho costruito un meraviglioso ponte tra me e la vita.

Ora so che ogni dolore che la vita ci pone sul cammino è un’opportunità di crescita, sta a noi decidere come utilizzare quel dolore, se trasformarlo in sofferenza o utilizzarlo per essere migliori.

Avrei potuto arrovellarmi tutta la vita nel dolore dell’abbandono, avrei potuto vivere nel rancore, nel giudizio, ma ho scelto di trasformare quel dolore e farlo diventare il mio punto di forza. Ho scelto di utilizzare quell’opportunità che la vita mi ha offerto all’inizio di me attraverso l’abbandono per offrire il mio supporto a chi ha un vissuto simile al mio, a chi ancora sta attraversando grandi difficoltà e non ha ancora raggiunto i propri obiettivi.

Il mio cammino verso gli altri è il frutto dell’elaborazione di quel dolore che ho guardato nel profondo e ho lasciato sbiadire nel tempo per poter diventare luce.

Dal dolore si rinasce, sempre!

Monica Bresciano

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ultimi articoli